Ricordo ancora, come fosse ieri, la mia prima volta al Blue Note. Era il 1999 ed io ero arrivata a New York da soli tre giorni. Sbagliai a prendere il treno della metropolitana tanto ero spaesata. Arrivata sulla West 3rd street non potei non notare l'enorme pianoforte a coda sospeso proprio sopra l'ingresso del locale…rimasi a bocca aperta. La magnificenza del luogo mi colpì, ne fui travolta.
Entrando notai quel blu intenso, era ovunque e mi condusse altrove come fosse una porta verso un mondo fatto di percezioni. Mi lasciai trascinare. Presi posto al tavolo ed attesi l'inizio del concerto del Danilo Perez Trio. Conoscevo la band e appena arrivata in città pensai che riprendere i contatti fosse necessario e imperativo, dopotutto era la mia prima volta a New York e non conoscevo nessun altro. Ricordo il tutto come in un sogno, un sogno nel quale ogni studioso di linguaggi artistici vorrebbe trovarsi mentre cerca di capire, approfondendo le proprie conoscenze in materia. La mia avventura iniziava nel migliore dei modi. Mi trovavo nel tempio del jazz dove alcuni dei miei amici si esibivano. Emozionante!
Dopo 14 anni la vita mi riporta esattamente nello stesso punto. Dopo 14 anni torno con occhio critico ad analizzare la stessa realtà, inevitabilmente mutata nel tempo. Entro nel locale, prendo posto al tavolo e attendo l'inizio del concerto. Anche questa volta conosco alcuni dei musicisti che si esibiscono ma al primo sguardo rivolto alla big band noto con mio grande stupore che uno degli elementi é una donna. Rimango a dir poco stupefatta! Una donna? In una big band che esegue i cosiddetti classics? Non ci credo. La signora in questione é Sharel Cassity una ex promessa, ad oggi una conferma del jazz mondiale. Il concerto inizia e tutta la mia attenzione é su di lei finché terminata l'esibizione saluto i musicisti e chiedo di conoscere la sassofonista. Le propongo un'intervista e lei, gentilissima, si concede. Vado subito al dunque, si sa, tra donne ci si intende al volo.
La prima è una domanda inevitabile. Come è riuscita una donna a farsi spazio in un mondo così al maschile? Lei mi guarda dritta negli occhi e, con una dolcezza inaspettata, quasi si confida: "É stata durissima. Ho ricevuto moltissimi giudizi sprezzanti ma ho resistito e tenuto duro. Per me la musica é sempre stata una ragion d'essere, non potevo mollare e così ho fatto, finché, casualmente, ad una cena di fine anno mi portarono a casa di Jimmy Heath. Mi chiesero di suonare durante la jam e così feci. Suonai benissimo al punto da colpire Jimmy il quale da allora si interessò a me, musicalmente parlando. Fece produrre il mio album Relentless dalla John Lee's label che é poi la stessa casa discografica di Jimmy e nel giro di un anno mi inserì nella big band. Gli debbo molto, soprattutto perché ha creduto in me. Non ha visto una donna con il sax ma ha riconosciuto il mio talento ed il talento, si sa, non ha sesso".
Il Blue Note, che significa così tanto per me e che ha accolto la musica di Sharel stasera, una volta era considerato il tempio indiscusso del jazz. Oggi le cose nel mondo della musica e a New York sono cambiate, ma Sharel sembra convinta dell'importanza di posti come questo: "Il Blue Note é ancora il punto di arrivo per noi musicisti jazz. Uno dei pochi luoghi al mondo dove giorno dopo giorno si esibiscono i migliori nomi del panorama musicale mondiale. Nonostante internet abbia cambiato il modo di far musica e nonostante si possano vedere anche concerti live o in streaming pagando semplicemente con una carta di credito, il live “vero”, intendo quello dal vivo, ha ancora la sua importanza. Vivere un concerto dal vivo respirando la stessa aria di coloro che creano la musica credo sia ancora fondamentale nella relazione musicista-spettatore".
E se Blue Note vuol dire jazz, il nome di questo mitico locale è legato indissolubilmente anche alle atmosfere e alla musica di New York. Una città che sta vivendo delle profonde trasformazioni. Tanto che alcuni mettono in dubbio che per un artista oggi abbia ancora senso trasferirsi a New York. Ma Sharel non la pensa così: “Assolutamente sì, ha ancora senso! – mi dice stavolta senza esitazione – Io sono originaria dell'Oklahoma ma vivo a New York da15 anni ormai. A New York ci son tutti i migliori rappresentati dell'arte. Se vuoi farti strada é con loro che devi confrontarti”. Come darle torto…