“Possiamo cambiare la nostra vita in un attimo. Possiamo essere esattamente ciò che vogliamo”. Anthony Robbins
Arriva a New York come fecero gli emigrati nei primi del Novecento. Solo che al posto della nave e della valigia di cartone è arrivato in aereo senza un posto dove dormire, pochi soldi, un borsone e due valigie di cui una stile immigrato di quelle vecchie senza ruote, verde scuro e maniglia marrone che ti aspetti sia messa insieme con lo spago.
Protagonista di questa storia è Luigi Benvisto, 31 anni nato a Varese. Fin da piccolo ha avuto la passione per l’arte, il disegno, la scrittura, il teatro ed il cinema. Fidanzato di Nicole Cimino, di cui vi ho parlato in precedenza, Luigi è direttore della fotografia ed ha fondato con Nicole la casa di produzione ‘Jack Boar Pictures’. Un nome che nasce dalla combinazione di due elementi, come spiega Luigi: "Boar è “cinghiale” in Inglese. Il nostro simbolo è il cinghiale di Altamira, una grotta in Spagna, dove fu dipinto con 8 zampe invece di 4 e rappresenta il primo esempio di cinema. Il nostro è un cinema che parte dall’inizio e affronta tutto un percorso. Jack è, invece, il nome che mi diede un supplente di matematica al liceo. Non si ricordava il mio nome così mi chiamava Jack. Inoltre è un nome generico… 'Jack of all trades' significa tuttofare. Poi è il nome di molti personaggi che amo, da Jack Kerouac a Jack Frusciante. Jack è il nome dell’eroe generico. Jack è molte cose. Infine Jack Boar suonava bene".
Partiamo dall’inizio. Luigi non è laureato nonostante ci abbia provato. Terminato il liceo scientifico, infatti, si è iscritto all’Università, ma ha capito che lo studio non era per lui. A New York è comunque arrivato tramite una borsa di studio targata Bernardo Bertolucci, per frequentare la New York Film Academy. Prima ancora di ottenere la borsa di studio, sapeva già che sarebbe andato in America. Una decisione nata, come dice lui, "in un ozioso pomeriggio del 2001 quando non ti aspetti che una conversazione possa cambiare il tuo futuro… se mai sia stato cambiato".
Infatti quel pomeriggio segnò il suo destino. Luigi andò a casa di colleghi di lavoro dei suoi genitori. Qui intavolò un discorso con la madre di un ragazzo che recitava a teatro. La madre gli disse quante compagnie lo volevano e per quante lavorava. Una di queste, era una compagnia fondata da coetanei con cui recitava quando era al liceo. Ha sempre avuto un amore folle per il palcoscenico teatrale, il legno del palco e il drappo rosso. Così nel 2002 entra nella compagnia e riprende a recitare. Direte, cosa c’entra con New York? Semplice! Siccome voleva essere un attore teatrale a tutto tondo, si trasferisce a Roma dove si avvicina al cinema. In quel periodo vive in un garage arredato ad appartamento a Torre Angela. Per una serie di coincidenze, quattro anni dopo, vince una borsa di studio di Cinema e si ritrova su un aereo per gli Stati Uniti. "Durante il mio periodo a Roma entrai in contatto con l’ambiente del cinema grazie a Gabriele Oricchio. Girai un promo per la Nokia e il backstage del film Tigri di Carta interpretato da Alessandro Haber e Rocco Papaleo con la partecipazione di Valeria Golino, Ennio Fantastichini, Adriano Giannini, Mario Monicelli, Gianna Nannini e tanti altri. C’era anche Andy Garcia come guest star. Girammo il film negli studi dei Fratelli Cartocci e da lì andai a lavorare negli studi di Cinecittà. Grazie a Cinecittà ottenni una borsa di studio da Bernardo Bertolucci per proseguire gli studi cinematografici in America e nel 2008 ero su un aereo: destinazione New York". Il viaggio fu drammatico per la sua paura dell’aereo. Così, solo una volta atterrato si rende conto del suo nuovo inizio: "Non mi resi conto che la mia vita era completamente cambiata, fino a quando non uscii dall’aeroporto e finalmente realizzai: non conoscevo la lingua, non avevo mai usato il dollaro, non capivo la mappa e non sapevo dove andare. Non avevo una casa o un riferimento".
"Ogni cambiamento è una sfida per diventare quelli che siamo davvero". Marianne Williamson
Arriva nella City con in tasca il Visto da Studente F1 per poi ottenere tre anni dopo il Visto O-1 grazie ai suoi lavori sui set e in post-produzioni accumulando i crediti, le interviste, gli awards ed i premi necessari. Ad attenderlo, però, ci sono altre sfide. La prima: la lingua. "Mi chiedevano il nome e rispondevo dicendo l’ora. Sapevo comunque che avrei dovuto sforzarmi e non avevo nemmeno il tempo; due settimane dopo che ero atterrato iniziava l’università di cinema dove avrei studiato. Per fortuna non ero nuovo nell’ambiente quindi facevo parallelismi con ciò che sapevo e questo mi aiutò a comprendere meglio l’inglese".
La seconda: l’alloggio. "Le prime due settimane le passai vagando da un ostello della gioventù all’altro, in giro per Harlem. Sono quegli ostelli che costano pochissimo con le camerate con letti a castello e bagni in comune. Avevo due valigie e un borsone… avevo solo vestiti, ma il rischio che mi derubassero era alto comunque. Dovevo cercare casa e quindi lasciavo le cose da sole in ostello per tutto il giorno. Inoltre le stanze a volte le avevi solo per un giorno o due e dovevi andare in un altro ostello, poi magari tornare in quello di prima per un altro giorno e poi girare ancora… fu un incubo!".
Fin dall’inizio la città l’ha messo alla prova: "New York ti forgia da questo punto di vista; o impari a nuotare, o anneghi". Luigi ha imparato a nuotare. "Ho dovuto imparare ad aprire un conto corrente, una casa di produzione, dichiarare i redditi, fare la patente americana, prendere una casa in affitto, siglare documenti, imparare la burocrazia, richiedere cambi di residenza e migliaia di altre cose. Senza dubbio mi ha arricchito spiritualmente, ho affrontato incendi nell’appartamento al piano di sotto, bufere di neve, alluvioni, epidemie di acari e insetti. Sono state tutte cose che in qualche modo hanno forgiato animo e volontà. Dall’altra parte NY mi ha tolto parecchi soldi, la famiglia, gli amici e un berretto a cui ero affezionato che persi un giorno che entrai alla Kodak per comprare una pellicola. NY prende tantissimo, devi essere tu capace a non darle troppo".
“Superare le difficoltà è ciò che forma il carattere”. Anthony Robbins
Ha affrontato difficoltà di tipo economico, di inserimento, paura e altro ma non si è mai arreso: "I problemi economici li ho affrontati lavorando il doppio, quelli di inserimento, semplicemente, ho smesso di pensarci. La paura a volte torna, ma è diversa. C’è sempre una nuova paura; paura di non farcela, paura di perdere tutto, paura di rendersi conto di aver fatto la scelta sbagliata. Questa è NY. A ogni angolo puoi trovare la tua fortuna o la tua disfatta senza nemmeno cercarle".
Trasferirsi a New York ha significato anche cambiare radicalmente le sue abitudini. In Italia faceva sport sei giorni su sette. Una volta giunto in America ha smesso per mancanza di tempo, lavorava dalle 9 del mattino a mezzanotte dividendosi tra l’insegnamento di cinema ed il lavoro in un ufficio. Ha smesso anche di pensare alle vacanze. In cinque anni è riuscito a ricavarsi solo tre settimane di ferie: "Arrivai al punto in cui ero nevrotico e stressato. Prima abbandonai il lavoro di ufficio, poi, qualche mese dopo anche quello di insegnante e mi dedicai al lavoro freelance. Ora la mia giornata tipo è svegliarmi e sistemare tutti i lavori arretrati, prepararmi ai nuovi lavori e girare le scene del mio film".

Un’altra immagine di Luigi Benvisto al lavoro
Il suo viaggio in America lo ha avvicinato sempre più alla fotografia allontanandolo dal disegno, teatro, radio, cinema e dalla scrittura fino a quando inizia a pensare ai lungometraggi: "scrissi il primo durante Sandy, quando l’uragano mi bloccò in casa per 12 giorni. La sceneggiatura piacque ed è ora in pre-produzione. Ora ho ripreso a scrivere anche delle storie in Italiano e continuo i miei romanzi e racconti incompiuti. Nicole Cimino, la mia fidanzata, mi ha poi convinto a riprendere a disegnare. Forse un giorno tornerò alla radio e al teatro. Amo l’arte, mi piace tutto quel che faccio e faccio tutto quel che mi piace. La mia ambizione è di divenire uno dei migliori direttori della fotografia al mondo. Il mio riferimento è Roger Deakins. Il giorno che vedrà i miei lavori e dirà che sono buoni vuol dire che sto facendo bene il mio dovere e sono sulla strada giusta".
A New York è riuscito a realizzare molto crescendo professionalmente. Ottenne anche la nomination al Best Cinematography al Boston Film festival 2012 per To Redemption. In quel momento, purtroppo, viveva un momento di difficoltà economica e non potè recarsi a Boston, ma fu entusiasta della nomination. "La nomination è stata una cosa stupenda per me, specie sapendo che concorrevo con film come The Sessions (che poi andò agli Academy Awards) e Butter e altri ancora. In cuor mio sapevo che il budget per le luci che avevo ricevuto era stato inferiore ai mille dollari e avevo illuminato un intero lungometraggio con tre luci fotografiche ritrovandomi una sera a dove illuminare un esterno notte sotto la pioggia con un camion, una macchina e una riflessa perché le luci fotografiche erano rischiose sotto l’acqua. La nomination ebbe più valore sapendo con cosa avevo lavorato. In quel momento capii che avrei potuto divenire un buon Direttore della Fotografia".
In cantiere, ora, ha molti progetti. Con Nicole ha finito un music video LooMa – Club of Rome, un cortometraggio scritto, diretto e interpretato da Nicole: I wanna $h!t feathers. Hanno terminato di girare un corto scritto e diretto da Valentina Vincenzini, L’amore corto e stanno finendo il montaggio di un altro music video. Tutto nel solo mese di agosto. Ora sono in pre-produzione con il primo lungometraggio prodotto dalla Jack Boar Pictures.
Il sogno di Luigi è di diventare un Direttore della Fotografia affermato, stimato e rinomato. Poi vorrebbe ingrandire la Jack Boar Pictures e aprire un cinema il Jack Boar Theatre. "Basta che mi guardo indietro e vedo cosa sono riuscito a fare in questi pochi anni. Credo che riuscirò a realizzare questi sogni".
“Se puoi sognarlo, puoi farlo.” Walt Disney
New York gli ha tolto ma anche dato tanto ed ora è arrivato il tempo di lasciarla. Direzione: Atlanta dove è stato assunto per un lavoro. Dopo cinque anni nella Big City un consiglio che si sente di dare è "consiglio a tutti di vivere a New York per un po’. Ti da una spinta incredibile a crescere. Dopo due o tre anni a NY pensi di poter affrontare ogni cosa perché hai visto tutto e fatto tutto".