Quando si dice Italia si dice cultura del cibo e prodotti gastronomici di qualità. Ma in un mondo su cui pesa sempre più l’impatto della attività antropiche, con una popolazione crescente e risorse sempre più scarse, l’industria alimentare e il made in Italy affrontano nuove e decisive sfide. Di questi temi si è parlato alla Montclair State University nel corso dell’evento Food, Sustainability and Biotechnologies (vedi video dell’evento a fondo pagina) organizzato dall’Inserra Chair in Italian and Italian American Studies, all’interno del ciclo Critical Made in Italy, in collaborazione con il Programma di italiano (Dipartimento di spagnolo e italiano), e co-sponsorizzato da: Feliciano Center for Entrepreneurship, Global Education Center e PSEG Institute for Sustainability Studies a Montclair State University.
Uno dei prodotti che più di altri viene associato all’Italia è il caffè. Ma c’è caffè e caffè e questo prodotto, largamente diffuso nel mondo occidentale, è stato negli anni sotto i riflettori per un processo produttivo non sempre rispettoso dell’ambiente e delle comunità locali. Alcune aziende, tuttavia, hanno voluto legare il proprio marchio a un approccio sostenibile all’industria del caffè. Tra queste spicca l’italiana illy che nel business del caffè ha portato i valori del made in Italy e un serio impegno per la sostenibilità. Di questo ha parlato Andrea Illy, chairman di illycaffè e Altagamma Foundation, nel corso dell’evento alla Montclair, insieme a Daniele Balicco, professore di estetica e giornalista autore di saggi su ecologia e politica . All’evento sono intervenuti anche il console italiano a New York, Francesco Genuardi e il direttore dell’Italian Trade Agency di New York, che ha patrocinato l’evento, Maurizio Forte. Entrambi hanno ricordato il ruolo dell’Italia nel diffondere nel mondo la cultura del buon cibo e del vivere bene.

Nel suo intervento, Andrea Illy ha presentato l’azienda di famiglia, giunta con lui alla terza generazione, spiegando che illy ha sempre puntato all’alta qualità, introducendo continue innovazioni nell’industria del caffè e portando l’Italia nel mondo attraverso i propri prodotti. “Non siamo un’azienda orientata al profitto — ha spiegato — i consumatori sono i veri proprietari dell’azienda perché sono loro che generano le entrate. Ma le entrate sono un mezzo e non un fine. Quello che ci interessa è diffondere conoscenze e valori”. Si inserisce in questa filosofia l’Università del Caffè fondata dall’azienda triestina nel 1999 e organizzata in tre dipartimenti — produttori, ristoratori e consumatori — proprio con lo scopo di creare un dialogo intorno al caffè a tutti i livelli, dalla pianta alla tazza, come recita uno dei motti dell’azienda. “Lavoriamo per creare un circolo virtuoso tra paesi produttori e paesi consumatori e questo è possibile quando si fa un prodotto di qualità e lo si vende a un prezzo giusto”, ha detto ancora Illy. In quest’ottica si inserisce anche la sponsorizzazione dell’International Day of Happiness delle Nazioni Unite perché, ha spiegato Illy, l’azienda vuole essere parte della soluzione e non del problema.

All’intervento di Andrea Illy è seguito quello di Daniele Balicco che, partendo dall’immagine di un broccolo romano il cui disegno, ha spiegato, segue la processione di Fibonacci, ha voluto sottolineare come agricoltura, alimentazione e salute umana e del pianeta seguano uno stesso equilibrio. Balicco ha poi illustrato “alcune piccole storie italiane che possono diventare grandi”. Il giornalista ha ricordato l’esperienza della Cascina Rosa dell’Istituto dei Tumori di Milano che lavora sull’alimentazione per la prevenzione del cancro, con un’enfasi particolare sui prodotti che compongono la dieta mediterranea; ha raccontato il caso del campus bio-medico di Roma che studia e coltiva piante e principi medici e botanici rinascimentali; ha mostrato un passaggio del documentario Natural Resistance che racconta la resilienza delle famiglie di viticoltori italiani; e infine il giornalista ha ricordato la diffusione globale di una filosofia nata in Italia e oggi universalmente nota e seguita, Slow Food.
Come illy, anche il made in Italy, o almeno parte di esso, prova a contribuire alla soluzione e non al problema. Sarà anche un fatto di dimensione, o un fatto di cultura e tradizione, ma sembrerebbe che il modello economico di una certa imprenditoria italiana vada nella direzione della sostenibilità. Con questo e altri eventi dedicati al made in Italy, la cattedra Inserra vuole aprire una conversazione sull’imprenditoria italiana e sui valori che i nostri prodotti portano sui mercati globali. Una conversazione che vuole coinvolgere anche le aziende italiane che lavorano nella Tristate Area (a cui è stato dedicato un incontro nella stessa giornata) e che mira a creare sinergie intorno allo studio della cultura e della lingua italiane.
Alle presentazioni è seguito un dibattito moderato da Teresa Fiore, Inserra chair, e Enza Antenos, deputy del Programma di italiano, e con la partecipazione di un interessatissimo pubblico. Nel corso del dibattito è stato ricordato come l’Italia sia stata di recente classificata come il paese più sano al mondo e il secondo più longevo. “Il segreto è nell’epigenetica” ha detto Andrea Illy. Daniele Balicco ha collegato queste qualità del popolo italiano all’alimentazione spiegando che l’Italia ha una ricca biodiversità e di conseguenza anche una grande ricchezza alimentare: “Pensate che in Italia si contano 40.000 ricette registrate. Se ne contano 90.000 in Cina, un paese che ha qualche abitante in più”, ha detto il giornalista ridendo ed enfatizzando come tante di queste ricette vengano da una cucina povera che punta più al prodotto originario che alla trasformazione.
Il pubblico ha fatto decine di domande agli ospiti dimostrando come ci sia molta curiosità e considerazione per la cucina italiana in un paese che, tradizionalmente poco attento a cosa mette nel piatto, sta recentemente scoprendo i vantaggi di un’alimentazione sana e allo stesso tempo buona e per questo sta iniziando a guardare con grande interesse alla cucina italiana e alla dieta mediterranea. In fatto di cibo e salute, di certo l’Italia ha tanto da insegnare.