Sabato sera la Casa Italiana Zerilli Marimò ha ospitato la delegazione artistica di registi e attori italiani a New York per presentare i film in programma a Open Roads, la rassegna di cinema italiano contemporaneo in programma al Lincoln Center, giunta quest’anno alla sua quattordicesima edizione.
Sul palco della Casa Italiana della NYU, i protagonisti di Open Roads 2015 si sono raccontati presentando i loro film nel corso di una round table coordinata dal direttore della Casa Italiana Stefano Albertini e dal docente della NYU e fondatore di Open Roads Antonio Monda.
A presentare il cinema italiano in scena a New York: Francesca Archibugi, regista de Il nome del figlio (An Italian Name); Duccio Chiarini, regista de I dolori del giovane Edo (Short Skin); Cristina Comencini, regista di Latin Lover; Eleonora Danco, regista di N-Capace; Ivano De Matteo, regista de I nostri ragazzi (The Dinner); Adriano Giannini, attore protagonista di La foresta di ghiaccio (The Ice Forest); Claudio Santamaria, attore protagonista di Torneranno i prati (Greenery Will Bloom Again); Sara Serraiocco, attrice protagonista di Cloro (Chlorine).
Parlando dei film, gli attori e i registi hanno condiviso emozioni, progetti e opinioni, facendo emergere quanto forte spesso sia la componente autobiografica che spinge a narrare una storia o che influenza il modo di interpretarla.
“Latin Lover è un film sulla famiglia, ma anche sul cinema italiano.” Dice Cristina Comencini, figlia del noto regista Luigi Comencini, confermando l’origine in parte autobiografica del film. “Soprattutto è un film sulla libertà. –Spiega Cristina Comencini – Una libertà che cercavano i registi di un tempo, fregandosene e facendo i film che volevano fare, e una libertà che cercano poi le figlie, libertà di raccontare le loro storie, che il cinema di prima non ha raccontato.”
E anche se quest’anno Open Roads ha una forte componente femminile alla regia, Comencini sottolinea il fatto che siano ancora poche le donne nel panorama della regia italiana, e dice: “Forse son tutte qui stasera.”
Diverso, ma non discorde, l’approccio della regista Francesca Archibugi, che dice: “Più passano gli anni, meno mi pongo il problema di cosa fare, ma piuttosto di come farlo. Mi metterei di impegno anche a raccontare la storia di tre cavolfiori e due patate, cercando di tirare fuori il sangue dalle rape. Ma anche se non mi sono mai posta il problema di raccontare storie di donne, sono comunque io stessa profondamente donna, quindi il mio punto di vista emerge prepotentemente dalle storie che racconto.”
Francesca Archibugi presenta a Open Roads Il nome del figlio e racconta: “Questo film ha avuto una strana genesi, perché inizialmente non lo volevo fare. Quando me lo hanno proposto ero in uno stato di profonda depressione ed è stato merito dei miei due cari amici, Paolo Virzì e Francesco Piccolo, se mi sono alzata dal divano dove stavo sprofondando e mi sono rimessa a lavorare. Poi una volta iniziato, ci ho messo solo tre giorni ad innamorarmi perdutamente di questo film, che è stato un piacere girare, giocando molto seriamente. Perché questo per me è fare film: un gioco serio e impegnativo.”
Altra regista donna protagonista di questa edizione di Open Roads è Eleonora Danco, che col suo N-Capace, di cui è anche protagonista, va a studiare nel dettaglio adolescenti e anziani con interviste e dialoghi a volte brutali e impertinenti, cercando di conciliare ricordi e rapporti.
“Il mio film è concentrato sul rapporto con la memoria. Non c’è nulla di sociale o politico, solo emozioni – Dice Eleonora Danco – Il mio interesse è concentrato sugli anziani e sugli adolescenti, ancora fuori dal mercato produttivo, l’unico personaggio appartenente alla generazione di mezzo sono io, con i mie dilemmi e la mia incapacità di prendere decisioni.” Danco spiega poi come lei stessa si ponga come un'adolescente quando lavora, lasciando spazio ad anarchia ed entusiasmo.
Tema scottante quello del film di Ivano De Matteo I nostri ragazzi, liberamente tratto dal libro di Herman Koch La cena, dove due cugini adolescenti uccidono una senzatetto per strada. “Io ho due figli di nove e quattordici anni, ed ho fatto questo film chiedendomi cosa avrei fatto se uno dei miei figli per una bravata commettesse un crimine. – Racconta Ivano De Matteo – Questo è un film sulle certezze e incertezze di ognuno di noi, perché siamo tutti convinti di avere in casa degli angeli, ma la realtà è che non lo possiamo sapere”. Infatti ad essere protagoniste del film sono le due intere famiglie coinvolte, con le loro differenti reazioni. “Nei miei film io racconto sempre la famiglia perché è qui che si svolge tutto quel complicato intrico di relazioni, amore, menzogne, crimini che è la realtà umana – Dice Di Matteo – Poi avendo dieci fratelli mio padre e undici mia madre, per un totale di oltre quaranta cugini, ho materiale da cui attingere per i prossimi decenni”.
I dolori del giovane Edo, del regista Duccio Chiarini, vede protagonista un altro adolescente, questa volta alle prese con quello che significa crescere, diventare adulti e avere a che fare con le implicazioni che il sesso comporta. Per raccontare questa storia il regista prende spunto da un problema al pene, che lui stesso ha avuto nell’adolescenza. “Il mio film non è l’American Pie italiano. – Dice Duccio Chiarini – Il pene da circoncidere è solo il trick attorno a cui si svela tutto un mondo emotivo.”
Altro film in programma in questa rassegna di Open Roads è Torneranno i prati di Ermanno Olmi, di cui Claudio Santamaria è protagonista. “Lavorare con Ermanno Olmi per me è stato come lavorare col Dalai Lama. – Dice Claudio Santamaria – Ermanno è un uomo di grandissima umanità, con una grande poesia dentro, che lo rende capace di tirare fuori sentimento e poesia dagli attori che dirige. Perché lui in scena non vuole degli attori, ma degli esseri umani che vivono esperienze vere.”
L’attore Adriano Giannini è invece uno dei protagonisti de La foresta di ghiaccio, di Claudio Noce. Il film, ambientato tra i confini italiani e sloveni, è secondo l’attore: “Sicuramente diverso dai film italiani”.
Presente anche Sara Serraiocco, protagonista di Cloro, film di Lamberto Sanfelice. L’attrice racconta di come il film parli di rinunce: la rinuncia della protagonista ai propri sogni olimpici per problemi economici e familiari.
Qui il programma completo di Open Roads at Lincoln Center.