Le New York Italian Women sono state celebrate ufficialmente il 12 marzo, al Consolato Italiano su Park Avenue. Si parla al plurale perché le donne che fanno parte di questo networking sono più di mille, e più di mille sono anche le esperienze peculiari che ognuna di loro ha apportato al gruppo.
In un momento in cui l’Italia sta affrontando un cambiamento radicale nella lotta contro la violenza sulle donne, “le donne italiane esprimono un potenziale enorme” ha dichiarato la Senatrice Francesca Puglisi durante il suo discorso inaugurale, preceduta dall’introduzione del Console Generale Francesco Genuardi, molto soddisfatto per il successo dell’evento. La Senatrice si trova a New York, con una delegazione di parlamentari italiane, per partecipare alla Commissione sullo stato delle donne che si sta svolgendo all’ONU in queste due settimane. L’Italia è particolarmente coinvolta nel meeting, cercando di utilizzarlo per la sensibilizzazione e come spinta per colmare “il buco del nostro ordinamento”, soprattutto rispetto alla violenza nell’ambito lavorativo, ha detto Puglisi. Le donne “possono fare davvero la qualità della democrazia, possono essere un punto di forza per portare la pace nel mondo, sono davvero un punto importante per lo sviluppo economico sostenibile. E una rete così può solo aiutare”. Una rete che si può chiaramente definire lobby, ma “non abbiate paura di questa parola”.
E a portare sostegno alle donne italiane di New York, anche la leader delle donne italoamericane nella Grande Mela, Maria Tamburri, presidente della NOIAW– la National Organization of Italian American Women, che in inglese ha anche lei sottolineato l’importanza per le donne di questa metropoli di poter scambiare informazioni sul loro lavoro e darsi aiuto a vicenda.

New York Italian Women è stata fondata da Ivana Lo Stimolo, che lunedì nella sede diplomatica di Park Avenue non rappresentava solo se stessa, ma “tutte le altre donne che non possono essere qui”. L’idea di creare questa rete le “è venuta da un’esigenza personale”, quella di “condividere progetti e sogni” tra le donne di New York che arricchiscono da anni la vita cittadina con la loro lingua e cultura, ma anche “essere un punto di riferimento per quelle che si sono appena trasferite”, ha detto la presidente e fondatrice nel suo discorso, inaugurando la nuova piattaforma.
Infatti, se fino ad ora le mille e più donne si sono incontrate su facebook e hanno ricevuto le notizie tramite la newsletter, da lunedì possono contare anche su un sito web ufficiale, che sarà sempre più mezzo di incontro. E la bacheca annunci rappresenta la vera innovazione. “Cercate una babysitter, volete comprare qualcosa, volete cambiare lavoro? Quello è il posto giusto”, ha detto Livia Berardinelli, la responsabile marketing del gruppo.
Ma le protagoniste di ieri sono state tutte le più di mille italiane, che si sono unite, sì, per interesse personale, ma anche per senso d’appartenenza. E l’evento del 12 marzo l’ha dimostrato. Sembrava quasi un compleanno, una festa al 100% femminile per celebrare la nascita di un organismo a sé stante che ora respira ufficialmente. Non mancava, ovviamente, neppure la torta. E le protagoniste sono loro, donne di tutte le età, di varie parti d’Italia e con varie esperienze alle spalle. Ci sono architette, imprenditrici, psicanaliste, avvocatesse, chef e ricercatrici, e La Voce di New York ha raccolto le testimonianze di alcune di queste.

C’è Michela Casasola, dal Nord, che lavora da quando aveva 15 anni nel mondo della ristorazione. “Attualmente uso il mio lavoro nella ristorazione prevalentemente per aiutare gli italiani che desiderino aprire attività legate al cibo negli Stati Uniti”, ci ha raccontato, aggiungendo poi che questo gruppo è “pratico, ti offre sempici ma fondamentali strumenti per affrontare i problemi quoridiani”. Se l’ha aiutata? “Relativamente all’appartenenza a NYIW, il primo commento che mi viene da fare è: magari ci fosse stato quando sono arrivata a New York quattro anni fa”. Infatti, quando si è soli in un paese straniero, quando non si conoscono persone, regole, lingua, “tutto si amplifica, le difficoltà comprese. In questo gruppo, invece, per ogni piccolo o grande problema c’è sempre almeno una donna che ti capisce e che prova ad aiutarti. Nessuna viene lasciata sola”.
C’è Emanuela Pacifico, dalla Sardegna, che si occupa di food-import per conto di una grossa azienda e vende i prodotti alimentari di alta qualità nel territorio di New York. E, nel tempo libero, supporta suo marito siciliano nella gestione del ristorante che hanno aperto un anno fa. “Le donne di NYIW sono importanti per mantenere vive le nostre tradizioni italiane in terra americana, attraverso una rete che risulta essere sempre vincente. Sarebbe bello organizzare serate a tema culinario regionale”. Perché tra donne, qui, ci si capisce, e la differenza regionale diventa ricchezza.
E non solo, nemmeno chi è appena arrivata viene lasciata indietro. Questo il caso di Rossana D’Angelo, una new entry, a cui è subito piaciuta l’utilità italiana nel trovare suggerimenti su qualsiasi cosa, dal dottore ai prodotti alimentari. Le è subito piaciuto che “ognuna fa la differenza, ognuna porta con sé un bagaglio che è indistinguibile, ma che può condividere”.
“Il club che Ivana ha creato sta crescendo così rapidamente e con tanto entusiasmo perché offre un servizio necessario, e colma una lacuna che è sempre esistita nel collegare nuove immigrate a immigrate più stagionate”, ha detto Leide Porcu, emigrata in america 23 anni fa. “Questo permette di attingere a fonti di mentorship sicure e genuine, e a uno scambio basato sulla mutualità e l’identificazione culturale che credo facciano prevalere il lato positivo della natura umana”, ha continuato. Infatti, emigrare vuol dire affrontare nuove esperienze complesse, “come navigare tra le relazioni romantiche e professionali, interculturali, avere figli che sono così immersi nella cultura americana che non rispecchiano affatto i valori dei genitori”. Insomma, esperienze che Leide ha vissuto e che ritrova tra i suoi amici emigrati e nel suo lavoro da terapista. E ha terminato: “credo che un gruppo di donne, che si trovano in fasi differenti rispetto a questo vissuto, e che vengono da esperienze diverse di emigrazione dall’Italia ma anche da posizioni economiche e culturali diverse, possano guidarsi e rafforzarsi vicendevolmente”.
L’audacia e il coraggio delle donne, ieri, si sono raccontati da soli, attraverso gli sguardi delle presenti. C’è Paola Aranci, la chef personale di de Blasio, sindaco di New York, che appartiene alla categoria delle “donne che si fanno da sole”, e che affrontano questa città affamata di energie da madri single, giovani, talentuose e molto altro.
Per esempio, c’è Valentina Corbetta, che ha capito dai tempi del liceo di voler fare l’imprenditrice e a soli 23 anni ha aperto la sua società di digital management. C’è Alessia Mastrodonato, scienziata che studia i meccanismi alla base degli effetti della chetamina insieme al suo capo, Christine Denny, una pioniera nel campo della ricerca sulla memoria. E c’è Sara Della Rosa, research fellow al Global Health Care Innovation Management della Fordham University, dove studia l’uso dei dati generati dai pazienti da parte delle case farmaceutiche.
E ce ne sono molte altre, più di mille. Donne italiane che, a New York, sembrano aver scoperto la strategia vincente e un trampolino di lancio. Molte hanno trovato lavoro grazie ai consigli condivisi sul gruppo; molte, appena arrivate, sono state accolte calorosamente senza mai avere paura di essere sole. E, diciamocelo, in un posto come New York non è una cosa da poco: riuscire a sviluppare un networking basato sulla condivisione di lingua e cultura, che prescinda da stato sociale, economico, da aspirazione, vocazione, è il grande merito di Ivana Lo Stimolo, che alle donne italiane ha dato uno strumento di grande utilità. Sia perché non si sentano sole quando la città toglie, sia perché possano giocarsi tutte le carte possibili quando la città offre.