Dopo sei lunghi anni dal trionfo mondiale di Parasite (quattro Oscar e Palma d’Oro a Cannes), il regista, produttore e sceneggiatore sudcoreano Bong Joon-ho torna sul grande schermo con Mickey 17, un thriller fantascientifico ispirato dal romanzo Mickey 7, scritto nel 2022 da Edward Ashton.
Si tratta dell’ottavo film di Bong, il terzo in lingua inglese (dopo Snowpiercer e Okja) e il primo prodotto da una major statunitense, la Warner Bros.
Il film, una specie di commedia nera che segna il ritorno di Bong alla fantascienza, esplora le disuguaglianze sociali del mondo contemporaneo in un modo più ludico e meno pungente e cinico rispetto ai suoi lungometraggi coreani, attraverso una grande varietà di personaggi buffi e ridicoli. Ci sono i comandanti della navicella spaziale, la stravagante Ylfa (Toni Collette) e il marito, il miliardario “macho”, transumanista, Kenneth Marshall (Mark Ruffalo), un megalomane incapace di interagire con gli altri e con in testa solo il desiderio di colonizzare il gelato pianeta Niflheim (le cui percentuali di vita devono essere testate per mezzo di cavie umane sottoposte a costanti vaccini) per creare una nuova civiltà umana, migliore e più “pura” della precedente. Anche se il regista ha dichiarato a Berlino di non essersi ispirato a personaggi politici attuali, ogni riferimento a Donald Trump o Elon Musk è puramente casuale? Eppure, i rimandi al mezzo televisivo come piattaforma propagandistica, l’esagerazione dei gesti e il suo essere più una macchietta che un vero e proprio guru per cui immolarsi fanno pensare che qualche riferimento ci sia.
Al centro del film i temi della clonazione e della sopravvivenza in un mondo futuristico, in una storia che, mescolando ancora una volta critica sociale e suspense, vuole far riflettere sulla natura umana e sulle conseguenze della tecnologia avanzata.
Il regista procede per iperbole col fine di rafforzare il concetto della velocità con cui il mondo contemporaneo è in grado di sostituire individui umani con versioni sempre più nuove e avanzate delle precedenti.
Mickey 17 è ambientato in un futuro in cui sono le corporation e non più i governi – come era invece nei film di fantascienza dell’epoca della guerra fredda – a guidare la colonizzazione dello spazio. Il protagonista, Mickey Barnes (Robert Pattinson, di Twilight, The Lighthouse, The Batman, nei ruoli di Mickey 17 e Mickey 18) è un “sacrificabile”, cioè uno scarto della società, un lavoratore clonabile “usa e getta” che viene rigenerato ogni volta che muore, immagazzinando una copia della sua mente in una memoria esterna, così da poter essere trasferita in un nuovo corpo identico al precedente e creato mediante una stampante 3Di, in una specie di Tac.
Durante il viaggio, l’unica persona veramente interessata a lui è Nasha (Naomi Ackie), addetta alla sicurezza dell’astronave, che si innamora di lui e cerca di salvarlo insieme alla specie aliena, “i creepers”, creature mostruose di quel globo ghiacciato che vivono sul pianeta da colonizzare.
Una volta arrivati, Mickey 17 viene lasciato morire dopo una caduta rovinosa in un piccolo crepaccio dal suo amico Timo (Steven Yeun), che lo deride ogni volta chiedendogli “Che cosa si prova nel morire?”. Salvato dalle creature indigene, scopre di essere stato ristampato. Mickey 18 è fisicamente identico ma con una personalità più ribelle e determinata a rivendicare la relazione con Nasha. Entrambi devono affrontare la regola che prevede la distruzione di tutte le copie in caso di multipli. Questa offre a Bong l’opportunità di esplorare il tema del “doppione” e far riflettere sulla natura umana e la clonazione.
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Anche se il film presenta, purtroppo, diversi alti e bassi, la forza di Mickey 17 sta nella sua capacità di mescolare satira politica e narrazione fantascientifica in modo coinvolgente. Bong Joon-ho riesce a creare un mondo che è allo stesso tempo familiare e alieno, insomma un riflesso distorto della nostra realtà attuale.
Bong Joon-ho costruisce un universo visivamente ricco e dettagliato, con richiami evidenti a classici della fantascienza. Le astronavi ricordano quelle di George Lucas in Guerre stellari, con superfici intricate e modellistiche; la mensa della colonia spaziale, con i suoi pasti metallici e colorati, evoca la famosa scena degli astronauti di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick; le creature mostruose, “i creepers”, richiamano le larve di Starship Troopers e i grossi vermi di Dune.
Mickey 17 è un film ricco di potenziale, con momenti brillanti e un cast di alto livello, tuttavia, purtroppo, le sue debolezze narrative e le caratterizzazioni esagerate ne compromettono l’impatto complessivo.
Insomma, pur essendo un’opera visivamente splendida, il film, nel suo pasticcetto massimalista, forse deluderà coloro che speravano in un altro capolavoro alla pari di Parasite.
A non aiutare nella comprensione e interiorizzazione del film è anche la sua lunghezza (2h15’): a mio giudizio risultano troppo lenti i primi 20’ e una decina nella parte finale, con la lunga scena dell’attacco ai “creepers”.
Mickey 17, presentato fuori concorso alla recente 75ma Berlinale, sarà nelle sale americane venerdì 7 marzo.