La parola carnevale deriva dal latino carnem levare (eliminare la carne) poiché anticamente indicava il banchetto che si teneva il martedì grasso, prima del periodo della Quaresima.
Sono tanti i piatti associati a questa festa. Questa è una ricetta semplice e gustosa a base di carne di maiale, tipica della Calabria. Le polpette di maiale rispecchiano le caratteristiche dell’antica cucina della Calabria con ingredienti semplici e naturali che esaltano la cucina contadina della regione. Questo piatto anticamente si preparava per ricorrenze festive ed era servito come secondo mentre la salsa in cui si erano cotte le polpette veniva usata per condire la pasta fatta in casa chiamata fileja, un’altra specialità calabrese. Ancora oggi la cucina calabra, mantiene i sapori delle tradizioni antiche e la ricchezza dei prodotti della Calabria contadina che offre svariate ricette che si tramandano da una generazione all’altra.

Filomena Fuduli Sorrentino, insegna alla South Middle School, ECSD, Newburgh, NY. Nata e cresciuta in Italia, vive a New York dal 1983. Oltre a interessarsi di scuola e didattica, è appassionata di cucina, soprattutto di quella della sua natia Calabria
Questi gli ingredienti:
Carne di maiale macinata – 500 gr.
Uova – 3 e un buon bicchiere d’acqua per ammollare il pane
Pane ammollato nell’acqua e/o pane grattugiato – 200 gr.
Formaggio pecorino grattugiato
Aglio e cipolla rossa
Peperoncino rosso
Prezzemolo e basilico a piacere
Salsa di pomodoro fatta in casa – 500 gr. (oppure due scatole di pelati da 794 gr.)
Olio extravergine d’oliva
Sale e pepe e origano a piacere
Purpetti di carnevali
Preparazione delle polpette: in un recipiente preparare l’impasto con la carne cruda tritata, le uova, il pane ammollato molto bene nell’acqua, formaggio, prezzemolo, sale, e mescolare bene per ottenere un impasto morbido e compatto. Il segreto per fare delle buone polpette è nell’impasto. Bisogna incorporare molto bene tutti gli ingredienti e il pane deve essere ammollato con molta acqua altrimenti le polpette non saranno morbide. Consiglio di non usare più di tre uova perché, se troppe nell’impasto, induriscono le polpette durante la cottura. Dopo aver amalgamato il tutto con le mani, si preparano le polpette a forma di palline di media grossezza, di circa 4 cm di diametro, e si mettono in una teglia che va in forno preriscaldato a 375° per farle abbrustolire prima di metterle nella salsa.
Per il sugo: in un tegame o in una pentola fate soffriggere leggermente nell’olio di oliva l’aglio, la cipolla e un peperoncino, poi aggiungete la salsa di pomodoro, e quando il sugo è in ebollizione abbassate la fiamma e mettete le polpette facendo molta attenzione nel mescolare il tutto, meglio muovere la pentola leggermente invece di mescolare con il mestolo. Appena cotte si tolgono e si mettono in un vassoio. Eventualmente se il sugo non è denso, si lascia ancora sul fuoco fino a quando è pronto. Attenzione a regolarsi a usare abbastanza pomodori pelati (passati nel passatutto) o salsa fatta in casa perché le polpette assorbono molta salsa durante la cottura.
Per la pasta: a parte preparare la pentola con abbondante acqua salata, per bollire la pasta, fatta a mano in casa o di altro tipo, a seconda dei gusti. Una volta cotta al dente, scolate bene e rimettetela nella stessa pentola dove avrete precedentemente versato del sugo delle polpette; mescolate e servite calda con del sugo a guarnire e con formaggio pecorino o di altro tipo, a seconda dei gusti.
Le polpette sono servite come secondo piatto guarnite di basilico e peperoncino rosso.
In cucina con la Prof.
Polpetta e polpettone offrono alla lingua italiana una considerevole quanto amena varietà di interpretazioni ed espressioni idiomatiche:
Fare qualcuno a polpette, oppure, fare polpette di qualcuno, in tono scherzoso, vuol dire che lo abbiamo fatto a pezzi, conciato male, sia fisicamente che moralmente; in contesto sportivo significa aver stravinto su di lui.
La polpetta può anche indicare un “boccone avvelenato” somministrato ad un animale con il fine di sopprimerlo. Si può anche usare l'espressione completa "polpetta avvelenata", tuttavia, nello specifico contesto, frasi come "Qualcuno ha gettato delle polpette ai cani", possono essere considerate sufficientemente eloquenti.
L'espressione "polpetta avvelenata" trova spazio nel linguaggio della politica. Può accadere che, tra avversari, ci si combatta anche a suon di "elogi", i quali, però, non producono un effetto positivo, ma, al contrario, rischiano di mettere in cattiva luce colui che li riceve.
In ambito regionale, come ad esempio in alcune zone della provincia di Cosenza (Calabria), la polpetta (purpetta, in dialetto) rappresenta il simbolo della logica clientelare che sottende alla politica meridionale: prima e durante il periodo elettorale, un favore personale, un posto di lavoro o un appalto, possono diventare merce di scambio con i voti. La polpetta è dunque un contentino dato dal politico o dal potente di turno all'elettore allo scopo di mantenerlo nello stato di bisogno fino alla prossima tornata elettorale quando sarà necessaria una nuova polpetta. Più in particolare, la "polpetta con elastico" è la polpetta che viene promessa prima delle elezioni ma poi viene negata.
Nelle zone della Sicilia occidentale, specialmente nel trapanese, viene usata la frase "'Un fari pupette" (non fare polpette) per indicare alla persona con cui si parla di evitare di avere atteggiamenti di superiorità.
Passando infine a polpettone, questa parola viene usata, con disprezzo, per indicare qualcosa di particolarmente noioso, pesante e farraginoso; ad esempio un libro, un film, un oratore etc., in quanto si vuole alludere ad una vera (o presunta) difficoltà nel "digerire".
(Fonte: Wikipedia)