La frontiera più avanzata delle numerose tecniche sviluppate, nella storia dall’essere umano, per rappresentare il mondo fenomenico è quella della realtà virtuale. Lo sviluppo scientifico e tecnologico stanno trasformando profondamente le nostre società, il mondo del lavoro, i rapporti interpersonali ed affettivi, il modo in cui le persone si divertono.
È innegabile: si progettano cyborg antropomorfi sempre più belli e sexy, dotati di connessioni interattive intelligenti, ma anche robot per il sesso, macchine pensate per sostituire gli umani anche a letto.
Sì, avete capito bene, la fantascienza stavolta non c’entra! In un futuro non tanto lontano sarà possibile fare sesso con un robot. Per il momento i prototipi sono alquanto grezzi e assai poco sofisticati, ma in futuro la tecnologia sarà in grado di produrre copie sempre più simili all’uomo, o alla donna, capaci di interagire con gli esseri umani rispondendo a specifici stimoli vocali, visivi e tattili: sapranno riconoscere l’interlocutore, ne comprenderanno lo stato d’animo e impareranno a conoscerne gusti e preferenze.
La relazione essere umano-macchina è da tempo oggetto di libri (tra cui Soddisfazione garantita, dell’apripista Isaac Asimov, con le tre regole della robotica, 1951), convegni, ma anche di tanti film (vedi gli indimenticabili Metropolis, Robocop, Terminator, Ex machina, Blade Runner ma anche Io e Caterina, con Alberto Sordi) che ci raccontano innumerevoli aspetti delle interazioni uomo-robot che sfidano la contemporaneità.

Ultimo in ordine di tempo, è Companion, debutto alla regia, pieno di sorprese, dello sceneggiatore Drew Hancock, molto abile nello stravolgere la tradizionale struttura di ogni genere presente nel film, dalla fantascienza all’horror, dal thriller alla commedia nera. Insomma, un cocktail non convenzionale di adrenalina condita da suspence, un po’ di splatter, tanti colpi di scena e risate, attraverso una svolta piccante al consueto film horror già visto tante volte. Pensi che sarà una cosa ma poi cambia completamente ed è qualcos’altro!
Tre coppie di amici si riuniscono, per un fine settimana di svago, in una grande casa isolata nel bosco, vicina al lago: si tratta di Iris (Sophie Thatcher) compagna di Josh (Jack Quaid), il gay Eli (Harvey Guillen) e l’amato Patrick (Lukas Gage), Sergej (Rupert Friend) e la fidanzata Kat (Meghan Suri), con questi ultimi usuali inquilini della casa.
Il film si apre sulla voce di Iris che, fuori campo, racconta di aver incontrato casualmente Josh al supermercato e di esserne subito innamorata quando lui, colpito dal suo sguardo ha inavvertitamente fatto cadere a terra molte arance: quello è stato – ci informa Iris – uno dei due giorni più belli della sua vita; l’altro, quando lo ha ucciso!
Poco prima di entrare nella villa Josh raccomanda ad Iris di “non fare quella strana, quella depressa, di sorridere ed essere felice”: sono comandi più che consigli, perché poco dopo si scopre infatti – il mio non è uno spoiler, è già chiaro nel poster del film – che Iris è un robot che il mefistofelico fidanzato usa per sentirsi amato e accudito e soddisfare tutti i suoi desideri, inclusi quelli sessuali: è un cyborg antropomorfo frutto di una tecnologia avanzatissima che permette, a chi lo compra, di scegliere il colore della pelle, degli occhi, e con anche la possibilità di deciderne, di settarne, la quantità di intelligenza. Che Josh, maschilisticamente, ha fissato al 40%!
Sarà un fine settimana con tutt’altro che riposo e lunghe passeggiate: Josh, infatti, ha un piano criminale, studiato con Kat, che prevede di guidare Iris a fare ciò che vogliono ma non hanno il coraggio di fare. Quando però Iris scopre l’inganno di Josh, succede l’imprevedibile: fa saltare il piano diabolico e comincia a crescere in lei l’istinto di sopravvivenza e il desiderio di ribellione, come un qualunque essere umano, pur essendo stata settata da falso fidanzato.
Sulla trama mi fermo qui.
Nel profondo è un film di fantascienza, ma sembra quasi una soap opera, un dramma relazionale.
Lungo il film, emerge il tema del posto dell’IA nel mondo moderno, ma non vuole essere un giudizio sul fatto che l’IA sia buona o cattiva, quanto una riflessione sulla responsabilità di chi ha messo quel tipo di tecnologia nelle mani di persone che vogliono usarla per scopi egoistici, non sempre puliti.
Companion suscita però anche domande dalla difficile risposta. Il robot, donna, che si ribella agli umani, rivelandosi migliore, fa pensare: la rivolta ha un sapore politico e contemporaneo o vuole solo essere una metafora contro il patriarcato per interposto robot? A voi la risposta.
Ultime considerazioni.
Molti sono portati a credere che sia solo fantascienza la tendenza, per molti trasgressiva, del fare sesso con i robot antropomorfi, e magari innamorarsene, ma l’interazione tra esseri umani e robot sta prendendo piede in Giappone. Nella società del Sol Levante le relazioni tra uomo e donna sono sempre più complicate e sono tantissimi i giovani che rinunciano ad avere una normale vita sentimentale e sessuale.
Sulla base dell’indagine condotta nel 2017 dal National Institute of Population and Social Security Research giapponese su un campione di soggetti dai 18 ai 34 anni, è emerso che il 70% degli scapoli e il 60% delle nubili non avevano alcuna relazione in corso. In tale contesto, in Giappone è ora possibile convolare a nozze con un partner virtuale: la nuova frontiera è un matrimonio 2.0! Aziende come Gatebox offrono ologrammi fatti con l’intelligenza artificiale che vivono in casa con gli utenti e fungono sia da assistenti personali, sia come partner affettivi. La società ha emesso negli ultimi anni più di quattromila certificati per matrimoni tra umani e personaggi virtuali, nonostante questi rimangano simbolici e privi di riconoscimento ufficiale.
Il guru del movimento per la creazione dei robot del piacere è l’inglese David Levy. Scacchista di fama internazionale ed esperto di intelligenza artificiale, Levy è l’autore di Love and Sex with Robots (2008), volume in cui ha teorizzato perché il sesso, ma anche il matrimonio, fra umani e robot è possibile e addirittura auspicabile.
Cosa ne sarà dell’amore se le nostre relazioni sessuali si consumeranno con una macchina?
Companion esce il 30 gennaio nelle sale italiane e statunitensi.