“La passione per l’italianità all’estero”. È ciò che muove ogni giorno l’informazione che unisce il nostro Paese con le eccellenze sparse per il mondo. E per raccontare queste storie ci vuole una voce e anche un faccia.
Mike J. Pilla ci ha messo entrambe e da un anno ha fondato “Patrimonio Italiano Tv“, la web tv degli italiani all’estero, di cui è direttore responsabile insieme al collega Luigi Liberti.
Mike è nato a Napoli nel dicembre 1982. Giornalista e conduttore radio/televisivo, appassionato di lettura e scrittura, dirige il giornale online Montaguto.com, che sin dall’inizio ha destato grande interesse da parte della comunità montagutese all’estero, soprattutto a Toronto. Viaggia tantissimo tra Europa e America ed entra in contatto con tantissime realtà molto eterogenee tra loro, tenute insieme da quel collante fantastico che è l’italianità. Il suo romanzo thriller “Goodbye Irpinia”, dedicato a tutti gli emigrati italiani costretti a star lontani dalla propria terra, è il primo paper-novel al mondo.
La storia narrata nel libro svela molte delle problematiche di piccoli paesi come Montaguto, lasciati sempre più abbandonati a sé stessi, ma è anche la storia dei tantissimi emigrati che soffrono nello stare lontani dalla culla della propria infanzia.
Lo abbiamo intervistato alla vigilia della sua partenza per Toronto, “Goodbye Irpinia”, pubblicato da Bibliotheka Edizioni, che sarà presentato in Canada il prossimo sabato 4 maggio nel corso di “Librissimi – Festival del libro italiano a Toronto”. Sarà possibile seguire l’evento in diretta a partire dalle 23.30 ora italiana su www.patrimonioitalianotv.com e su www.montaguto.com.
Parlaci del tuo lavoro letterario.
“Il primo Paper novel al mondo – romanzo-inchiesta tra fiction, realtà – a raccontare una storia di emigrazione dalle tinte soprannaturali.
Steve Caruso, giornalista italo-canadese, viene inviato dal suo giornale a Montaguto, paesino del Sud Italia dov’è scomparso un bambino di otto anni. Pochi giorni dopo, spariscono due trentenni. Nel ‘95 si persero le tracce di un altro ragazzino, Luigi Altieri.
Gli indizi portano alla “Cappella Maestri”, un monumento funerario dov’è custodito l’inquietante ritratto di un ingegnere morto a Toronto. Nel frattempo, una frana mastodontica continua la sua discesa verso valle, riportando a galla una lugubre storia.
Insieme al giornalista Alberto Cataldi, Steve ingaggia una corsa contro il tempo per salvare i ragazzi. I due diventeranno testimoni di una verità terribile, tenuta nascosta per secoli sottoterra. Una terra che ingoia tutto ciò che trova sul suo cammino. ho creato un nuovo modello di narrazione , o vero la papernovel, vale a dire una indagine giornalistica finta, composta da articolo a proposito di un fatto misterioso. Il thriller si svolge in Irpinia, ed il protagonista è un giornalista italo-canadese che indaga su un ragazzino scomparso. Tutto quindi è strutturato come un vero e proprio giornale con foto, cronache, interviste e reportage di fantasia che srotolato la trama tra montaguto, il paesino dove avviene il fatto, Toronto e Brooklyn.”
Tutto questo che legame ha con il tuo lavoro di giornalista che racconta di expat?
“L’ambientazione affonda nelle mie radici. Io ho cominciato proprio da questo piccolo paese dell Irpinia che fa 300 abitanti, a diffondere notizie ai miei tanti compaesani in giro per il mondo. Notizie locali che in breve tempo hanno raggiunto tante persone che grazie alla rete hanno avuto modo di riallacciare i rapporti con la propria terra natia. Conosco la nostalgia che caratterizza gli italiani all’estero e spesso è proprio questo che li unisce. La scarsità di prospettive che purtroppo si avverte nel nostro paese ci spinge sempre di più ad emigrare, lasciando a malincuore il proprio luogo di origine”.
Come e perché è avvenuta la tua migrazione?
“Nel 2006 ho avuto la possibilità di viaggiare in Canada dove sono venuto a contatto con una grande comunità molto accogliente di italiani e ho colto la voglia di sapere cosa succedeva in Italia, ma in un modo più emozionale, non solo notizie nude e crude ma storie, del loro paese, delle loro famiglie, grazie ai social, al sito e alla web tv ho potuto creare questo ponte. Anche stando a New York, osservando Battery park, prima metà degli emigrati italiani di inizio secolo, ho pensato che qui le idee positive potessero vedere la luce. Per questo ringrazio Luigi Liberti, che vive a New York da anni che mi ha trasmesso l’amore per gli Usa. E infatti grazie a questo sono riuscito a sviluppare la mia idea”.
A proposito di accoglienza, come vedi gli Stati Uniti in questo momento?
“Avverto una chiusura negativa, che non fa bene all’anima di un continente che è stato costruito sul lavoro di chi si è spostato qui. Avverto paura verso l’altro, è questo non va bene, regna un regime di terrore. Ma pensa che la gente reagirà, c’è un intero mondo di persone che lavorano da rimpiazzare. E su questo mi sento molto italiano, abbiamo solo da imparare dalle meritocrazia americana e metterci del nostro, con la nostra creatività e la nostra voglia di fare”.