Per lui essere a New York significa vivere un sogno. Un desiderio realizzato quasi per caso che l’ha fatto ritrovare in un locale a degustare il prosecco assieme a Whoopy Goldberg. Nella Big Apple tutto è possibile!
Galeotto fu un articolo sul Corriere della Sera su di un’azienda di import/export di vini, la sua passione! È come se il destino gli avesse dato una sola possibilità e concentrasse tutto dentro quel momento preciso. Prendere o lasciare. Rischiare o mollare. Lui ha rischiato. Ha inviato il suo curriculum ed è volato a New York.
Cogli ogni opportunità che la vita ti dà, perché, se te la lasci sfuggire, ci vorrà molto tempo prima che si ripresenti. Paulo Coelho
La sua filosofia di vita è: “La vita è troppo breve per bere vini mediocri!” L’ha seguita anche nel lavoro puntando a vini d’eccellenza.
Lui è Paolo Dal Gallo, originario di Asolo, in provincia di Treviso, la zona vocata – assieme a Valdobbiadene e Conegliano – al Prosecco DOCG.
Ecco spiegato il perché di questa passione (il prosecco) che lo ha portato a promuovere questa eccellenza italiana nella Grande Mela!
Ha 33 anni, una maturità scientifica e una laurea in Economia Aziendale con specializzazione in Marketing e gestione delle imprese, conseguita alla Università Ca’ Foscari di Venezia.
In seguito ha conseguito due Master: il primo in Comunicazione d’Azienda (promosso da UPA Fondazione & Ca’ Foscari ) ed il secondo in Fashion Design (promosso da SDA Bocconi), frequentato all’interno di un progetto formativo promosso da una grande Multinazionale.
Dopo 9 anni di lavoro nell’ambito del marketing ed una carriera consolidata sentiva la necessità di avere nuovi stimoli. Aveva bisogno di nuove motivazioni professionali, che abbracciassero entrambe le sue passioni: il mondo enologico & la vendita. Proprio in quel momento la vita di Paolo subisce una metamorfosi chiamata New York: “Quasi per caso, un giorno mentre sfogliavo il Corriere della Sera, incuriosito da un articolo che trattava la storia di un italiano all’estero, (Simone Iacopini!), ho avvertito l’impulso di inviare il cv a quell’azienda: la Lis Neris Winery. Dopo un paio di giorni ricevo una telefonata dal proprietario dell’azienda il quale mi offre l’opportunità di ricoprire la carica di Sales Representative per il mercato americano. Da questo momento, dopo all’incirca 3 mesi, arrivavo nella Grande Mela, dove tutt’oggi risiedo, seppur in aziende e in ruoli decisamente diversi”.
Il suo lavoro l’ha portato a fare esperienze in Inghilterra, Irlanda e Germania permettendogli di migliorare il suo inglese. Inoltre l’aver lavorato in contesti multinazionali gli ha permesso anche di avere un buon livello di Business English.
Le vere decisioni si misurano con l'intraprendere nuove azioni. Se non agisci, non hai veramente deciso. Anthony Robbins
Paolo atterra al JFK con visto B1 (turista). Poi passa ad un J1 ed infine, in concomitanza dell’ultimo lavoro, ottiene il tanto agognato E2 (visto per investitori esteri) che gli permette di risiedere in suolo americano per 5 anni consecutivi! Un gran sollievo che gli permette di godersi con più tranquillità la metropoli americana. All’inizio della sua avventura c’è stata una sorta di salto nel vuoto. “Era la prima volta che venivo in America, quindi non conoscevo nel dettaglio la cultura americana né tanto meno la cultura enologica vigente. Tuttavia dopo pochi giorni di permanenza ho intuito le potenzialità di questo mercato e l’opportunità di interagire con buyer, colleghi e clienti provenienti da ogni parte del mondo, con le loro esperienze, opinioni e punti di vista. Quale migliore occasione per maturare professionalmente in un ambiente cosi stimolante e cosmopolita?”
Per questo motivo il cambiamento per Paolo è stato molto duro ma al contempo stimolante.
“Ritrovarsi in una città come New York vuol dire assaporare e inebriarsi al contempo di stimoli, emozioni, energia e tutto ciò che una grande metropoli ti può offrire. Qui nascono le mode, le tendenze. Ogni mercato trova una sua realtà unica su scala mondiale. La ricchezza socio/economica di questa città fa si che si possa promuovere, vendere, far conoscere qualsiasi prodotto del largo consumo”.
Secondo la sua esperienza è cambiato anche il consumatore americano. “Negli ultimi anni si è evoluto, ha imparato ad apprezzare il buon vino (ovviamente non solo quello italiano…) e ciò mi gratifica ogni giorno: vedere rappresentati i vini che promuovo nelle Wine list dei migliori ristoranti di Manhattan, credo sia la più grande soddisfazione che si possa provare! Penso che operare in un simile contesto possa rappresentare l’apice dell’esperienza per una persona che vuole operare nelle vendite”.
Grazie al suo lavoro ha conosciuto molte persone ma solo poche, pochissime diventano veri amici. “New York è una città di passaggio, dove si arriva per fare esperienza, per imparare una lingua, per conseguire un diploma, perché fa figo o semplicemente (ma più realmente) per arricchirsi in poco tempo. Ognuno ha il proprio obiettivo a medio termine e spazio per maturare una vera amicizia è molto risicato. Però quando trovi un amico a New York senti che lo sarà per tutta la vita! Costruire una famiglia qui è molto difficile, considerando l’esorbitante costo della vita. Basta pensare che una nanny a Manhattan chiede $80.000 all’anno”.
Bevendo gli uomini migliorano: fanno buoni affari, vincono le cause, son felici e sostengono gli amici. Aristofane
La scelta di partire è stata indovinata. In Italia avrebbe avuto meno occasioni di crescita. “Il mondo del lavoro in Italia è caratterizzato da una sostanziale immobilità per quanto riguarda la crescita professionale. Un “giovane” (fino ai 40 anni.. ) deve ricoprire nella maggioranza dei casi dei ruoli di secondo piano all’interno della azienda nella quale si trova ad operare. Questo immobilismo fa si che spesso non venga dato risalto alla capacità professionale dell’individuo. In America la situazione è completamente diversa: vige la carriera MERITOCRATICA e perciò non è raro vedere venticinquenni occupare posizioni di rilievo (magari avendo sotto di loro persone con il doppio della loro età anagrafica…). Questo modello premia quindi le persone più in gamba e conferisce una sorta di 'selezione professionale naturale darwiniana' che permette alle aziende di essere più efficienti e competitive nel mercato”.
Paolo ama il suo lavoro. In particolare adora la dinamicità, l’autonomia e la possibilità di incontrare ogni giorno persone interessanti. “Qualche settimana fa, in occasione di un importante evento promosso dal nostro distributore, mi sono ritrovato a degustare il prosecco assieme a Whoopy Goldberg… mentre dal vivo cantava John Legend”.
Ma questo non è stato il momento più bello vissuto nella City.
Quello che non dimenticherà mai è la sua prima vendita. “Ancora ricordo il mio primo ordine in un’importante ristorante di New York. Ma per ottenere quel traguardo avevo dovuto organizzare ripetuti incontri di degustazione con il Sommelier, oltre ad alcune porte in faccia (a volte è arduo persino riuscire a prendere appuntamento con il Buyer). Però quando raggiungi l’obiettivo tutto passa in secondo piano!”
Se vuoi una vita felice, devi dedicarla a un obiettivo, non a delle persone o cose. Albert Einstein
Paolo è felice della sua nuova vita oltreoceano che condivide con la sua fidanzata anche se a volte la nostalgia per l’Italia cattura la sua attenzione. “Per fortuna la mia ragazza dopo qualche tempo si è trasferita in pianta stabile qui a New York e oggi viviamo assieme! Mi mancano le lunghe camminate in montagna o le sciate sulle Dolomiti (paesaggi unici …), i risvegli silenziosi senza il rumore delle sirene, le serate con gli amici… la famiglia. Col tempo ci si abitua a tutto, in fin dei conti vivo in una delle città più belle del mondo! Per quanto riguarda la cucina, invece, grazie al mio lavoro ho la possibilità di mangiare nei migliori ristoranti della città e a volte non sembra nemmeno di essere a 4000 miglia da casa!”
In questi anni newyorchesi Paolo si è arricchito dal punto di vista professionale e personale. “Interagire ogni giorno con persone eterogenee, provenienti dai più svariati posti del mondo, mi ha allargato la mente e reso più aperto nei confronti delle diverse culture”.
Il suo obiettivo ora è diventare un Export Director per una grande Azienda Vinicola italiana. Tra qualche anno mi piacerebbe ritornare nel Bel Paese ma occupandomi al contempo di mercati esteri come l’America e magari l’Asia, che sta diventando anno dopo anno un mercato sempre più influente.
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