Un “impero” Crazy Pizza nei prossimi due anni, il ritorno alla Formula 1, le elezioni americane. In occasione dell’inaugurazione del nuovo locale nel cuore di Manhattan, Flavio Briatore si racconta in un’intervista a La Voce di New York e rivela gli obiettivi ambiziosi del marchio che si conferma come leader nel segmento del luxury-fun dining.
Con l’apertura a New York, Crazy Pizza raggiunge quota 16 ristoranti – oltre all’Italia e all’Europa, è presente a Doha, Riad, Kuwait City, Barhein – ed entro fine 2024 ne apriranno altri due. “L’anno prossimo dobbiamo arrivare a 30-35 location – dice Briatore. – Apriremo in India e stiamo negoziando in altri Paesi. Io spero nel giro di due anni di avere 50 Crazy Pizza. Oltre questo, l’importante è che tutti i nostri locali guadagnano”. E infatti il marchio continua a crescere a livello internazionale: nel 2023 ha registrato un fatturato di oltre 25 milioni di euro, con un aumento dei ricavi del 24% rispetto all’anno precedente, mentre l’obiettivo per il 2024 è ambizioso, ossia superare i 45 milioni di euro. “New York sicuramente è uno step importante, fondamentale per la crescita e lo sviluppo, perché vuol dire iniziare negli Stati Uniti. Adesso che abbiamo consolidato l’Europa, gli Usa sono il mercato su cui puntiamo, dove ci sono opportunità incredibili. E alla fine Nyc è l’America, tutto parte da lì. Se le cose vanno bene nella Grande Mela, vanno bene anche altrove”.
Il nuovo ristorante del brand del Gruppo Majestas, guidato da Briatore e Francesco Costa, si trova a Soho, uno dei quartieri più alla moda della metropoli. “Crazy Pizza New York City – si legge in una nota – offre un ambiente moderno e accogliente, con un’ampia zona bar e una terrazza esterna, in tutto ospita 100 persone. I clienti possono godere di un servizio impeccabile e di una selezione di piatti che esaltano la tradizione culinaria italiana, il tutto condito dall’atmosfera esclusiva e divertente che contraddistingue il brand”. Come spiega l’imprenditore, “noi abbiamo un concetto diverso dalle classiche pizzerie, è bastato aprire a Napoli quando tutti mi dicevano che era impossibile e invece siamo sold out tutte le sere. Offriamo un’esperienza, c’è il dj, lo spinning pizza (uno show di pizzaioli che fanno volteggiare con l’accompagnamento di una base musicale un disco che simula quello della pizza), gli ingredienti migliori possibili, un menu dei vini importante”. L’idea, sottolinea, “è proprio quella di creare un’esperienza, con un prodotto che piace a tutti”. Un altro ingrediente importantissimo è il servizio, con la stessa attenzione al cliente che c’è al Twiga e al Billionaire. “Per noi il servizio è fondamentale in tutti i locali – prosegue Briatore – A Nyc abbiamo in questo momento sette, otto ragazzi che arrivano dall’Europa, sono quasi tutti italiani e stanno facendo molto bene. Penso anche che siano felici di lavorare in questo contesto, quando le persone lavorano si devono divertire”. Poi precisa come per il locale di Soho “abbiamo avuto una promoter incredibile, Heidi Klum, che è nostra socia. È stata eccezionale”. La supermodella, che con l’imprenditore italiano ha avuto nel 2004 la prima figlia Leni, ha inaugurato il ristorante con una selezionata lista di invitati, musica e spettacolo.
Briatore, intanto, in questo momento sta vivendo anche un grande ritorno, quello alla Formula 1 con Alpine, del gruppo Renault, con il quale il manager ha vinto in passato. “È stata la passione della mia vita. È come quando divorzi come una persona dopo vent’anni, poi passano un paio d’anni e ci torni insieme”, spiega, ammettendo: “La Formula 1 mi mancava. Ora ci sono dentro e credo che darò un buon apporto al team, sono supportato completamente dal management. Faremo un bel lavoro anche lì”.
A tre giorni dal voto per la Casa Bianca, non si sottrae a un pronostico sulla sfida tra Kamala Harris e Donald Trump. “Io penso che l’ex presidente possa vincere”, si sbilancia. Mentre sui minacciati dazi ai prodotti europei, e quindi italiani, nel caso di una vittoria di Trump, afferma: “La borsa in Italia sta salendo, si vede che non prendono seriamente le dichiarazioni di Donald. È sempre così, prima delle elezioni ognuno cerca di portare a casa dei voti in base a quello che pensa che gli americani vogliono, e sappiamo bene che gli americani vorrebbero non importare e solo esportare, ma non è possibile. Credo che prima delle elezioni non dobbiamo prendere troppo seriamente le dichiarazioni da entrambe le parti. Vedremo dopo due o tre mesi quali saranno gli indirizzi, ma non dobbiamo pensare alla propaganda di un candidato prima del voto”.