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La scuola americana sconta i danni provocati dalla politica

L’istruzione USA, il ruolo dei docenti e i pericoli degli esami standardizzati

Filomena Fuduli SorrentinobyFilomena Fuduli Sorrentino
Obama scuola ESSA

L'allora Presidente Barack Obama firma l'"Every Student Succeeds Act (ESSA)", il 10 dicembre, 2015

Time: 7 mins read

“Un grande uomo ha detto che il vero simbolo degli Stati Uniti non è l’aquila calva ma il pendolo. E quando il pendolo oscilla troppo in una direzione torna indietro. Il pendolo è un buon esempio per il nostro sistema politico, oscilla a sinistra e poi a destra e si abbassa con ogni oscillazione”.- US Supreme Court Justice Ruth Bader Ginsburg

Le polemiche politiche degli ultimi tempi fanno tutte riferimento alla scuola. Ogni nuovo  governo, invece di tenersi alla larga dal campo scolastico e dalla professione dei docenti, usa l’istruzione per fare politica. Insegnanti, scuole pubbliche e politici sono sempre stati in disaccordo tra di loro, e questo non solo negli Stati Uniti, ma anche nelle altre Nazioni, perché gli insegnanti hanno il grande potere di istruire e, come diceva Nelson Mandela, “l’istruzione è l’arma più potente per cambiare il mondo”.

Un esempio di contrasto politico tra scuola e Governo sono gli “Standardized Testing” di inglese e matematica che tutti gli studenti, dalla terza elementare alla terza media, devono sostenere ogni anno. Questi esami standardizzati sono connessi alla valutazione dei docenti, con un’analisi in sé e per sé artificiale e complessa, che non può veramente valutare la capacità degli insegnanti nell’aiutare i propri studenti a sviluppare il loro potenziale in classe. Oltre al fatto che nessun esame misura esattamente quello che uno studente impara a scuola o calcola quanto sia bravo un docente.

Eppure è dal 2013  che nello Stato di New York la valutazione degli insegnanti è legata al punteggio dell’esame degli studenti. Questa valutazione fa parte della riforma di Barack Obama, i Common Core Standards  e fa capo all’APPR dello stato di New York voluto da Andrew Cuomo: norme su come valutare gli insegnanti analizzando l’apprendimento degli studenti in base al punteggio degli esami. Il 50% si basa sull’esame e l’altro 50% sulle osservazioni in classe  e sul livello di professionalità del docente a scuola. Per i docenti di italiano l’apprendimento degli alunni viene misurato con l’esame di fine anno.

Quello che manca agli studenti nelle scuole è il coinvolgimento dei genitori e la cura che loro hanno a casa verso i loro figli . I docenti seri, motivati e ben preparati sanno insegnare bene perché non smettono mai di imparare. Questi docenti non dovrebbero essere classificati in base ai risultati degli esami dei loro studenti, soprattutto quando nelle loro classi ci sono alunni che non hanno nessuna voglia di imparare o hanno problemi di apprendimento e di comportamento. Quindi, la valutazione non è valida, perché non misura quello che i politici vorrebbero che misurasse. E incolpare gli insegnanti del basso rendimento degli studenti non aiuta nessuno.

Da madre di tre figli, ormai grandi, e da docente, posso dire che questi esami sono nocivi soprattutto nella scuola primaria. I miei figli hanno frequentato una scuola pubblica di qualità in periferia. A quei tempi, quando gli studenti arrivavano al liceo erano assegnati a classi di serie A, B, o C. Naturalmente gli alunni della classe “C” non erano “materiale universitario”, come dicevano allora i consulenti scolastici. Poi, nel 2001 con il NCLB,  la riforma di G. W. Bush, le cose sono cambiate. Da allora le classi, da selettive, sono diventate inclusive, ma la discriminazione esiste ancora in molte scuole, seppur in modo diverso e meno visibile rispetto a prima.

Quando, entrando in un liceo, agli studenti veniva assegnata una specifica classe a seconda della loro abilità di apprendimento – superiore, media o inferiore – gli alunni delle classi B o C si sentivano dei falliti sin dall’inizio. I consulenti scolastici consigliavano ai genitori di questi studenti di non iscriverli all’università una volta finito il liceo, perché sarebbe stata solo una perdita di tempo e di soldi. Molto più indicato a loro, invece, sarebbe stato l’arruolamento nei corpi di polizia, nei vigili del fuoco, nel servizio militare volontario, o qualsiasi altro lavoro. Insomma, fino al 20o1 nei licei degli Stati Uniti esistevano le classi per quelli che erano destinati a non imparare niente e per quelli che invece dovevano diventare futuri professionisti. Naturalmente i “figli di papà” venivano privilegiati, così come  gli amici e figli degli amici.

Il Presidente W. George W. Bush ha cambiato la riforma nel 2001, creando il “No Child Left Behind Act” (NCLB). La riforma voleva avvantaggiare gli studenti con meno risorse economiche, i figli degli immigrati e tutti gli studenti che non sapevano parlare bene l’inglese ed erano per questo discriminati, considerati non adatti all’università, anche se molto intelligenti. Su questo punto ci sarebbe molto da scrivere, ma aggiungerei, per dare un’idea del fenomeno, che molti immigrati italiani che sognavano un futuro di successo per i figli, con una carriera da avvocati o medici, a casa parlavano solamente in inglese. Tra queste persone ci sono molti dei miei colleghi, docenti di scienze, di storia, di musica, ma anche avvocati e medici: persone che non conoscono l’italiano, nonostante sia la lingua che parlano i propri genitori e i propri nonni.

11 Aprile, 1965: Il Presidente Lyndon B. Johnson, seduto accanto alla sua maestra d’infanzia, Kate Deadrich Loney, dopo aver firmato l'”Elementary and Secondary Education Act” alla Junction Elementary School vicino Stonewall, Texas. (Frank Wolfe/The Lyndon Baines )

Il “No Child Left Behind Act” ha sostituito la riforma “The Elementary and Secondary Education Act, ESEA 1965”, voluta dal Presidente Lyndon B. Johnson. Ricordiamoci che fino al 1965 le scuole americane erano molto segregate. La riforma ESEA é stata creata per dichiarare guerra alla povertà, “War on Poverty”. Il Presidente Johnson, il 20 agosto del 1964, ha firmato  il “Poverty Bill (conosciuto anche come ‘The Economic Opportunity Act’) per migliorare l’istruzione e l’economia negli USA, in particolare quella dei bambini poveri e svantaggiati che interrompono gli studi obbligatori prima dei 16 anni. La riforma del “No Child Left Behind Act”, dopo 36 anni di riforma ESEA, però, non è stata accettata dai docenti delle scuole pubbliche, perché avevano difficoltà ad accogliere qualunque tipo di studente nelle loro classi e non erano disposti a fare continui aggiornamenti per imparare le nuove regole della scuola e i nuovi diritti degli studenti. In seguito, durante la campagna elettorale del 2008, il Presidente Obama ha promesso di cambiare il NCLB, e nel 2009, un anno dopo esser diventato presidente, ha creato la riforma “Race to the Top” (R2T, RTTT or RTT) .

Da allora la crisi nelle scuole americane è aumentata: gli studenti imparano sempre di meno e, incoraggiati dai genitori, rifiutano di dare gli esami di stato. Il numero degli studenti che rifiuta di dare l’esame standardizzato aumenta ogni anno, ma le scuole devono continuare a seguire le regole e svolgere l’esame lo stesso. Durante i tre giorni dell’esame ELA e i tre giorni per l’esame di matematica, lo stress negli istituti scolastici è indescrivibile. Gli studenti devono restare in classe per più di due ore e nelle classi c’è chi si sottopone all’esame e chi invece si rifiuta di farlo, sotto gli occhi degli insegnanti che devono gestire la situazione. Abituando i ragazzi a dire “no” all’esame per motivi politici, si condizionano le loro menti a non aver rispetto per le autorità. Il vero problema poi lo affrontano i docenti nelle loro classi quando molti dei loro alunni si rifiutano di svolgere i compiti in classe preparati dall’insegnante per i voti finali sulla pagella. Vi assicuro che sono molti i miei studenti che rifiutano di essere esaminati, soprattutto quelli che studiano lo spagnolo. Per non dare “zero” e per evitare di dover documentare e giustificare il perché lo studente si sia sottratto all’esame e in quali modi io abbia cercato di motivarlo, esamino tutti i miei studenti molto meno.

Hamilton High School in Hamilton, Ohio, 8, Gennaio, 2002: President George W. Bush firma il “No Child Left Behind Act”.

Quest’anno il 33 per cento dei genitori degli studenti dalla terza elementare alla terza media hanno scritto una lettera alla scuola in cui si rifiutavano di sottoporre i figli all’esame di inglese. Nello Stato di New York il rifiuto di dare l’esame di ELA è stato un totale di 138,853, e 70,000 di questi studenti frequentano le scuole del Long Island.  Tutto questo grazie al nostro Governatore Andrew Cuomo. Con la nuova amministrazione Trump si è creata un’altra confusione, anche se la nuova segretaria di istruzione, Betsy DeVos, ha affermato di lasciar decidere al singolo Stato e di non volere una riforma Federale uguale per tutte le scuole della Nazione. Betsy DeVos non ha mai visitato una scuola pubblica e non crede nella pubblica istruzione, lei favorisce le scuole Chaters. Le Charter schools sono gratis e funzionano come quelli private, ma sono gestite con soldi pubblici. In queste scuole, i genitori perdono il diritto sui loro figli quando li iscrivono e non possono decidere quali esami svolgeranno. In altre parole, non hanno diritto di rifiutare l’esame standardizzato.

È ovvio che le persone sedute negli uffici dei vari governi e i burocrati che progettano tutto questo disastro non abbiano mai lavorato in una scuola. Il loro lavoro è basato su un sistema fatto di ideologie e dottrine che trasformano l’istruzione in qualcosa di estremamente dannoso, che sta soffocando la creatività degli studenti. La creatività è molto importante nelle scuole e non va sottovalutata. Non tutti gli studenti sono portati per lo studio analitico e di ricerca. Molti possono diventare grandi artisti e, quando si parla di arte, il tema è molto ampio: cuochi, ballerini, disegnatori, pasticceri, muratori, carpentieri, idraulici, elettricisti, parrucchieri, estetisti, sarti (quasi nessuno lo fa più), e via di seguito.

Cosa hanno questi mestieri che non va?  È un altro modo di vivere una vita meravigliosa e appagante. L’idea di classificare gli studenti e i docenti è dannosa: è un sistema di economia umana, un concetto che calcola come migliorare la crescita dello Stato e non quella personale degli studenti, che – tradotto – significa ricchezza per lo Stato e per la Nazione, ma non per i cittadini.

A parte l’enorme stress a cui i docenti sono sottoposti, questo sistema di valutazione garantisce la distruzione di qualsiasi processo istruttivo. A scuola non c’è più tempo per preparare seriamente le lezioni e l’insegnante non può essere creativo, fantasioso, o prestare attenzione alle esigenze individuali degli studenti. I docenti di italiano sono obbligati, insieme ai loro colleghi, a continui e noiosi aggiornamenti su come aiutare gli studenti a migliorare il loro inglese, e quindi non possono dedicarsi al cento per cento a preparare le loro lezioni sulla lingua italiana. Nemmeno gli studenti possono interessarsi a qualcosa di creativo e divertente da fare in classe, perché devono memorizzare le regole per l’esame standardizzato, anche se poi i loro genitori decidono di non farglielo dare.

Questi signori che creano riforme ed esami standardizzati dovrebbero fare molta pratica nelle scuole prima di scrivere le riforme, e, soprattutto, dovrebbero fare lezioni negli istituti con studenti a rischio per capire veramente cosa vuol dire insegnare. Invece il pendolo continua ad oscillare da un’estremità all’altra.

Il pendolo, un buon esempio di come funziona il  sistema politico americano, “oscilla a sinistra e poi a destra e si abbassa con ogni oscillazione”, proprio come dice la giudice Ruth Bader Ginsburg. E così alla fine dell’anno scolastico il futuro del docente dipende sempre dal risultato dell’esame standardizzato dei loro studenti.

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Filomena Fuduli Sorrentino

Filomena Fuduli Sorrentino

Calabrese e appassionata per l’insegnamento delle lingue, dal 1983 vivo nel Long Island, NY. Laureata alla SUNY con un AAS e in lingue alla NYU con un BS e un MA, sono abilitata dallo Stato di New York all’insegnamento K-12 in italiano, ESL e spagnolo. Insegno dal 2003 lingua e cultura italiane nelle università come adjunct professor e come docente di ruolo in una scuola media del Newburgh ECSD. Nel mio tempo libero amo scrivere, leggere, cucinare, ascoltare musica, viaggiare, visitare i centri storici (soprattuto italiani) e creare cose nuove. Tra le mie passioni ci sono la moda, il mare e la natura.

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