
Esiste Babbo Natale? E perché mai qualcuno, piccolo o grande, dovrebbe dubitarne? Proprio ora che sta arrivando nelle case e se ne avvertono le tracce. Ci siamo quasi e non manca che lui, Covid permettendo. Si programmano festeggiamenti, si pensa ai regali. Le luminarie sono al completo e già accese ovunque. Gli abeti sono stati piazzati nelle grandi città, attirando curiosi e distratti, e ce n’è anche di malconci.
È capitato a Londra, dove non sono mancate le ironie. Pacate, s’intende, per l’aplomb anglosassone. Ma il disappunto era evidente. Anche gli inglesi hanno così il loro “spelacchio”. Ben gli sta, per la legge del contrappasso, dopo aver tanto preso in giro, qualche anno fa, gli organizzatori romani (quelli a 5 Stelle, ormai archiviati) per la cattiva figura fatta in piazza Venezia. Proprio miserello però il consueto alberone regalato dai norvegesi in ricordo dell’aiuto inglese durante la seconda guerra mondiale.

Le vetrine comunque sono sfavillanti e ricolme di proposte, incuriosiscono i passanti. Quasi tutti imbacuccati per la temperatura rigida, e coperti dalle mascherine d’ordinanza. La pandemia rallenta ma non frena la corsa ai regali né l’attesa. Manca poco ormai al giorno fatidico.
È lui, Babbo Natale, il protagonista della notte per la maggior parte dei bimbi del mondo, un mito che non sbiadisce e che cattura anche i grandi. Il vecchietto vestito di rosso, con la panciona e la barba bianca, è già partito dal paesino della Lapponia a bordo della slitta trainata da renne. Farà visita ai bambini ovunque e porterà loro regali. Poi, com’è venuto, farà il viaggio al contrario e finalmente potrà riposarsi, almeno sino all’anno prossimo, quando tutto ricomincerà da capo.
Alla leggenda si dice addio spontaneamente tra i 5 e i 7 anni, fanno sapere i pedagogisti, quando è naturale riporre il personaggio nella soffitta della fantasia, senza bisogno che gli adulti spieghino nulla. E senza che lo facciano anzi tempo con il risultato di provocare un piccolo trauma.
Come non si è trattenuto il vescovo di Noto in Puglia, che dal pulpito si è lanciato contro il vecchio barbuto per dare enfasi ad una complicata argomentazione. Ha messo insieme confusamente lo scippo che avrebbe subìto San Nicola (il benefattore da cui sarebbe derivato il nostro), l’abuso di figure tradizionali cristiane da parte di multinazionali come la Coca Cola per fini di marketing, e infine – per non farsi mancare nulla – il problema dello svuotamento delle chiese.
Tornando al punto, i bambini capiscono da soli e al momento giusto come stiano le cose, raramente fanno domande o chiedono spiegazioni. Anche la nuova consapevolezza sarà un momento importante nello sviluppo dei piccolissimi. Rimane il fascino del vecchietto con il cappellaccio di lana rossa che porta doni, nei bambini ormai grandi, negli adulti divenuti a loro volta genitori. Si continua sempre a raccontare di quell’anziano soggetto che la notte di Natale entra in tutte le case, e si tramanda così la credenza magari infarcendola di nuovi particolari.
La cultura popolare alimenta il mito con favole, racconti e leggende, ma anche film, musiche e cartoni animati, talvolta certo banalizzandolo nella pubblicità e strumentalizzandolo per fini mercantili. L’arrivo dell’uomo che viene dal mistero è circondato da immagini e storie, che si intrecciano con la vita quotidiana e vivono da sole. Credere a Babbo Natale fa bene ai bambini ma l’icona di bontà incondizionata e di generosità senza compenso coinvolge anche gli adulti, illustra l’aspetto misterioso della vita di tutti.
In questo tempo di preoccupazione per mille motivi, economici e sanitari, quella di Babbo Natale è una magia per ognuno. Non una faccenda da creduloni, roba da ingenui un po’ ritardati, al più un piccolo inganno da confinare nell’infanzia. Rappresenta, come tante altre cose dell’infanzia, il lato magico, che permette di affrontare le situazioni che ci circondano, troppo complesse o dolorose per spiegazioni razionali. Mette in moto fantasia e creatività, per dare senso a ciò che accade. Attiva la crescita dell’individuo al confine tra realtà e fantasia, con una proiezione di sé entro ruoli immaginari: la finzione di trasformarsi in altro serve a interpretarne le gesta, a capirle.

Questo territorio mentale sviluppa le capacità emotive e rende adulti. Si impara nello stesso istante ad usare gli strumenti razionali, il pensiero magico è parallelo a quello critico. È davvero strano questo tizio che, a bordo di una slitta, riesce in una notte sola a raggiungere così tanti bambini e a portare infiniti regali a tutti: come è mai possibile? Inevitabile porsi delle domande, e andare oltre, sono le basi del ragionamento.
In una società che alimenta velocità ed esige rapidità, la vicenda di Babbo Natale si colloca in un altro contesto. Rimanda ad un tempo di attesa e pazienza, e insegna che occorre saper aspettare affinché il sogno, qualunque desiderio, si compia.
Il tempo è importante per essere felici, figlia mia. È utile a sedimentare il dolore, a capire le cose, a trovare il vento favorevole al viaggio. Babbo Natale esiste sempre anche per gli adulti, pure quando non è più quel vecchietto con la barba bianca. Esiste pure per te che sei all’inizio.

Scoprire la “verità” non è motivo di delusione perché indica una conquista. Quella figura è molto più di un personaggio immaginario, addirittura un’idea viva. Un pensiero di generosità, di amore disinteressato, quello che nulla chiede in cambio e non esige alcuna valutazione di meriti, torti ed errori. Babbo Natale esiste da bambini, continua a vivere da adulti.
Lo sapevi? Ero io quel barbuto con la grande pancia quando ti ho fatto dei regali, e in mille altri momenti: ti ho accudito e preso per mano finché un giorno eri pronta, sei andata via. E tu prima eri così piccola che non potevi comprendere da dove venissero i doni, perciò – non certo per dirti una bugia ed ingannarti – ti ho raccontato che li aveva portati quell’omone da lontano. Volevo solo dirtelo con una storia, e forse era un buon racconto se ti ha fatto sognare un po’.
Ero felice di farti tanti doni, sapevo che non avrei ricevuto un grazie, e non ti ho chiesto nulla in cambio, ero contento sapendo che sarebbe andata così. È il Natale in verità, con quella “nascita” del 25 dicembre, che mostra ai bambini quanto sono desiderati ed amati incondizionatamente, e ricorda ai grandi che è importante esserlo sempre nella vita.