È sempre la stessa musica a Reggio Calabria. Quella imposta dai pre-potenti, dai padroni della città che si muovono indisturbati facendosi largo senza scrupoli di sorta. Anche il Museo dello strumento musicale è finito in un cumulo di ceneri: un’unica grande vampata che ha distrutto centinaia di strumenti musicali e spartiti antichissimi.
Erano i locali dell’ex stazione lido, una vera discarica nel 1996 anno in cui il Dottor Spagna, un medico reggino, decise di organizzare un’esposizione permanente della sua collezione di oltre 800 pezzi di strumenti provenienti da tutto il mondo. Una vera eccellenza. Ma brucia tutto nel bieco inferno della terra di nessuno.
L'ignoranza divampa alta fino alle stelle nella città dello stretto, mentre la cultura si dissolve in una fumata nera spazzata via dal vento sinistro di matrice criminale. Stanno cancellando la nostra storia, sotto gli occhi inermi di un popolo impotente ormai assuefatto alle logiche di prevaricazione, pronto a giustificare anche un cratere nei bilanci comunali e a pagarne le spese per i prossimi 30 anni! Ma è troppo tempo ormai che i reggini pagano. Abbandonati ad un destino di italiani di serie B. Prigionieri del bisogno per questo ricattabili e negoziabili da quei mercanti di vita che promettono loro un futuro e poi li spremono come i limoni gialli delle campagne di Campo Calabro. Cosi la mia terra muore! Smettiamola con le ipocrisie articolate in sano “politichese”. Guardiamoci negli occhi e cerchiamo di riconoscerci per quello che siamo davvero, e anche per quello che ci hanno fatto diventare: un popolo di disperati!
"È megghiu un paru di HOGAN chi na CHITARRA VECCHIA". Ci sono grandi progetti per quell’area della città. Magari vogliono fare un bar i "comandanti": uno di quelli in cui si beve e si spaccia. A pochi metri dalle ceneri del museo ci sta l’albergo della vergogna. “È hotel”, un autentico ecomostro totalmente abusivo costruito sul terreno del demanio. È stato finalmente sequestrato nelle scorse settimane dopo 6 anni di indisturbata attività. “Tale struttura è stata realizzata solo ed esclusivamente grazie alla complicità di infedeli funzionari pubblici”, questo recitano gli atti. Mirate mistificazioni ed omesse verifiche che hanno costituito un vero pericolo per la sicurezza pubblica. È deprimente pensare che per 6 lunghi anni nessuno si sia accorto prima di queste irregolarità. Eppure l’ecomostro era li sotto gli occhi di tutti: dei buoni e dei cattivi.
Ma oggi la linea di confine tra il bene ed il male è talmente sottile che diviene quasi impercettibile. I professionisti si sono messi al servizio della malavita che dilaga ovunque e orientarsi oramai è da equilibristi. Il popolo deve organizzarsi. Con musica e senza musica. Rivendicare quel futuro che gli appartiene che ogni giorno viene minato da chi cancella le tracce della tradizione e della memoria. A Reggio brucia la cultura dei giusti, sdraiata a tappeto come quei poveri Bronzi trattati come ferro vecchio. La gente sente che esporsi è sconveniente e rischioso ma è soprattutto inutile: perche spenti i riflettori i reggini restano bersagli nel cuore di Reggio dove senza la mano di Dio muore la cultura, il pensiero e la civiltà.