La vecchia lira ci salverà? Forse no ma potrà comunque fare del bene. Non mi sono riconvertita in una fanatica anti-euro, tranquilli. Resto convinta che la moneta unica, anche se di questi tempi è sottopressione come tutti, abbia complessivamente più vantaggi che svantaggi: chi l’avrebbe mai detto, quando venne varata tra mille dubbi, che avrebbe superato in valore l’onnipotente dollaro? Ma la liretta, anche se fuori corso ormai da anni, può ancora tornare utile. Perchè può finanziare iniziative umanitarie.
A quanto pare, praticamente tutti gli italiani hanno conservato in qualche cassetto delle lire, per lo più le sgualcite banconote da mille, ma non solo. Al momento del cambio, non le hanno trovate e non le hanno quindi portate in banca per la conversione. Messe tutte insieme, hanno calcolato all’ABI, L’Associazione Bancaria Italiana, sembra che raggiungano una somma ragguardevole di parecchi miliardi, forse 2.500. E sembra anche, non lo sapevo, che per qualche motivo siano cambiabili fino alla fine di gennaio del prossimo anno. Così a ProSolidar, organismo sindacale dell ‘ABI, è venuta l’idea: mettete in una busta le lirette che trovate e portatele in una banca. Il ricavato andrà tutto alle inziative umanitarie di quattro benemerite organizzazioni noprofit: Terres des Hommes, Emergency, UNHCR cioè l’agenzia ONU per i rifugiatie la Biblioteca Apostolica Vaticana. Per saperne di più verificate sul sito: www.lultimalira.it. Ma, intanto, mi sembra una buona idea. Alla quale aggiungo sommessamente la mia: sono abbastanza certa che anche nei cassetti degli italiani all’estero sono rimaste vecchie lire. Perchè non unirsi a questa iniziativa? ma, ricordate: c’è tempo soltanto fino al 31 Gennaio.
Il ponte sullo stretto di Messina non s’ha da fare: Parola dell’Unione Europea. Non è un progetto prioritario, hanno decretato a Bruxelles. Oltre che troppo caro è evidentemente rischioso, visto che la zona è sismica. Meglio, molto meglio, migliorare lo scandaloso collegamento tra Napoli e Palermo che forse non ha uguali nemmeno nel più arretrato dei paesi.
Mi unisco, a conferma di quanto vado dicendo da tempo: meno male che c’è l’Unione Europea a baccettarci e a impedire a certi politici nostrani di fare l’ennesima e costosissima corbelleria. I quali nostri politici che sono più di 900 in Parlamento con tantissimi stipendi, in un anno come ha raccontato nei giorni scorsi Sergio Rizzo sul Corriere della Sera hanno prodotto appena…14 disegni di legge. In realtà, poverini, non è tutta colpa loro: è che ormai il loro remuneratissimo lavoro si è ridotto a una semplice attività notarile, di approvazione e/o adattamento alla situazione italiana delle normative europee. Appunto.
Anche i partiti devono reclutare meglio i candidati. Lo scrive Sofia Ventura su L’Espresso. Che premette «Con le firme per il rferendum i cittadini hanno detto "no" a una classe politica di pessima qualità. Ma cambiare la legge elettorale non basta. Anche i partiti devono reclutare meglio i candidati». Mi sembra davvero tutto condivisibile e ovvio. Mi stupisce, semmai, che il settimanale abbia riservato lo spazio per queste giustissime considerazioni in una rubrica intitolata "Diverso Parere". Perchè, c’è ancora qualcuno, di destra o di sinistra, berlusconiano o anti-berlusconiano, che possa pensarla differentemente?
Meglio la galera che lavorare. Ogni tanto, l’abbiamo visto in qualche film o leto tra le "brevi curiose" nelle pagine di cronaca dei giornali, qualche detenuto dichiara che preferisce restare al fresco, perchè fuori non saprebbe che fare. Ma il caso di Patrizia reggiani mi sembra davvero particolare. Lei è la donna condannata a 26 ani per aver commissionato a dei kilelr l’omicidio dell’ex-marito, il ricco industriale, Maurizio Gucci. Ora dopo parecchio tempo in prigione, avrebbe diritto alla semilibertà per buona condotta. Ma c’è una controindicazione: in semilibertà il detenuto dve lavorare, di solito lo mandano in una qualche organizzazione umanitaria o cooperativa di detenuti. Oibò: la Reggiani, di fronte a questa prospettiva ha detto "No, grazie". Ovvero, meglio il carcere che lavorare. Sui media e in rete si sono scatenati i commenti, tra l’indignato e l’ironico. Il più divertente mi sembra questo «Ma è fortunata, questa donna. Mantenuta dalla famiglia da ragazza, poi dal marito, indine dallo Stato».