Mr. Bob Corsi e la sua dolce metà Janet, quarantenni americani appena giunti nella città eterna, vivono da sempre a Tallahassee, che poi è la capitale della Florida, anche se questo sono veramente in pochi a saperlo.
“Ma non è Miami la capitale della Florida?”, domanda, con un inglese piuttosto trasandato, il tatuatissimo taxista che se li carica all’aeroporto di Fiumicino.
“No. E’ Tallahassee, che è anche il capoluogo della conte di Leon”, risponde orgogliosa la signora Corsi.
‘E’ uno strano nome…. Talla… come si chiama…”, aggiunge il taxista, sistemandosi meglio i Rayban a specchio sul naso.
“E’ una parola degli indiani Seminole che vuol dire "vecchia città". I Seminole abitavano lì. Probabilmente lei ricorderà il famoso film con Gary Cooper, Tamburi lontani, che appunto…”, dice Mr.Corsi, un istante prima che il taxista inchiodi l’auto per fermarsi a guardare la vertiginosa minigonna di una bionda turista norvegese che sta attraversando la strada.
“Anvedi quant’è bona questa, altro che Seminole!”, esclama il tatuato.
Arrivano in albergo mezz’ora più tardi. Sono le due del pomeriggio e fa un caldo boia. Mr. Corsi si incolla da solo i due giganteschi troller, affatto aiutato dal taxista che ha solo voglia di sgommare via, mentre la signora Janet si ferma a guardare la pittoresca stradina del centro storico dove ha sede l’Hotel.
“Guarda, caro. Per terra ci sono anche i famosi sanpietrini!”, esclama tutta contenta, mentre il marito, tutto sudato cerca di trascinare i bagagli fino alla porta d’ingresso.
La vacanza della famiglia Corsi prevede tre giorni a Roma e poi una gita nella provincia di Siena, più esattamente a Sarteano, paese da cui il papà di Bob era partito sessant’anni prima per andare a raggiungere il cugino Camillo che faceva il bagnino in una piscina della Florida.
Il caso vuole che proprio in quei giorni a Sarteano si troveranno tutti i membri del Consiglio dei ministri, appena formatosi, dopo laboriose trattative. Saranno tutti lì, riuniti in assemblea nella splendida abbazia di Spineto, per cercare di tirare fuori qualcosa da una formazione composita e improbabile che include, per la prima volta, esponenti di partiti dalle idee completamente opposte.
“Come i democratici e i repubblicani da noi?”, domanda la signora Janet.
“Peggio, signò, molto ma molto peggio”, risponde la giovane signorina alla reception dell’hotel. “Ma davvero volete andare fino a lì? Ci sarà tanta di quella Polizia e così tanti giornalisti che non riuscirete a muovervi”.
Ma i due Corsi sono irremovibili e così, dopo tre esuberanti giornate romane condite in salsa di Colosseo, Fontana di Trevi, Piazza di Spagna e bucatini all’Amatriciana, affittano una Fiat Punto da Hertz e partono alla volta della Toscana.
Piove a dirotto e, sull’autostrada del sole, non si vede a un palmo. Bob fa fatica a trovare il bottone di accensione del tergicristallo, pensando che, come sulle auto americane, il sistema sia tutto super automatizzato e funzioni praticamente da solo. Ma non è così. Sulle nostre Fiat bisogna ancora spingere il pulsante giusto.
Già, ma prima bisogna trovarlo!
Il paesino non è male. Ci sono anche uno splendido castello del XV° secolo, antiche chiese con importanti dipinti, due piscine termali di acqua termo-minerale e un gigantesco campeggio famoso in tutta Europa. Sulla piazza d’ingresso del paese, una nutrita folla di persone, rigorosamente in giacca e cravatta, attende, sotto gli ombrelli. Bob non sperava tanto. Certo, era sicuro che, dopo tanto tempo, qualcuno si sarebbe ricordato di suo padre che era partito per l’America, ma non sperava davvero tanto. Fermò l’auto e scese.
“Salve, sono Bob Corsi e vengo dalla Florida”, disse in uno stentato italiano.
“Salve, io sono il capo della Polizia Municipale e se non toglie subito quell’auto dalla strada, la faccio sbattere dentro per ostruzione al pubblico servizio”, rispose un serio signore dall’espressione truce.
Non appena Bob spostò l’auto, le sirene delle auto di Polizia annunciarono l’arrivo dei ministri che arrivavano da Roma, alcuni sulle consuete auto blu di servizio, altri su un pulmino metallizzato partito da Palazzo Chigi.
Furono giornate terribili per i coniugi Corsi da Tallahassee. Intanto non trovarono posto in nessun albergo, poiché i pochi erano stati tutti precettati dai numerosi giornalisti. Si sistemarono così in una modesta pensione di Chiusi scalo, in una piccola stanza con due lettini cigolanti, dai materassi sfondati. Impossibile mangiare nei ristoranti, anch’essi saturi di giornalisti, uomini della scorta, curiosi di vario tipo e familiari degli stessi ministri al seguito dei parenti.
Il tempo restò inclemente e piovoso fino alla fine. Ma non era una pioggia normale. Quello era un vero nubifragio di ispirazione tropicale. Inoltre, l’unico Corsi che trovarono in paese era un lontano cugino di nome Mario che aveva visto solo una volta il papà di Bob, esattamente il giorno che era partito e gli aveva detto le testuali parole: “Buon viaggio, cugino”.
Nient’altro. Tornarono a Roma, con la coda tra le gambe e affogarono la loro malinconia in uno strepitoso piatto di penne all’arrabbiata, prima di ripartire il giorno dopo per la Florida.