Marco Ferreri, un autore da considerare ancora attuale o da relegare solo in paludate retrospettive? Beh, stando al tributo che il pubblico e la nona edizione del Bif&st di Bari hanno riservato al regista, produttore, attore e scenografo milanese (del quale l’11 maggio ricorrerà il 90esimo della nascita), la risposta è una sola: il cinema italiano ha ancora bisogno di lui come ispiratore di coscienze che non si preoccupano di creare film “carini”, innocui, magari in funzione del botteghino, ma cercano invece di proporre un’analisi e un confronto con i valori della società circostante. Perché Ferreri oggi non starebbe in silenzio davanti ai traumatici eventi e alla confusione ideologica e sociale. Nessuno vuole vedersi sbattere in faccia la bassezza dei propri desideri: da questo nasce il conformismo. Si divertiva ad essere tutto e il contrario di tutto. Era troppo provocatorio, troppo scomodo? Solo per chi ha cercato solo di “incastonarlo” in uno schema interpretativo. A chi affermava che è il suo era un cinema pericoloso replicò in un’intervista: “Pericoloso sì, ma necessario. Mi piace parlare chiaro e penso che si provochi quando si parla chiaro”.

Ben 34 i titoli proposti dal Bif&st, inclusi i lungometraggi, i cortometraggi, i programmi realizzati per la Tv e i documentari sul suo modo di fare cinema. Prelibato “antipasto” di questa autentica full immersion nel mondo di questo maestro, femminista e insieme misogino, che tanto fece discutere la società italiana, ed europea (non sottraendosi mai anche alle aspre critiche che i suoi film spesso suscitavano: “Ho capito che il mio mestiere è anche quello di dare talvolta dei pugni nello stomaco”, disse una volta Ferreri) è stata la proiezione, del recente “La lucida follia di Marco Ferreri”, realizzato da Anselma Dell’Olio, a suo tempo aiuto regista, curatrice dei dialoghi in inglese e anche attrice (in “Ciao Maschio”).
Il riuscito film-documentario, che si apre con una poesia, dedicata a Ferreri, scritta e recitata da Benigni, permette di conoscere meglio, attraverso le testimonianze di chi con lui lavorò (in settori cinematografici diversi), la visionarietà di un regista che rischia di essere purtroppo misconosciuto ai giovani d’oggi, proprio ora che un’approfondita sua conoscenza permetterebbe di capire la grande modernità di Ferreri, spesso in anticipo sui tempi, come dimostrò nella sua dura reazione al Festival di Cannes del 1973 dopo la presentazione de “La grande abbuffata” davanti ai giornalisti che gli chiedevano quale mai fosse il “messaggio” del suo film: “Voi dite che il film è contro il consumismo? – disse l’irritato Ferreri -. “Io vi dico invece che il mio film parla di ecologia”. Come dire “Non capite niente”. Insomma, un anticipatore sociale mai apprezzato abbastanza. Davvero apprezzabile quindi la scelta del Bif&st di presentare come “evento speciale” il film di Anselma dell’Olio perché, meritatamente, dà nuova vita a Ferreri e, assieme alla retrospettiva, lo porta all’attenzione di giovani che non lo conoscono, ma ispira anche nuove riflessioni a chi pensa di conoscerlo.
Una nona edizione del Bif&st che spinge a riflettere non solo sul linguaggio cinematografico, attraverso Ferreri, ma anche sulla insostituibile figura del produttore. Lo fa con un omaggio speciale a Franco Cristaldi, presentando in anteprima mondiale la versione restaurata di “Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore che proprio nel capoluogo pugliese, il 29 settembre 1988, ebbe la sua anteprima.

La vicenda del film sottolineò, semmai ce ne fosse stato bisogno, la lungimiranza di Cristaldi, uno dei primi a capire in Italia che il film di qualità è un “investimento a lunga scadenza” che acquista valore con gli anni: dopo la trionfale accoglienza a Bari, il film, che allora durava l’enormità di 173 minuti (!) collezionò due flop consecutivi in uscita nelle sale, nonostante la sua durata fosse stata ridotta due volte. Il direttore del festival di Cannes, Gilles Jacob, volle ugualmente presentarlo nella sua rassegna e… fu un trionfo di critica e pubblico: Gran Premio Speciale della giuria, poi Golden Globe e Oscar come Migliore Film Straniero. Il film incassò oltre 10 miliardi di lire!

E per rendere il dovuto omaggio al genio industriale di Cristaldi, il Bif&st presenta una grossa parte dei 76 lavori che segnarono la sua carriera e il suo modo di intendere il difficile compito di produttore, senza mai cercare il facile successo, ma andando anzi chiaramente contro la logica industriale – oggi purtroppo molto diffusa – che spinge a cercare un prodotto poco rischioso, magari già collaudato. Cristaldi è andato alla ricerca di nuovi autori, registi, musicisti, sperimentando, e inventato insieme a loro anche nuove forme di produzione. Assieme a Luchino Visconti, per “Le notti di Cabiria”, Cristaldi lancia l’originale formula produttiva della “caratura”, cioè il coinvolgimento degli autori nella proprietà del film, in modo che essi stessi siano spinti ad un controllo dei costi di produzione. Un modo di produrre che rivela il farsi largo in lui di un’organizzazione all’americana e la fiducia nella creatività di chi lo circonda.

Tanti gli attori e i registi all’esordio scoperti e lanciati da Cristaldi: fra gli attori, Renato Salvatori, Rosanna Schiaffino, Giuliano Gemma, Tomas Milian, Claudia Cardinale; tra i registi, Francesco Rosi, Duccio Tessari, Elio Petri, Maurizio Nichetti. Un genio industriale, Cristaldi, che si porterà a casa tre Oscar: prima di “Nuovo Cinema Paradiso”, con “Divorzio all’italiana” e “Amarcord”.
Insomma, un Bif&st che nella sua nona edizione mette in risalto non solo il nuovo cinema nazionale ed internazionale, ma anche le visioni dei grandi maestri . In attesa del “gran botto” finale: l’anteprima mondiale della versione, restaurata da Vittorio Storaro, di “Ultimo tango a Parigi”, alla presenza del maestro Bernardo Bertolucci.