Com’è buona, l’Italia. A Milano vantano il "coer in man", a Napoli venerano i "piezz ‘e core" e le cosiddette autorità nazionali tendono sempre a perdonare i delinquenti, specialmente se sono in qualche modo a loro "vicini". Le bestie che al tempo del G8 si scatenarono contro i ragazzi che dormivano nella scuola Diaz e la trasformarono in un mattatoio (nella foto), di certo lontani dalle autorità non erano, visto che si trattava di agenti di polizia. Secondo Amnesty International, ciò che accadde quella notte fu "la più grave violazione dei diritti umani nell’Europa liberale del dopoguerra". E quanto ai magistrati che poi discussero il processo, parlarono di "sospensione della democrazia", decretata da coloro che sono pagati proprio per proteggere i cittadini. Non era stato facile ricostruire esattamente ciò che ognuna di quelle bestie aveva fatto per comminargli la pena giusta prevista dal Codice Penale.
La confusione era stata tanta, molte delle vittime, che avrebbero potuto testimoniare, erano state ridotte in uno stato orribile. Molte di loro avevano avuto bisogno di un lungo periodo di convalescenza e non erano in grado di spiegare con precisione ciò che avevano subito. Molte altre avevano subito un tale shock che addirittura non ricordavano nulla, ma al loro posto ricordavano i segni che le bestie avevano lasciato sui loro corpi. La difficoltà furono tali che le condanne finirono poi per essere "soltanto" ventiquattro.
Berlusconi, che come si sa nutre una naturale, viscerale ostilità nei confronti dei magistrati, rese parole di conforto a quei poveri condannati, dando vita a una specie di rito fra delinquenti. Fosse ancora rimasto al posto di capo del governo, avrebbe probabilmente tentato di fare qualcosa di più concreto per quei poveri calunniati, ma siccome lui al governo non c’è più provvedono altri, ora, a darsi da fare, senza però seguire lo stile diretto dell’uomo delle "serate eleganti". L’ultima iniziativa è stata abbastanza "timida". Si è trattato di una circolare che il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha inviato l’altro giorno all’Antiterrorismo e all’Antimafia chiedendo un parere sull’eventualità di assegnare la scorta armata a Francesco Gratteri e Gilberto Caldarozzi, che prima di essere condanati erano il capo e il vice dello Sco, che sta per Servizio centrale operativo.
Sotto quale pericolo si trovano? Il fatto che gli "ambienti dell’estremismo" e quelli della camorra, cioè i loro nemici di sempre, potrebbero approfittare della loro uscita dai ranghi della polizia per "vendicarsi" di tanti incontri e scontri avvenuti nella loro lunga carriera. Non è un’ipotesi sfumata. Nella circolare della Pubblica Sicurezza dice testualmente che "dopo che sono stati condannati per il G8 i due ormai ex dirigenti sarebbero diventati un possibile obiettivo da parte di chi cerca vendetta".
Pare che il ministero degli Interni non abbia dato molto ascolto alla circolare inviata, il che sembra indicare che il "parere" richiesto sulla concessione della scorta armata ai due ex dirigenti, potrebbe essere negativo.
Se vi piace qualcosa di strano, eccolo: proprio mentre partiva la proposta di dare una scorta a Gratteri e Caldarozzi, sul Corriere della Sera appariva una lettera in cui gli agenti dello Sco piangevano accoratamente la mancanza dei loro dirigenti. Come campione di leccaculismo, non c’è male.