Sulla dodicesima Street lo aspettavano tutti. In fila. Qualcuno con l’ombrello aperto per ripararsi dalla pioggia. Altri sotto i rami delle piante che impreziosiscono le facciate dei palazzi del quartiere. Si parla italiano, nell’attesa. Poi i controlli, all’ingresso. Borse, attrezzature, zaini. Infine l’arrivo alla Casa Italiana Zerilli-Marimò. Alle 6pm, ora di New York. Nel giorno dell’apertura della 72esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha partecipato al dibattito “Reforming Italy in a Changing World”, organizzato dalla New York University. Il primo premier, dopo Giulio Andreotti, a sedersi nella prima fila dell’Auditorium della 24 West 12th Street. E quando arriva, la sala la percorre in silenzio.

“È di buone maniere. Non urla e non compiace le persone a tutti i costi”. Stefano Albertini, direttore della Casa Italiana NYU, lo descrive e lo presenta così. Gentiloni è seduto in prima fila, al centro. Osserva le due poltrone, di fronte a lui, e accenna un sorriso, mentre con una mano nasconde la bocca. Quando è il suo turno, sale sul palco. Un intervento di quindici minuti. Precisi. Tutto in inglese. Dove il Presidente ha parlato di sfide e di geopolitica. Di Brexit e Africa. E dei mutamenti che hanno riguardato l’Italia negli ultimi decenni, a partire dall’occupazione femminile (che, come riferito dal capo del Governo, cresce anche se più lentamente) e da quella di lavoratori stranieri. “Non perderemo un momento”, ha detto il Premier elencando i percorsi di riforma attuati in Italia e di chi si contrappone a questo cambiamento e alla democrazia. Il terrorismo, come minaccia che arriva dall’esterno. Il nichilismo e il populismo, dall’interno.
“Gli sforzi del mio Governo proseguiranno affinché continuino a migliorare le condizioni del nostro Paese”. Dall’Europa alla Brexit. “Politics, again, is about the future (La politica riguarda il futuro, ndr)”, ha detto giustificando la necessità di un lavoro costante e sempre più forte. Ha parlato di “nostalgia”, come un sentimento positivo connesso alle radici, che “spinge a lavorare bene, che ci riguarda e che può funzionare meglio della speranza che, a volte, rischia di lasciare delusi”. Un valore, però, che impone la capacità di stare nello Stato e che diventa dannosa solo nel momento in cui “ti può separare dal mondo”.

Al dibattito era presente anche la Prof.ssa Katherine Fleming, Provost della New York University, che nell’accostarsi al Premier, ringraziandolo della sua presenza alla Casa Italiana, l’ha definito un uomo molto garbato e ha ribadito la centralità italiana sia nelle piattaforme internazionali che nella storia. In una parentesi, Fleming ha citato con un sorriso un articolo della BBC che, a poche ore dall’inizio del mandato di Gentiloni, lo descriveva come una “confutazione di quasi tutti gli stereotipi italiani”. Rimarcando, però, questa volta seriamente, la pacatezza che contraddistingue il Premier.
Rispondendo a una domanda sul rischio che un eventuale deriva populista porti instabilità al Paese e alle sue istituzioni, il Presidente del Consiglio ha detto, all’inizio, con una battuta: “Quando mi è capitato di visitare gli uffici del Cancelliere tedesco, appesa al muro ho visto l’immagine del suo predecessore. Noi ne abbiamo sicuramente molte di più”. Ma tornando serio ha aggiunto: “Bisogna saper distinguere però l’instabilità di un Paese da quella di un Governo. Abbiamo una buona Costituzione e mi sento ottimista. In questi anni, i temi affrontati, come per esempio le migrazioni, erano davvero seri. Ma il nostro è un Paese con un potenziale straordinario”.
Alla domanda se esista un buon motivo, per un giovane laureato, di tornare in Italia, Gentiloni, sorridendo, ha citato Bloomberg: “L’Italia è il Paese dove si vive meglio e più a lungo. Forse questo è un buon motivo per rientrare”. Ma ha aggiunto: “A parte qualche battuta, che comunque ha un fondamento anche scientifico, mi preme ricordare il livello di eccellenza delle università italiane, dove molti studenti stranieri vengono a formarsi. Stiamo cercando di lavorare perché si rafforzi il nostro sistema di istruzione e perché attragga di più”. Il fenomeno della partenza verso l’estero è normale secondo il Presidente, “ma dovrebbe essere altrettanto normale anche l’idea di tornare e noi lavoriamo in entrambe le direzioni”, ha concluso.
E sul primo discorso di Donald Trump all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Premier italiano è stato chiaro: “Il Presidente ha diritto di difendere il suo Paese in caso di minaccia reale (parlando di Corea del Nord, ndr), ma penso anche sia sempre utile un approccio multilaterale a queste problematiche” ha spiegato Gentiloni. Un approccio che bilanci le pressioni e la situazione del mondo. In generale.