JAN SLANGEN è “romano de Roma”. “Romano de Roma” con quel nome e cognome? Sì, a conferma che la globalizzazione sta definitivamente ridisegnando i vecchi e superati confini nazionali. Ed è anche un personaggio importante, un italiano di cui andare orgogliosi. Jan è, infatti, il nuovo comandante delle Frecce Tricolori (nella foto), vanto dell’Aeronautica Militare italiana e simbolo di un Paese che – crisi o non crisi – non si arrende e continua a trovare nicchie d’eccellenza nel mondo: le Frecce, per chi non lo sapesse, sono tra le pattuglie acrobatiche più celebri nelle classifiche internazionali degli acrobati del cielo. Padre olandese e madre italiana, il 37enne maggiore Jangen è nato nel quartiere capitolino di Casal Palocco. Dopo essersi esibito per anni nelle più temerarie ma super controllate picchiate e giravolte, dapprima in formazione laterale, nome in codice Pony 7 e poi, via via, Pony 2, fino a Pony 1 cioè il capo pattuglia, ora diventa Pony 0. Ovverossia, spiega: “Dirigerò da terra le evoluzioni degli altri piloti”. Compito di grande impegno, che comporta il coordinamento di un team di oltre 100 persone, tra piloti, ufficiali, sottoufficiali, personale di truppa e tecnici.
La battuta è scontata: Jan, essendo di origine olandese ed essendo pilota di aerei, chissà quante volte si sarà sentito scherzosamente chiamare “Olandese volante”. Invece è romano e, non a caso, il quotidiano capitolino Il Messaggero gli dedica un’intera pagina. Titolo: “Ordini in romano per le Frecce Tricolori”. OGGI È IL GRAN GIORNO delle primarie del Partito Democratico. Vittoria ai punti, con necessario ballottaggio, per Pierluigi Bersani, segretario “imposto” dalla nomenclatura? Sconfitta, magari di misura ma comunque prevedibile per il rottamatore Matteo Renzi, sindaco di Firenze? Ancora poche ore e lo sapremo. Ma non sembra che il Paese frema dall’attesa. Soltanto i dirigenti del partito e qualche romanticamente irriducibile iscritto si appassionano. La maggior parte della gente ha altri problemi. Semmai, a spingerli a parlare di politica, la reazione è sempre la stessa: “questi” non vogliono cambiare la legge elettorale, a destra e a sinistra nonostante le dichiarazioni fa comodo il Porcellum, così i parlamentari anziché farli scegliere agli elettori li fanno calare loro dall’alto. Questa non è democrazia: la gente lo sa, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si affanna a sollecitare la riforma. Ma non c’è niente da fare. Se continua così, alle elezioni di marzo il partito degli astenuti e delle bianche schede di protesta sarà veramente destinato… alla vittoria. LA VERA NOTIZIA, SEMMAI, È UN’ALTRA. Dopo 70 anni, la legge finalmente interviene a tentare di mettere ordine e regolamentare uno dei posti più infuocati e selvaggi del Belpaese: il condominio. Luogo per eccellenza di risse, contrasti, denunce e controdenunce, il condominio è perenne fonte di stress. C’è sempre il condomino che non paga, quello arrogante che parcheggia dove e come vuole, quello chiassoso che non cede alle richieste di abbassare il volume della musica, quello che non vuole gli animali.
Ora, se la nuova legge verrà rispettata (speriamo) l’amministratore avrà qualche carta in più da giocare. E, tra l’altro, è stato chiarito che in casa si possono tenere gli animali domestici che si vuole. La novità, però, sta nel fatto che il condominio verrà considerato come un soggetto unico. Quindi, se un condomino si ostina a non pagare, è l’intero condominio che ne risponderà ma, nel contempo, avrà maggiori possibilità di manovra nei confronti del moroso. Ci volevano 70 anni?