Chi si sente di non dire la bugia di “essere stato sempre sincero”? Suvvia, ammettiamolo: le menzogne, piccole o grandi, sono spesso seducenti, perché, come detto dal poeta Fabrizio Caramagna, ci sono due tipi di bugie, quelle che diciamo per amore e quelle a cui crediamo per amore. Da bambini, è la tentazione di infrangere le regole a spingere a dire bugie; da adulti, dà adrenalina il pensiero di non rispettare le convenzioni, e quindi il mentire si trasforma in una autocorazza di difesa contro le disillusioni d’amore, politiche e sociali.
Per alcuni la menzogna può diventare un arte o anche un mezzo per trovare lavoro: “L’agenzia dei bugiardi”, settimo lungometraggio di Volfango De Biasi mette insieme tutti e due gli aspetti per offrirci un altro lavoro destinato a infiammare il botteghino dopo i suoi successi, solo per citarne alcuni, con “Natale con il boss”, “Nessuno come noi”, Natale a Londra-Dio salvi la regina” e “Colpi di fulmine”.
Vuoi tradire e stare tranquillo? Niente di più facile, basta affidarsi all’agenzia creata dal seducente Fred (Giampaolo Morelli) per il quale vige la regola “mai oltre un mese con una donna altrimenti finisce la fase della gioia”; dal giovane nerd di tecnologia Diego (Herbert Ballerina) e dall’apprendista narcolettico Paolo (Paolo Ruffini). L’incontro fortuito di Fred con la bella Clio (Alessandra Mastronardi), di cui si innamora a prima vista, potrebbe essere l’anticamera del disastro: non perché Clio sia una paladina della sincerità a tutti i costi, ma perché, all’insaputa di Fred, è la figlia di una suo cliente, Alberto (Massimo Ghini), che ha chiesto “copertura” per potersi godere un’avventura extraconiugale con la giovane amante Cinzia (Diana Del Bufalo): scappatella, però, da consumarsi per forza proprio il giorno lui e la moglie Irene (la sempre brava Carla Signoris) compiono trent’anni di matrimonio. Le cose peggiorano ulteriormente quando Irene e Clio arrivano nello stesso hotel dove Alberto e Cinzia si stanno godendo la loro scappatella. I tre bugiardi di professione sono quindi costretti a mettere in piedi un alibi geniale che salvi loro la faccia, il matrimonio di Alberto e la storia d’amore tra Fred e Clio.
Se si sorride molto nel film è anche per i piacevolissimi cameo del cantante Piero Pelù che maltratta a dovere Fred che si finge un agente discografico; di Antonello Fassari, nei panni di un monsignore che pur di andare allo stadio per fare il tifo per la sua Roma, vestito pure di maglietta, racconta bugie al collegio dei cardinali; ma soprattutto di Paolo Calabresi, nel ruolo di Maurizio, abulico direttore di banca segretamente innamorato da trent’anni di Irene, magistrato del Consiglio di Stato tutto d’un pezzo.
Un film che per certi versi dà corpo al non raro sogno infantile che esista un’agenzia che possa “aggiustare” i nostri sbagli, fornirci una via di fuga evitandoci così di affrantare le conseguenze della “marachella”, della bugia.
Il sempre bravo Morelli, da 13 anni volto della riuscita fiction televisiva “L’ispettore Coliandro” dei Manetti Bros. e anche attore nei loro tre lungometraggi “Piano 17”, “Song’e Napule” e il superpremiato, da pubblico e critica, “Ammore e malavita” è nel film di De Biasi il geniale Fred, il re dei bugiardi.ha messo così in parallelo i due personaggi. “Coliandro è un poliziotto che pensa di essere uno strafico, un novello Serpico, mentendo spesso a se stesso, Fred è invece uno che su una ferita emotiva dovuta alle sue bugie ci costruisce invece un business, che funziona, quindi, paradossalmente, è più vero Fred di Coliandro”.
“L’agenzia dei bugiardi” è un film che diverte con un tono anche surreale, politicamente scorretto, ma fa anche riflettere non solo sulla bugia ma anche a chiederci cos’è veramente un rapporto affettivo per noi, lasciandoci anche lo spazio per una domanda ancora senza risposta: è meglio una bella bugia oppure una brutta verità?
In una sua vignetta Altan fidurò uno che chiedeva all’altro “Mi racconti una fiaba?” e riceveva come risposta “No, ti racconto una balla, così ti abitui”