Fin da piccolo dimostra una grande passione per il cinema che lo porta a laurearsi in Storia e critica del cinema e ad entrare nel “mondo dorato della celluloide” ma dietro i riflettori ed i set cinematografici. E’ un critico cinematografico, in primis, poi blogger, e diventa autore televisivo soltanto dopo essere stato assunto a Coming Soon Television. Qui avviene la vera e propria “svolta” per la sua carriera. Grazie alla preparazione e all’esperienza in questo network ha potuto compiere il grande salto e provare a fare l’inviato. Ben presto, infatti, capisce che per sfondare deve volare oltreoceano e recensire film e intervistare star come freelance. Il suo film preferito è L’appartamento di Billy Wilder, con Jack Lemmon e Shirley MacLaine. “Per me rappresenta l’equilibrio perfetto tra forza della storia, dei personaggi e delle interpretazioni. Il tutto messo in scena con una semplicità incredibile, quella che reputo la qualità principale che un cineasta dovrebbe avere”.
"Il cinema è un occhio aperto sul mondo."
Joseph Bédier
Il protagonista di questa storia è Adriano Ercolani, 40enne romano da due anni e mezzo a New York. Arrivato nella Big Apple per rimettersi in gioco come freelance. “In Italia avevo raggiunto (quasi) tutti gli obiettivi che mi ero prefisso, ho sentito che, a 38 anni, se non avessi tentato nuove esperienze me ne sarei pentito. Ho deciso di diventare freelance per avere anche il tempo di 'vivere' New York. Sono stato fortunato”. Dopo una breve, seppur discreta, parentesi da regista tra cui si ricorda il suo cortometraggio Non riesco a smettere di vomitare con Elio Germano, dal 2006 al 2011 diventa editor, assistente e autore per Coming Soon Television e inizia svariate collaborazioni con riviste di cinema (mymovies.it ad esempio). Nel 2011 qualcosa inizia a cambiare. Sente di dover osare e cambiare le carte in tavola. Così, lo stesso anno, si trasferisce a New York dove diventa freelance e collabora con diverse riviste cinematografiche (Ciak e Four Magazine su tutte) ed è il corrispondente da New York per il programma Cloud di Coming Soon Television.
"Per certi viaggi non si parte mai quando si parte. Si parte prima."
Fulvio Ervas
La scelta di rischiare oltreoceano è arrivata dopo una vacanza. “Sono venuto in vacanza a New York per la prima volta nel 2010, insieme a due carissimi amici. Inconsciamente era un viaggio d’esplorazione, volevo capire se potevo vivere qui, o almeno provarci. Il giorno dopo essere tornato a Roma ho annunciato a famiglia, amici e colleghi che l’estate successiva mi sarei trasferito. E così è stato”. Una decisione che ha affrontato con molta calma, il tempo che si è concesso è stato fondamentale per metabolizzare il “salto” che stava compiendo e organizzare il trasferimento tra questioni burocratiche, preparare i bagagli, salutare amici e parenti.
La prima cosa di cui occuparsi era il Visto. Per lui nessun problema. Ottiene un Visto da giornalista grazie alla collaborazione con Coming Soon Television: “Ho avuto pochissime difficoltà a ottenerlo, tra questioni burocratiche e colloquio all’ambasciata mi ha presto poche settimane”. Acquistato anche il biglietto aereo non rimaneva che partire.
Una volta nella Grande Mela ha inizio la sua nuova avventura tra poche conoscenze e un inglese imparato sul luogo. “A parte un caro amico che vive qui da più o meno cinque anni non conoscevo nessuno. Avevo una preparazione scolastica a livello di lingua, niente di particolarmente approfondito. Per via del mio lavoro faccio interviste in inglese da molti anni, quindi sotto quel punto di vista sapevo non avrei avuto problemi. Il resto l’ho imparato continuando a parlare e soprattutto superando l’imbarazzo o la paura di non essere capito. O di non capire”.
L’unica difficoltà con cui convive è una certa insicurezza economica dovuta all’essere un freelance. Ci sono mesi in cui guadagna abbastanza bene, altri meno. “Nel complesso però non posso lamentarmi, fino ad ora è andato tutto per il meglio. Affronto questi periodi con pazienza e un minimo di lucidità. Se non ci si ferma al solo momento di difficoltà ma lo si inserisce in un contesto più a lungo termine, ecco che le soluzioni nella maggior parte dei casi arrivano”. La sfida maggiore che ha affrontato è stata, invece, rinunciare a mangiare sano. Per i primi tre mesi il suo menù prevedeva soltanto hamburger e patatine fritte, poi fortunatamente è tornato alla normalità variegando i suoi piatti.
"Una volta colte le opportunità si moltiplicano."
Sun Tzu
La scelta dell’America è quasi inevitabile per chi ama il cinema e vuole realizzarsi in questo campo. Per Adriano questa città rappresenta un tappeto rosso di attori, registi e star da intervistare oltre che vedere film in anteprima. “Essendo un critico cinematografico e autore televisivo, New York è l’ideale sotto il punto di vista lavorativo. Qui ho la possibilità di realizzare interviste TV e per la stampa o web che in Italia non avrei mai potuto ottenere. Spesso vedo inoltre i film con largo anticipo rispetto al nostro Paese, altro vantaggio da non sottovalutare”.
Nella Big Apple ci sono molte più opportunità lavorative che in Italia. Inoltre c’è la possibilità di fare corsi di preparazione e scuole molto efficienti. Questa è l’idea che si è fatto Adriano in questi due anni e mezzo newyorkesi anche se lavora come corrispondente per l’Italia, non si è ancora confrontato col mondo del lavoro americano in senso più stretto. Ma si è confrontato con il cinema americano notando le differenze con quello italiano: “Il cinema americano, sia quello mainstream che quello indipendente, tiene sempre in considerazione primaria il pubblico, magari qualche volta anche troppo. Ovviamente mi riferisco al buon cinema, film brutti si fanno ovunque, senza distinzione. In Italia quest’idea che il cinema è narrazione, che deve essere rivolto a un pubblico il più ampio possibile, che deve contenere storie e personaggi universali, ecco questo manca. Da troppo tempo. Ciò non vuol dire che anche da noi non si faccia qualche buon film, ma in generale non ci si interessa troppo di trovare una connessione forte e intelligente con gli spettatori”.
Un amore per film che combacia con l'amore di Adriano per questa metropoli ricca di sorprese che gli ha regalato diversi momenti indimenticabili come : “la prima volta che ho visto l’Empire State Building. Quando ho visto giocare Kobe Bryant e i Lakers al Madison Square Garden (eh, sì, sono tifoso gialloviola…). Il primo 'pellegrinaggio' alla vera caserma dei pompieri di Ghostbusters. E altre decine di tappe cinematografiche in giro per la città…”.
E ancora più emozionanti sono stati tre momenti in particolare: “Quando sono entrato a casa di Stanley Kubrick e ho intervistato la moglie Christiane e il suocero/produttore Ian Harlan dentro la biblioteca personale di Kubrick. Era il 2009, ricorreva il decennale della sua scomparsa. Sempre quell’anno ho intervistato Michael Mann, il mio regista vivente preferito. Da quando mi sono trasferito invece il momento più emozionante è stata l’intervista a Clint Eastwood, una leggenda vivente”.
Per lui vivere a New York significa aver trovato un equilibrio più armonico tra tutte le sfere della sua vita, soprattutto professionale e privata. Tanto che non sente di aver lasciato tutto trasferendosi. “Ho vissuto questo aspetto come una transizione necessaria e omogenea. Devo ammettere che l’Italia non mi manca. Essendo molto goloso, mi mancano molto i bomboloni con la crema che trovi in qualsiasi bar di Roma”.
Si è inserito facilmente in città, più complesso invece è stato stringere rapporti veramente solidi con gli americani. “Hanno una filosofia di vita molto più compartimentata. Si possono conoscere persone molto interessanti, passare momenti molti intensi e poi non vedersi ancora per settimane. E’ un qualcosa che mi lascia ancora oggi un po’ perplesso, lo ammetto. Però New York è un grandioso melting-pot, la mia cerchia di amici e conoscenti è molto variegata”.
"La giusta scelta del momento è in tutte le cose il fattore più importante."
Esiodo
Adriano ha capito di aver fatto la scelta giusta ancor prima di trasferirsi, come mi racconta: “…Torniamo alla vacanza del 2010. Eravamo arrivati al J.F.K. la sera tardi stanchissimi, quindi ci siamo fiondati nel nostro alloggio a Williamsburg e siamo crollati. La mattina dopo abbiamo preso la metropolitana per andare sull’Empire State Building. Quando sono uscito dalla metro nella piazzetta tra 6th Avenue e 34t Street ho alzato gli occhi e mi sono trovato per la prima volta a fissare quei palazzi enormi. In quel momento ho capito che era la città per me”.
Il suo lavoro poi gli concede di viaggiare spesso, quindi riesce anche a “staccare” con facilità dal caos newyorkese e conoscere altri parti dell’America. La giornata di Adriano inizia presto. Si sveglia ogni giorno alle sei mezzo, prepara il lavoro coordinandosi con le varie redazioni in Italia, poi di solito passa la mattina o al cinema o nella biblioteca a Bryant Park, dove adora scrivere. Di solito finisce di lavorare nel primo pomeriggio, così gli rimane molto tempo libero per godersi la città. Molto spesso passo il weekend in giro per l’America e Canada a fare interviste. Le sue tappe più frequenti sono Los Angeles, Toronto e New Orleans. Insomma, non male…Tra i suoi progetti in atto c’è un nuovo portale che collega Parigi e New York. “E’ un progetto a cui sto lavorando con il mio collega Mauro Donzelli, adesso a Parigi, è un portale che racconti New York e la capitale francese attraverso gli occhi di noi italiani. Si chiamerà bobobro.it e spero diventi un punto di riferimento sia per gli italiani che vivono nelle due città che per coloro che semplicemente le amano”.
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