Settembre e ottobre sono mesi speciali per chi vive il vino come passione. Sono centinaia le cantine di tutta Italia che in autunno, tra i profumi delle uve e del mosto, accolgono turisti e amanti del buon bere con un’infinita serie di iniziative: visite guidate, degustazioni, concerti, appuntamenti promozionali di vario genere. La manifestazione ‘Cantine aperte’, organizzata dal Movimento del turismo del vino, è ormai un apprezzato classico stagionale.
Prima degli italiani, furono i francesi a far comprendere che la cantina non è solo un luogo di produzione e conservazione di prodotti a volte commoventi: può essere anche storia, cultura, luogo della memoria e dell’emozione. Chi ha visitato qualche sede storica delle grandi griffes dello Champagne non dimentica il fascino dei chilometri di tunnel sotterranei delle cantine Moët & Chandon a Epernay o di Taittinger a Reims. Emozioni simili si possono trovare a Beaune, in Borgogna, dove la Patriarche Pere et Fils e altri grandi produttori accolgono da sempre gli appassionati nei loro meravigliosi antri nascosti nel sottosuolo.
Quanto a storia e tradizione, anche l’Italia ha grandi carte da giocare. Le cantine Antinori (quartier generale a San Casciano Val di Pesa, vicino a Firenze) raccontano una storia iniziata nel 1385. Solaia, Tignanello e Brunello sono l’orgoglio di una tradizione di lusso e nobiltà, portata avanti dal marchese Piero Antinori con antica eleganza e formidabili risultati: quasi due milioni di bottiglie ogni anno in ampia parte esportate, con premi e riconoscimenti di assoluto valore internazionale.
Le visite alle grandi cantine suggeriscono un originale itinerario, dalle Alpi all’estremo Sud, alla scoperta della qualità e del lavoro di un’Italia magnificamente diversa da quella dei soliti spot turistici. A Sorbo Serpico, in provincia di Avellino, la geniale giapponese Hikaro Mori ristrutturò, quasi vent’anni fa, le cantine di Feudi San Gregorio, uno dei pochi marchi italiani capaci di coniugare qualità e quantità. Vetro, cemento, acciaio e pietra disegnano un mix storico-artistico di grande impatto (non a caso, l’intervento architettonico è stato presentato due volte alla Biennale di Venezia). L’arte contemporanea si sposa con la storia anche in altre grandi cantine. Quella di Tramin, a un passo dall’autostrada del Brennero in provincia di Bolzano, nella nuova splendida sede inaugurata nel 2010. O quella della famiglia Ceretto, a San Cassiano di Alba, dove un grande suggestivo cubo di vetro pare un monumento alle glorie del Barolo.
Chi ha tempo e voglia di belle esperienze può arrivare con grandi soddisfazioni in Sicilia. Cusumano, a Piana degli Albanesi, ha affidato a Fabrizio Ruffino il compito di sposare la sua importante storia enologica con l’eleganza del design contemporaneo. Tappa d’obbligo sono le cantine di Donnafugata, a Marsala. I colori e i profumi dei limoni e la contorta forza degli ulivi nella corte interna sono ricordi che restano. Magnifica, sempre a Marsala, è la visita alle cantine Florio. La loro storia familiare da romanzo, sontuosa e sorprendente, è l’argomento di due fortunati volumi, firmati da Stefania Auci, che da mesi compaiono tra i libri più venduti in Italia.
La voglia di viaggiare per scoprire vini e cantine (e per conoscere splendidi imprenditori che della loro forte passione hanno fatto una brillante professione) è una febbre sempre più diffusa e contagiosa. Una delle associazioni più vivaci e attive in questo ambito si chiama Go Wine. L’ha fondata ad Alba, vent’anni fa, un vulcanico avvocato piemontese di nome Massimo Corrado. Go Wine, ovvero il vino che fa viaggiare. La guida che l’associazione pubblica annualmente si chiama ‘Cantine d’Italia’ e racconta circa 700 possibili mete per veri appassionati. Ogni socio promuove l’enoturismo con feste, corsi, visite guidate, progetti, manifestazioni che spesso hanno lo scopo di valorizzare vitigni autoctoni e semisconosciuti.
Spesso le cantine sono anche piccoli alberghi e ottimi ristoranti. È un turismo nuovo, originale e intelligente, che di anno in anno raccoglie successi apparentemente impensabili. È un boom che fa bene al vino e fa altrettanto bene a chi lo ama. Senza esagerazioni, ovviamente.