Non so se certe notizie siano più esilaranti o più penose, perché lasciano tristemente sconcertati. Per dove va il mondo, nella fattispecie gli italiani che contano o hanno contato sotto i riflettori della fiera delle vanità italiane.
A maggio Lele Mora – ex agente di starlette per le tv e per l’ex presidente Berlusconi e che ha da poco finito di scontare una pena per bancarotta fraudolenta – sarebbe stato picchiato e rapinato da uno zingaro e tre zingare in una roulotte posteggiata in un campo nomadi, dove si era recato per concludere un affare. Frutto del bottino rom: 40 mila euro adagiati nella valigetta di Mora con i quali voleva acquistare una grossa partita di champagne. La pecunia non era sua ma di un pregiudicato che ha iniziato a minacciarlo per riavere il prestito.
Certo, anch’io se chiedo a un amico un prestito ingente per acquistare in nero champagne me lo dà subito in contanti, soprattutto se sa che il venditore è uno zingaro, che a sua volta ha acquistato le bollicine francesi senza fattura, che in tal caso potrebbero essere frutto di un furto. Ma si può prestare non dico fede, ma neppure attenzione a un individuo così in mala fede? Non si può essere garantisti quando ci sono prove così schiaccianti. Sembra, da come riporta la notizia il Corriere della Sera, che Mora sia la vittima. Io direi semmai: vittima di se stesso. E pure noi comuni mortali italiani finiamo vittime, costretti come siamo a fare slalom tra notizie di squallori umani che non meriterebbero neppure di assurgere agli onori della cronaca.
Altra notizia del medesimo sito che fa rabbrividire: il comico Beppe Grillo ha avuto l’ardire di presentarsi agli studenti di Oxford per una lectio magistralis. Ed è rimasto male perché non hanno colto il suo humor stellare, contestandolo pure. Pensava davvero di riuscire a prendere in giro i migliori cervelli del pianeta? E’ stato presentato come “uno dei politici più rappresentativi d’Europa” e c’è stato poco da ridere, pur essendosi definito “un comico governativo”, quando ha esposto le sue elucubrazioni politiche. Di conseguenza gli hanno urlato: “Buffone”, “Mettiamo fine a questa farsa”, “Buu!”.
Già che siamo in tema di pagliacciate, non posso tacere sulla nuova moda di vestirsi da poliziotti, carabinieri, finanzieri, militari. Nella città dove vivo, che annovera almeno venti negozi chiusi nel centro a causa della grave crisi economica che attanaglia i piccoli esercenti, hanno aperto una boutique di abiti delle forze dell’ordine. Prevedo a breve che tutti gireremo in divisa per far paura agli extracomunitari che arrivano qui dalla rotta balcanica, attraversando la Slovenia, senza incontrare alcun ostacolo delle forze pubbliche. Potremo giocare a fermarli vestiti da poliziotti o da militari in tutta mimetica; in fondo già molti giocano a fare gli ispettori delle guide dei ristoranti stellati, tirando fuori a fine pasto il block notes per terrorizzare il ristoratore. Matteo Salvini ha dato il buon esempio per lanciare la nuova moda governativa italiana e farsi aiutare nell’arduo compito; invece, poveretto, è stato tacciato da fascista quando è andato in giubbotto della polizia ad accogliere all’aeroporto di Ciampino il latitante Cesare Battisti, al fine di consegnarlo col dovuto stile italiano brevi manu allo stellare ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Sarà stato travisato a causa della sua espressione arcigna e trionfante? Ma in fondo gli italiani sono degli attori nati e degli elegantoni. E volete che i Nostri al governo facciano eccezione e sembrino dei beccamorti come i politici di altri Paesi?
Dai tempi degli antichi romani in casi simili si osserva: “O tempora! O mores!”. E poiché il latino è ormai diventata una lingua sconosciuta anche agli studenti dei licei, chiariamo che non si tratta di saper friggere more in tempura per partecipare a qualche puntata di Master Chef né che gli uomini di gusto come Salvini temporaneamente preferiscono le more, come Elisa Isoardi che ha preso il posto della biondissima Antonella Clerici alla trasmissione La prova del cuoco, bensì meditare sul significato di questa esclamazione immortale. Cicerone l’aveva pronunciata nel suo discorso contro l’avversario Catilina, il quale aveva tentato di farlo assassinare, deplorando la perfidia e la corruzione dei tempi. La frase si ripete da allora per condannare usi e costumi del presente, ma per lo più in tono scherzoso.
Che futuro possiamo aspettarci per l’Italia con simili personaggi in pole position? Indro Montanelli ha già risposto molti anni fa:
“Per l’Italia non vedo nessun futuro perché un Paese che ignora il proprio ieri, di cui non si cura di sapere nulla, non può avere un domani. L’Italia è un paese di contemporanei senza antenati né posteri perché senza memoria. Un paese ignaro di se stesso. Il domani per gli italiani sarà brillantissimo perché sono i meglio qualificati ad entrare in un calderone multinazionale, non avendo resistenze nazionali. Hanno dei mestieri in cui sono insuperabili. L’Italia non ci sarà perché gli italiani non sono gli ebrei che da duemila anni, dovunque vadano, difendono la loro entità, rimangono ebrei. Gli italiani alla seconda generazione sono assimilati dovunque vadano”.
Quarant’anni fa Montanelli aveva previsto che gli italiani inqualificabili, rimasti in patria, avrebbero squalificato l’Italia.