“E' un po' come imparare a nuotare. Se sei in piscina e nuoti vicino al bordo ti senti sicuro perché da un momento all'altro ti aggrappi. Inconsciamente percepisci questo, quindi non impari veramente, ma se ci pensi bene ti stai giustificando. Se invece sei in mezzo alla piscina… beh lì non si scherza… impari a nuotare e quando ti accorgi di essere a galla vivi la sensazione di aver superato l'idea che avevi di te stesso ed è meraviglioso! Per fare questo metti in preventivo che berrai un po' di acqua prima di imparare, chi più chi meno. E' in questo modo che impari a conoscerti a poco a poco, cresci con te stesso, accetti i fallimenti che sono inevitabili. Non li percepisci come muri da evitare ma come limiti da superare”.
Chi parla è Sara Risigo, 28 anni, di Treviso. Lei ha imparato a nuotare nel caos newyorkese. Crede che il destino offra delle possibilità, sta a noi decidere di coglierle e svilupparle. Non le piacciono le persone che dicono "hai perso il treno"; le viene da rispondere: “ma scusa in che stazioni eri? Penso che treni ce ne siano tanti di diversi colori. La vita offre molte possibilità. Enjoy!”
"Le vere decisioni si misurano con l'intraprendere nuove azioni. Se non agisci, non hai veramente deciso".
Anthony Robbins
L’ho conosciuta a pranzo in un ristorante a Williamsburg. Appena l’ho incontrata ho capito subito che era un vulcano di energia ed entusiasmo che ti travolge quando la incontri. Positiva, allegra, curiosa e determinata è arrivata a New York per studiare moda e visto che c’era ha aperto un blog. Naturalmente che parla fashion.
Fin da piccola ha avuto un innato senso estetico ed una grande passione per i vestiti, i colori, i viaggi! Ha conseguito gli studi in fashion design, interior design, personal shopper, stylist, consulente d'immagine e non ha mai smesso di muoversi! La sua curiosità e l’amore per i viaggi l’ha portata a girare l’Italia per poi andare in Medio Oriente, Europa, Australia ed infine negli States.
Da un anno si trova a New York una città capace di sorprenderla offrendole moltissimi stimoli. “E’ una città energica che ti travolge. E’ difficile da conquistare ma che allo stesso tempo è in grado di gratificarti veramente. New York è una giungla, una sfida e a me piace proprio questo!”.
Sara arriva nella metropoli quasi per caso. “Ho avuto un contatto che mi ha parlato di una scuola inerente all'arte e alla moda. In quel momento mi trovavo a Milano, non stavo pensando ad un trasferimento, ero super concentrata con il mio lavoro. Il mio desiderio di viaggiare verso nuove mete in quel momento era secondario, eppure ho iniziato a fare qualche ricerca in internet circa la scuola di cui mi parlavano. Il mio desiderio di viaggiare si è risvegliato prepotente. L'idea di tornare all'estero per un periodo mi piaceva e dopo un mese ho deciso di partire. Ho lasciato un lavoro che mi piaceva molto, famiglia e amici senza pensarci troppo (in queste situazioni bisogna agire e basta) con l'idea di vivere una nuova avventura per qualche mese…e un anno dopo sono ancora qua!”.
L’intraprendenza l’ha portata oltreoceano dove può esprimere se stessa, la sua creatività e vivere la sua passione per la moda.
Trasferirsi per lei è stato naturale. Vive con la valigia in mano e con la stessa emozione della sua prima volta ha fatto i bagagli ed è partita senza pensare che sarebbe stata lontana da casa molti mesi, dopotutto vivendo a 300 km di distanza dalla famiglia era già indipendente emotivamente ed economicamente, ma ogni partenza da sempre un po’ di scompiglio. “In queste circostanze si provano sempre un mix di emozioni che ti travolgono come un uragano. Nell'arco di mezz'ora riesci a provare curiosità, eccitazione e paura. In una parola: ti senti vivo! Mi sono organizzata molto serenamente. Ho preparato la valigia il giorno prima mettendoci dentro un po' di tutto, ho salutato amici e famiglia frettolosamente come se niente fosse dicendo che ci saremmo rivisti dopo pochi mesi. Oggi capisco che forse non mi ero resa conto che stavo andando dall’altra parte dell’Oceano e non sarebbero stati pochi mesi. Se potessi tornare indietro avrei voluto trascorrere più tempo con la mia famiglia prima della partenza, cucinare con mia mamma e mangiare ininterrottamente per almeno una settimana e magari organizzare una festa con tutti i miei amici, una a Milano e una a Treviso!”.
Così si è buttata in una nuova avventura negli States iscrivendosi ad una scuola di arte e design di Manhattan. I primi momenti a New York per Sara sono stati divertenti. E’ stata tutta una scoperta. “Ti perdi, esci dalla metropolitana e dopo 10 minuti a piedi capisci che stai camminando nel senso opposto! Oppure ti fermi a mangiare qualcosa e la cameriera frettolosamente ti chiede se vuoi 'tap water', tu capisci che si tratta di acqua dici sì e in un secondo ti trovi a bere l'acqua del rubinetto che attenzione non ha nulla a che fare con la nostra acqua Italiana, la loro 'tap water' equivale alla nostra acqua della piscina! In un attimo pensi che ti stiano avvelenando”.
Anche la lingua è stata una sorpresa. Da viaggiatrice l’inglese lo conosceva ma l’americano ti sorprende: “Puoi studiare l'inglese quanto vuoi ma appena arrivi ti sembra di non aver mai aperto un libro in vita tua. Almeno i primissimi momenti. All'inizio sembra di avere un cielo coperto sopra di te… poi a poco a poco con il traduttore alla mano e google maps il cielo si schiarisce sempre di più finché non torna a splendere il sole. E' questione di tempo, è molto personale c’è chi si ambienta in pochi giorni e chi impiega qualche mese ma il percorso è quello”.
"La determinazione è la sveglia del volere umano".
Anthony Robbins
Nella Big Apple ha imparato ad essere più indipendente e a contare su stessa cogliendo ogni opportunità che offre la vita e la città.
“Qui è pieno di possibilità. Ogni giorno ci sono tantissime proposte di ogni tipo. Qualsiasi cosa ti piaccia, qui la trovi al massimo, sport, musica, arte, economia. A New York c’è tutto. La qualità della vita non è il massimo nel senso che si corre, fai mille cose. Si soffre di iperattività! La vita è intensa. In una settimana fai quello che faresti in sei mesi in Italia. E’ tutto molto veloce e l’ho notato, specialmente, nel sistema di apprendimento nella scuola che frequento. Qui si fanno scorpacciate di esperienze”.
Possibilità che possono arrivare anche dall’Italia. Infatti Sara scrive di moda e non solo in un blog su shoppingdonna.it il portale per il quale collaborava in Italia. “Il sito mi ha dedicato uno spazio dove posso pubblicare i miei post raccontando la città di New York, parlo di novità, tendenze, lifestyle, ricorrenze etcc. Inoltre ho aperto un piccolo blog su tumblr: ibreathfashion.com dove alterno post in inglese e italiano”.

Sara Risigo e Armani
Per Sara vivere a New York è una sfida sta crescendo e maturando. Le difficoltà ci sono ma le affronta giorno dopo giorno senza paura di condividere solitudine e sconforto con gli altri. “Le difficoltà fanno parte della vita, è normale attraversare dei momenti in cui ci si sente soli, indipendentemente da dove ci troviamo. Qui questi problemi si risolvono in fretta, la città ti insegna a reagire. Reagisco condividendo con le persone che incontro le sensazioni. Non devi avere paura di sentirti solo o di dire come ti senti o cosa stai vivendo perchè ti accorgi che in questa fase ci passano tutti e c'è tantissima solidarietà”.
E poi nella metropoli si è soli solo se lo si vuole. La possibilità di condividere con le altre persone è presente e viva. Chiedendole cosa pensa del fatto che New York sia considerata una città individualista risponde che “l'individualismo penso sia una qualità delle persone sole che imparano ad arrangiarsi a 'nuotare senza salvagente', ma non c’è egoismo. C'è sempre qualcosa o qualcuno in grado di aiutarti”.
Dall’amicizia all’amore. Sara ha una sua filosofia anche su questo: “Penso che l'amore non abbia confini territoriali, è un qualcosa di trascendentale puoi innamorarti a NY, a Tokyo o a Treviso. Se il matrimonio e l'idea di amore sono legate al luogo oppure alla situazione non è amore, è situazione sociale. Due cose completamente diverse anche se purtroppo al giorno d'oggi c’è molta confusione in questo! Rischiamo di essere vittime del consumismo anche nei sentimenti. L'amore per me è un qualcosa di molto più elevato”.
"Solamente chi ha imparato il potere di un aiuto sincero e disinteressato prova la gioia più profonda della vita: il vero appagamento".
Anthony Robbins
In questo suo anno newyorkese Sara ha imparato su se stessa. La città le ha insegnato ad essere versatile, a non abbattersi difronte alle difficoltà e che c’è sempre una soluzione. “New York è una città molto dura. Per alcuni aspetti conosci tantissima gente ma tutta di passaggio, oggi c’è domani no. Impari veramente a camminare con le tue gambe. Qui il cordone ombelicale lo tagli sul serio specialmente se lasci i tuoi affetti dall'altra parte del mondo. Non hai tempo per lamentarti o giustificarti perché ti accorgi che è inutile. E' una città che t’insegna a reagire e questo ti dà una gioia enorme. Qui vige il detto "chiusa una porta si apre un portone" non sai mai chi puoi incontrare, cosa puoi imparare. Ogni semplice conversazione (anche con il tassista) può essere costruttiva. Ci sono milioni di persone con background differenti, esperienze e visioni della vita che magari prima di allora non avevi mai preso in considerazione. Qui non esistono etichette in base al lavoro che fai oppure in base al figlio di chi sei. E' una città che ti apre la mente. Bisogna essere recettivi in questo, sempre pronti, avere voglia di imparare, ascoltare, qui si mettono da parte la presunzione e l'arroganza. Si ascolta e poi ovviamente devi rielaborare in base alla persona che sei. Non dobbiamo dimenticarci chi siamo ma avere voglia di crescere. Qui non ti puoi sedere, devi stare sempre in piedi! In Italia tutto questo è difficile da trovare anche se vivi in città. Ci sono schemi molto rigidi che spesso ti fanno sentire in gabbia e a volte hai la sensazione che il tuo pensiero sia sbagliato che chiusa una porta cadi nel burrone ed ecco che si tende a rimanere aggrappati a quello che abbiamo”.
"Superare le difficoltà è ciò che forma il carattere".
Anthony Robbins
Sara ha giornate molto impegnative. La scuola la impegna diversi giorni dalle 11 del mattino alle 8.30 di sera. Quando non va a scuola cammina tantissimo per la città. “Sono sempre in giro! Vado a vedere i negozi, scatto tantissime foto (amo la fotografia) cerco di captare argomenti per i prossimi post del blog, partecipo ad eventi, visito musei ed esposizioni artistiche c’è ne sono tantissime! C’è l'imbarazzo della scelta!! Amo ascoltare musica Jazz, sono innamorata del suono del sax. Appena si presenta la situazione corro ! Poi, non lo considero un hobby ovviamente, ma devo trovare il tempo per lavare i vestiti.. avete presente le lavanderie giganti dei film? Si proprio lì faccio il bucato e nell'attesa studio, poi la spesa etc. Fortunatamente NY ti agevola perché puoi svolgere queste faccende tranquillamente nelle ore notturne!”. Ma dopo un anno lontana da casa la mancanza da tutto si fa un po’ sentire. Ciò che le manca in assoluto è la famiglia, vedere crescere le nipotine, portare a spasso il suo amato cagnolino insomma le cose semplici, che poi sono le più importanti! Per fortuna esiste skype! Poi al secondo posto mette il cibo. “Non sono mai stata delicata in materia, mangio di tutto ma il palato doc che noi italiani ci ritroviamo non possiamo ignorarlo! C'è proprio un problema della materia prima. Gli ingredienti sono lontani anni luce da ciò che noi consideriamo cibo. C'è poco da fare! Se fai una spesa cercando gli alimenti italiani (VERI) è come andare in gioielleria quindi dopo un po' ti adatti a mangiare il prosciutto che sembra un quaderno, il pomodoro che sembra uscito dalla fabbrica di plastica, i formaggi che sembrano tutti uguali e gli danno i nomi come se fossero costellazioni 'gorgonzola, cheddar, parmigiano, provola' e da bravo italiano ti chiedi, ma sanno cos'è la provola?. Gli allevamenti li paragono a spa dove fanno filler riempitivi per gli animali! C'è anche un film che parla proprio di questo, si chiama Food.inc, poi ti capita l'amico che ti dice ‘lì si mangia la pizza italiana vera’, tu speranzoso e fiducioso ti rechi in pizzeria e poi dici 'si buono, ma la pizza è un'altra cosa, forse se lo sono dimenticati'. Noi italiani abbiamo il cibo più buono del mondo a casa nostra la nostra tradizione culinaria è nel nostro DNA penso che la mutua dovrebbe passare gli alimenti agli italiani all'estero almeno a Pasqua o a Natale!".
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