Mi dispiace. Davvero. Il giornalista che stimo di più, del quale sottoscriverei quasi tutti gli articoli che ha scritto negli ultimi 20 anni e oltre, si candida per questa lista molto "smart", alle elezioni Europee. E' la "Tsipras", se ho ben capito di centrosinistra, vicino all'ala sinistra dei Ds e al partito di Vendola. E' piena di scrittori, teatranti, registi, professionisti e appunto di giornalisti. Personalità, nomi di grosso calibro, prima firme, come minimo editorialisti o inviati. Proprio per questo non capisco e sono ancora più deluso. Perchè un collega che guadagna tanto, ha tante soddisfazioni, scrive libri, viene invitato di qua e di la, sente il bisogno di candidarsi alle Europee?
Qualcuno dirà che vuole impegnarsi per la società, per cambiarla in meglio, per dare il suo contributo in prima persona. E allora mi domando: fino ad ora cosa ha fatto? Quando tanti anni fa scelsi di fare questo mestiere, partii proprio da questo principio. Un giornalista che crede nel suo lavoro ha la meravigliosa opportunità di contribuire al cambiamento della società. Cerca, come meglio può e con l'onestà che dovrebbe contraddistinguerlo, di informare i cittadini, raccontare loro cosa accade nel mondo o nella loro città. Pensavo che mettere a nudo le magagne del potere fosse uno dei contributi più straordinari al miglioramento della società, alla sua evoluzione.
Ovviamente mi sono accorto che sono tutte fregnacce. Me ne sono accorto non perchè la società non sia cambiata in meglio, o forse non solo per questo. Ma osservando tanti colleghi. Appena possono saltano il fosso e cercano di prendere posizione dall'altra parte della barricata, quella dei politici, della classe dirigente. In molti di loro batte il cuore di un portaborse. Basta la possibilità di una candidatura e addio mestieraccio, tanti saluti al giornalismo che dovrebbe essere sempre il cane da guardia del potere. Il sogno all'improvviso si avvera e diventare onorevoli, senatori o deputati è sempre un bel miraggio. D'altronde se la cosa non funziona, si può sempre tormare al giornalismo.
Lo hanno fatto in tanti, mi vengono in mente i nomi di tre big della Rai (Badaloni, Marrazzo, Gruber) e tanti altri lo stanno facendo, compreso la firma che mi aveva sempre convinto. Oggi giornalista, domani politico, dopodomani di nuovo giornalista. E il dogma dell'obiettività, della trasparenza? A farsi friggere. Non a caso il mancato controllo dei mass media sui veri centri di potere economici e politici, ha trascinato l'Italia sull'orlo dell'abisso.