La prima pagina del “Corriere della Sera” di martedì scorso mi ha fatto proprio sorridere. Al centro campeggiava l’enorme fotografia – probabilmente scattata dal Duomo – di un panorama di Milano con le montagne sullo sfondo. Immagine da cartolina, nulla di speciale. Eppure è finita in grande evidenza nella front page di quello che amiamo considerare il più autorevole quotidiano italiano. Ma dov’era la notizia? La notizia era che il giorno prima il capoluogo lombardo era stato benedetto da una bella giornata! Avete letto bene. È vero, è raro che nella città di Sant’Ambrogio il cielo sia talmente terso da far vedere le cime innevate che la circondano da lontano. Diciamo che, complice il forte vento, capiterà due o tre volte l’anno. Tutti gli altri giorni – anche quelli ufficialmente di sole – l’aria meneghina è tristemente velata dalla foschia e dallo smog. Ed è vero, quando capitano queste rare giornate limpide, Milano offre il meglio di sé. Ma da qui a non avere trovato altre notizie da mettere in prima pagina, soprattutto in questi tempi di crisi…
Gian Arturo Ferrari, l’estasiato articolista, si è fatto travolgere da un effluvio d’amore, quasi da adolescente in agitazione ormonale. E di sicuro è stato spalleggiato da Feruccio de Bortoli, il solitamente serissimo direttore del foglio di via Solferino (a proposito, si vocifera scandalizzati di un possibile abbandono della sede storica, per i soliti motivi economici). Altrimenti il cronista non sarebbe stato autorizzato a scatenarsi nella descrizione della “giornata perfetta”, con frasi tipo: “una mescolanza di chiari pastelli che emanano luce, come una tela di Turner”, oppure: “un dono senza uguali e senza prezzo, l’irruzione improvvisa, nella trama a testa china della vita quotidiana, del cielo manzoniano, quel cielo di Lombardia così bello quando è bello, così splendido, così in pace”.
Ecco, forse, la notizia è proprio nell’ultima parola: pace. Perché sempre di più se ne sente il bisogno, sempre di più si è come travolti dall’ansia (premotrice?) che, se continua così tra crisi economica e venti di guerra, la pace sarà davvero a rischio. Insomma, ripensandoci: al Corriere l’hanno azzeccata. Il resto degli italiani, a cominciare dai romani, benedetti tutto l’anno da un clima migliore potranno pure ironizzare. Ma una giornata di sole splendente è – deve essere – più importante e di sicuro più bella delle ansie per le pesanti tasse da pagare, per il mutuo, per il lavoro proprio e dei figli che sembra sempre più sfuggire.
ANCHE PERCHÉ, PASSATO IL SOLE, le altre notizie sono sempre le solite, davvero scoraggianti. Per esempio, Transparency International dà una mazzata alle residue speranze che qualcosa stia finalmente cambiando in Italia. No, invece: restiamo uno dei paesi d’Europa e del mondo dove la corruzione è più alta. Anzi, in questa classifica dell’infamia, in dodici mesi siamo scesi ancora più in basso: al 72esimo posto, abbiamo perso tre posizioni in appena un anno. Siamo in fondo alla lista internazionale della trasparenza, accompagnati da Bulgaria e Grecia, con un voto ben lontano dalla sufficienza e soprattutto dai paesi ritenuti più etici: Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda. Per la cronaca gli Stati Uniti sono 19esimi.
E POI C’È IL “PORCELLUM”. Ormai è chiaro: non ci libereremo di questo vergognoso meccanismo elettorale, indegno di una nazione civile e democratica. Con buona pace del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che cerca – nei limiti del suo ruolo – di forzare le segreterie dei partiti alla ragionevolezza e al buon senso, è evidente che ai capi dei principali schieramenti politici (compreso Pierluigi Bersani, appena uscito trionfante dallo scontro per la candidatura del PD) la situazione sta bene così: i cittadini continueranno a non potersi scegliere i candidati. A questi ci penseranno i cosiddetti leader, che scelgono per noi. Loro sanno ciò che è meglio per noi. E noi – il popolo bue dei votanti – dobbiamo stare zitti e mosca. Anche i contentini sui premi di maggioranza gridano vendetta. Al riguardo, su “Contrappunti”, una newsletter di “pensiero forte”, leggo una frase pronunciata nel 1994 dal compianto filosofo del diritto Norberto Bobbio: “Un procedimento elettorale che contenga fra le sue regole un premio alla lista o alle liste che conseguono la maggioranza assoluta o anche soltanto relativa è un procedimento di cui si può tranquillamente dire che è un cattivo procedimento (si può dire – ed è stato detto, chi non ricorda? – che è una ‘legge-truffa’), indipendentemente dalle considerazioni che si possono fare e sono state fatte sulla necessità di una maggioranza stabile”.
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