Mantova, anni ’80, la città definita “bella addormentata”, in quegli anni pigri e innocenti è più addormentata che mai e viene solo leggermente scossa dall’annuncio che il Liceo Classico e Collegio Vescovile Santo Spirito verrà aperto alle ragazze, che staranno comunque in un’ala separata, sotto la stretta vigilanza di professori e sorveglianti. Il terrorismo politico che aveva insanguinato le strade e le piazze d’Italia sembra essere orma al tramonto così come le passioni e le ideologie che lo avevano animato. Sono gli anni dei paninari e la divisione maggiore tra i ragazzi sembra quella tra i fan degli Spandau Ballet e quelli dei Duran Duran.
Quasi 40 anni dopo, una serie di efferati delitti attentamente messi in scena da quello che sembra essere un serial killer senza alcuna pietà, sconvolge la città e toglie il sonno all’ispettore Marco Pioggia, incaricato delle indagini e affiancato da una misteriosa e affascinante criminologa italoamericana.

Non sono un appassionato di gialli e li leggo raramente, ma Una ragazza cattiva di Alberto Beruffi (Newton Compton, 2018) non è solo un giallo scritto brillantemente e costruito perfettamente attorno a una serie di delitti che seguono una logica ferrea e implacabile, ma racconta anche una storia d’amore, anzi più di una, con garbo e delicatezza ai quali non siamo più abituati. La sorprendente opera prima di Beruffi è anche un’elegia di quei tempi andati con i loro personaggi buoni e cattivi: preti arrivisti e irreprensibili monsignori, politici intriganti e poliziotti scafati. Ma i protagonisti sono loro: i ragazzi e le ragazze del liceo Santo Spirito: crème de la crème di una borghesia cittadina più bigotta che illuminata e che tollera malamente l’arrivo del bifolco Fulvio, il contadino con le scarpe grosse e il cervello fino che sembra mandare in frantumi il loro quieto vivere. La barriera di classe è più dura da abbattere di quella di genere.

Il libro riserva una sorpresa e un coup de théâtre, ad ogni pagina, e proprio per quello mi risulta difficile dire di più senza rovinarne il godimento a chi lo vorrà leggere, ma posso assicurarvi che non è necessario essere di Mantova o conoscerla e che non è nemmeno necessario essere stati adolescenti negli anni ’80 per apprezzare i riferimenti a quegli anni. Ognuno ci troverà un aspetto su cui indugiare: la descrizione impietosa degli ovattati ambienti ecclesiastici, la ricostruzione del processo investigativo, gli aspetti camerateschi e quelli claustrofobici di una forzata vita in comune, i meccanismi perversi e le conseguenze disastrose del bullismo, l’elogio della cultura classica e del tipo di scuola che per secoli l’ha perpetuata nel nostro paese.
Solo due consigli per concludere: siate sicuri di avere davanti il tempo che vi servirà per leggere interamente Una ragazza cattiva perché non riuscirete ad interromperne la lettura finché non lo avrete finito e tenete aperto Youtube: la colonna sonora del romanzo è importante per capirlo e fondamentale per apprezzarlo.
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