Vi siete interrogati su cosa sia “casa”?
Ognuno di noi ha sicuramente visto mutare, negli ultimi anni, il concetto di luogo abitativo, confinati nelle stanze con la pandemia fuori, ma ben connessi con il mondo attraverso gli strumenti digitali.
E𝘀𝗲𝗿𝗰𝗶𝘇𝗶 𝗦𝘂𝗹𝗹’𝗔𝗯𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲, prodotto da 369gradi di Valeria Orani è un progetto modulare, nato a partire da una riflessione sul tema della casa come luogo di concentrazione simbolica e convivenza umana sul pianeta, sia storica che geografica.
6900 chilometri separano l’Italia dalla città di New York: arrivato alla sua terza tappa, 𝟲𝟵𝟬𝟬𝗸𝗺_𝗘𝘀𝗲𝗿𝗰𝗶𝘇𝗶 𝗦𝘂𝗹𝗹’𝗔𝗯𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲 #𝟯 è sbarcato a New York grazie al bando del Ministero della Cultura “Boarding Pass Plus 2021-2022”.
Attraverso lo studio dei luoghi, la raccolta di testimonianze e l’organizzazione di momenti di dialogo, l’obiettivo è costruire un ritratto video, audio e performativo di vite che hanno sradicato le proprie radici per “costruire” una casa altrove e riconfigurare il proprio abitare dall’altra parte dell’Oceano. Coinvolgendo diverse professionalità artistiche e accademiche statunitensi e strutture culturali newyorkesi, gli artisti si confrontano in un contesto internazionale, creando allo stesso tempo una comunità attorno alla loro ricerca.
Questa è la storia di una coppia di romani, da sempre impegnati nelle produzioni teatrali e instancabili creativi. Tamara Bartolini e Michele Baronio, partner nel lavoro e nella vita, raccontano qui il terzo capitolo di Esercizi sull’abitare e la loro avventura nella Grande Mela.

Qual è stato il punto di partenza di questa idea?
“Ci siamo ispirati alla frase: «Basta una domanda e la distanza si accorcia. Che cos’è casa per te?». In questo viaggio, cominciato al Teatro Quarticciolo, è possibile ritrovare anche lo sviluppo della nostra poetica. Negli anni abbiamo raccolto voci, immagini, parole, suoni, pensieri e ricordi che compongono un archivio vivente di storie e raccontano cosa sia l’abitare: uno spazio virtuale di condivisione reale in cui costruire una casa”.
Chi sono stati i primi expat a raccontare la loro esperienza?
“Matteo e Veronica dello studio di architettura Studio Nema , due architetti che abbiamo intervistato a Roma che hanno vissuto per un periodo a Ny e sono tornati. Le interviste si dividono proprio tra alcuni italiani che sono andati e sono tornati e quelli che invece sono restati. Con loro in Italia abbiamo intervistato Alessandro Santopaolo, fondatore del salone Contesta Rock Hair di cui abbiamo ritrovato a NY i suoi soci, gli hair stylist Simone Domizi e Roberto Campisi. Poi l’artista di Brooklyn Angelica Bergamini, che ci ha ospitato nella sua casa/studio artistico per parlare della sua idea di casa e del suo viaggio artistico a New York”.

Come si è sviluppato il progetto?
“Attraverso la ricognizione, la ricerca, e l’incontro con le comunità che le abitano, il progetto continua la sua riflessione sul concetto di “casa” mettendo in relazione diverse generazioni di italiani emigrati negli Usa. L’indagine artistica della compagnia si espande oltre i confini nazionali, creando un ponte tra Italia e Stati Uniti e dando voce in particolare a coloro che hanno trovato il proprio spazio al di fuori delle loro radici geografiche. Abbiamo realizzato interviste audio e video, della nostra squadra composta da Michele Boreggi sound designer, Marco d’Amelio direttore della fotografia, Ginevra Amato, assistente operatrice di OFF Ostia Film Factory, e tutta la 369gradi.

Quali altri expat avete intervistato?
Come si sta evolvendo?
“Al fianco del lavoro artistico si è andato sviluppando il progetto di costruzione di un community virtuale. Un portale dove le persone incontrate, così come il pubblico di laboratori e spettacoli della Compagnia Bartolini/Baronio, possono dare il loro contributo attraverso storie, immagini e video, amplificando il percorso degli artisti, arricchendolo e fornendo nuovi spunti. Il portale vuole essere un organismo vivo e pulsante, un luogo virtuale dove raccontare la propria “casa” e dove sperimentare nuovi esercizi”.

Quali sono i prossimi step?
“Ci sarà un evento il 26 settembre all’interno del Romaeuropa Festival, che sarà la conclusione di questa parte del progetto, unendo le prime due tappe realizzate a Roma e nei piccoli comuni del Lazio è prevista la partecipazione dell’orchestra di MateMù e del musicist Sebastiano Forte. Ci piacerebbe esportare questo formato in altri luoghi e magari portarlo a New York!”
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