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February 3, 2014
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Barbie finisce in soffitta. Arriva American Girl

Valeria RobeccobyValeria Robecco
Time: 3 mins read

Un tempo c'era Barbie, la bambola conosciuta in ogni angolo del pianeta e per decenni la piu' venduta al mondo, con cui sono cresciute intere generazioni di bambine (sottoscritta inclusa). Negli ultimi anni però la biondissima pin-up ha perso fascino e, almeno negli Stati Uniti, il sogno di milioni di bambine si chiama American Girl.

Un fenomeno il cui successo è stato costruito dalla fine dello scorso millennio, ma che ha avuto la sua consacrazione assoluta negli ultimi anni. E che ha scatenato in me la curiosità di capire di più di colei che ha preso il posto della mitica bionda nel cuore delle nuove generazioni. Così ho deciso di esplorare la nuova mecca delle piccine nel cuore di Manhattan, sulla Fifth Avenue e 49 esima Strada. Guai però a chiamarlo solo negozio, l'American Girl Place è un'esperienza a 360 gradi, con tanto di area shopping, ristorante, parrucchiere, studio fotografico, e uno spazio per gli eventi speciali.

Il motto è "just like you", proprio come te, ossia le bambine possono creare la bambola del cuore a propria immagine e somiglianza: con gli occhiali o l'apparecchio, la pelle bianca o nera, i capelli biondi, castani o rossi, corti o lunghi, mossi o ricci, gli occhi azzurri o scuri. E ancora bambole sportive, amanti della natura o degli animali. Tutto sta nel trovare la propria "gemella".

Per non parlare del reparto vestiti: le storiche Barbie Hawaii o Barbie disco ormai sono reperti da museo. Oggi il must è fare shopping con la propria bambola: le pareti del maxi-store sono tappezzate di vestitini "in scala" per permettere di creare il proprio clone in miniatura e comprare lo stesso look per entrambe. Poi abitini ad hoc per il tempo libero e le serate "di gala", per giocare a calcio, pallavolo, tennis o basket, per andare in snowboard o sui pattini a rotelle, per la ballerina e l'insegnante di yoga.

E ancora cagnolini di varie razze e dimensioni, ma anche borsette e accessori di ogni tipo, tra cui un kit con tanto di stampelle e gambone di gesso colorato, e persino una sedia a rotelle. Oltre ovviamente a tutto il necessario per pettinare la bambola e cambiarle acconciatura, come extension colorate, ferma capelli e bigodini. Ma non solo, perché si può anche portare la American Girl dal parrucchiere per rinnovare il look o dall'estetista per una pulizia del viso, prima di andare al ristorante dello store o prendere un tè caldo insieme con menù che partono dai 26 dollari in su. Al tavolo genitori e figlie sono rigorosamente seduti con accanto la propria American Girl, comodamente posizionata sul seggiolone realizzato su misura. 

Un altro mondo rispetto alle bambole vecchio stile, anche nelle dimensioni (American girl ha una grandezza in scala ben maggiore, sintomo, forse, dell’inguaribile voglia di primato degli States) che fa impazzire le bambine, e spesso anche le loro madri. Anche finanziariamente parlando. L'idea di spendere centinaia di dollari per pettinare la bambola, farle la manicure e persino il buco all'orecchio pare un po' eccessiva, ma d'altronde i tempi cambiano, e poi siamo negli Stati Uniti, il Paese dove spendere e far spendere è quasi un'arte. E l'American Girl Place sembra il posto per eccellenza per capire come trattare il consumatore. Anche se i prezzi non sono certo popolari (si parte dai 120 dollari per la bambola, per poi proseguire con accessori e vestitini non meno cari), questo non scoraggia i genitori, perché il giocattolo ha ormai assunto una valenza simbolica molto forte. 

Ogni bambola ha un libretto che racconta la sua personalità e le sue aspirazioni, con tanto di certificato di nascita così da permettere alle bambine di identificarsi con la loro amica in miniatura scegliendo la più simile a loro. E poi ci sono quelle "storiche", che rappresentano momenti fondamentali del passato degli Stati Uniti: dall'indiana alla colonialista, dalla schiava fuggita dalla piantagione alla piccola che lotta per la sopravvivenza durante la Grande Depressione. Ma anche le piccole promesse come Kit, la giornalista degli Anni Trenta, dai biondi capelli a caschetto, le cui storie, rigorosamente dattiloscritte con macchine d’epoca, sono contenute in una serie di libri. Ovviamente in vendita alla libreria di American Girl.
 

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Valeria Robecco

Valeria Robecco

Valeria Robecco è una giornalista professionista che segue le Nazioni Unite dal 2011 per l'ANSA. Collabora con diversi media italiani come Il Giornale e Panorama con un'attenzione particolare sulla politica americana e gli affari internazionali. E' presidente della United Nations Correspondents Association (UNCA) dall'inizio del 2019. Valeria Robecco is a professional journalist covering the United Nations since 2010 for ANSA, the leading Italian newswire service. She reports for several major Italian media outlets such as Il Giornale and Panorama with a special focus on US politics and international affairs. She is currently the President of the United Nations Correspondents Association (UNCA) since the beginning of 2019.

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