Durante la fredda giornata di venerdì 24 marzo, un gruppo di persone si è riunito vicino a Washington Square South, davanti al Brown Building, come ogni anno. Sventolavano delle camicette, come fosse bandiere, su cui erano scritti i nomi di alcune donne tra cui Lucia Maltese, 20 anni, e Providenza Panno, 43. Commemoravano una tragedia accaduta 106 anni fa: l’incendio della fabbrica Triangle.
Nell’incendio del 25 marzo 1911 morirono 146 operai, per la maggior parte giovani immigrate, provenienti soprattutto dall’Italia e dall’Europa dell’Est. Ogni anno si tiene una manifestazione sindacale proprio di fronte a quella che un tempo era la fabbrica di camicette. La commemorazione ricorda tutte le donne che hanno perso la vita a causa di condizioni di lavoro precarie e celebra l’eredità delle loro lotte. Quelle 123 donne, infatti, morirono per la mancanza di leggi sulla sicurezza sul lavoro. Le porte dei locali dove queste donne lavoravano venivano sistematicamente chiuse a chiave; e così fu anche quel tragico sabato. L’incendio, scoppiato all’ottavo piano, presto raggiunse il nono e poi l’ultimo piano dell’edificio. La maggior parte delle operaie riuscirono a raggiungere le scale antincendio, che però crollarono sotto il peso delle donne in fuga. Inoltre, la struttura non era equipaggiata con rilevatori antincendio sul soffitto e la scala dei pompieri più lunga arrivava solo fino al sesto piano dell’edificio, lasciando ai lavoratori la sola scelta di saltare dalla finestra o morire bruciati vivi. Per lo più furono donne a morire nella tragedia, ma tra le vittime ci furono anche 23 uomini.
Tra i superstiti, Joseph Zito, un ascensorista, che contribuì a salvare molti operai, rischiando la vita andando su e giù dal nono piano cercando di salvare più vite possibile, finché i cavi dell’ascensore si bruciarono.
Non solo queste donne non avrebbero dovuto trovarsi al lavoro quel sabato, ma si trovavano all’interno della fabbrica per recuperare le perdite causate dallo sciopero che queste stesse lavoratrici avevano organizzato in precedenza proprio per chiedere migliori condizioni di lavoro. “Io cucio e faccio parte di un’organizzazione sindacale, vengo pagata bene e lavoro in un ambiente sicuro. Queste ragazze non avevano nulla di tutto ciò”, ci ha raccontato Susan Joy Checksfield, una delle partecipanti al corteo, mentre sorreggeva la sua camicetta in memoria di Nettie Liebowitz, morta a 23 anni. Susan partecipa alla manifestazione ogni anno dal 2009, e dedica sempre la sua camicetta a Nettie: capita che i partecipanti “storici” della commemorazione “adottino” una vittima in particolare e la rappresentano ogni anno. Ma Susan ha fatto molto di più: è entrata in contatto con i discendenti della ragazza che le hanno affidato il compito di rappresentare la memoria dell’antenata.

L’ininterrotta lotta per i diritti dei lavoratori di New York è ciò che collega la tragedia del 1911 a questa manifestazione. Quasi tutti i relatori presenti all’evento hanno sottolineato l’importanza della resistenza al mantra imprenditoriale degli ultimi anni: “Profitti prima delle persone”. Obiettivo: ottenere un programma politico che preveda “la sicurezza prima di tutto”. Molte delle regolamentazioni riguardo le condizioni di sicurezza sul lavoro, infatti, sono state create proprio in risposta alla tragedia dell’incendio della Triangle che aprì gli occhi dell’opinione pubblica sulle condizioni dei lavoratori immigrati. Ma, dicono i sindacati, la guerra non è finita. Nello scorso anno, 31 operai hanno perso la vita nello stato di New York, la maggior parte dei quali privi di rappresentanza sindacale. Con le parole di Fraser Ottanelli, uno dei manifestanti: “Siamo qui per riaffermare la nostra determinazione a continuare a lottare per i diritti dei lavoratori”.

La commemorazione è poi continuata la stessa sera alla Casa Italiana Zerilli-Marimò NYU, con l’evento Remember the Triangle Fire organizzato da Valeria G. Castelli e dalla Remeber the Triangle Fire Coalition e co-sponsorizzata dalla Casa Italiana, l’Italian American Writers Association e la National Organization od Italian American Women.
Ad aprire l’evento, alcune scene dell’opera Soliloquy for a Seamstress: The Triangle Shirtwaist Factory Fire (Soliloquio per una cucitrice: l’incendio della Triangle, la fabbrica di camicette): una rappresentazione della tragedia iseata e interpretata da Lulu Lolo Pascale che si cala nei panni, prima, di Serafina Saracino, una delle operaie che hanno perso la vita durante l’incendio, poi di un giornalista che narra gli eventi in diretta.
A seguire, un documentario dell’italiana Costanza Quatriglio intitolato Triangle (2014), che traccia un forte parallelismo tra l’incendio del 1911 e il crollo del maglificio di Barletta del 2011. Il documentario ricorda la strada ancora da percorrere e come i lavoratori siano ancora in difficoltà a più di 100 anni dall’immane tragedia. Alla fine del documentario, Mary Anne Trasciatti, capo della Remember the Triangle Fire Coalition, ha spiegato i progetti passati, presenti e futuri della Coalizione, tra cui la realizzazione del memoriale sull’edificio.
Sia tra i newyorchesi che tra i turisti, sono in pochi a conoscere la storia del disastro della Triangle e come quella tragedia diede inizio a una serie di movimenti femministi e sindacali in tutta la città. Ancora meno sono quelli che sanno che l’edificio è ancora in piedi, all’angolo tra Washington Place e Greene Street e che ora fa parte della NYU. La gente ci passa di fronte ogni giorno, gli studenti vanno a lezione tra quelle mura, senza avere la più pallida idea dell’importanza storica di questo edificio.

La Coalizione mira ad assicurarsi che tutti coloro che s’imbattono nell’edificio siano in grado di riconoscerne la rilevanza storica. Perciò, nel 2010 la Coalizione ha iniziato la realizzazione del memoriale che, tuttavia, è rimasta bloccata tra infinite beghe burocratiche. Ma in questi anni tante cose sono successe. È stato approvato il disegno definitivo per l’opera da installare sul memoriale, designando Joon Yoo e Uri Wegman vincitori del concorso tenutosi nel 2013. L’opera consiste in una composizione che coinvolge l’osservatore e suscita empatia nei confronti delle 146 vittime. Inoltre, la NYU ha concesso, per la prima volta, il permesso di creare un memoriale su un suo edificio. Nel 2015, il governatore Cuomo ha stanziato 1,5 milioni di dollari per la realizzazione di questo progetto. Tuttavia, la Coalizione stima che sia necessario almeno un altro milione di dollari per i costi di manutenzione. “Vogliamo ricordare le 146 vittime e la loro eredità di lotte che hanno seguito l’incendio — ha spiegato Mary Ann Trasciatti — Le persone che assistirono all’incendio reagirono con la determinazione a cambiare le cose”. E questo è proprio l’obiettivo che la Coalizione spera di raggiungere attraverso questa opera d’arte: coinvolgere più persone possibile e mantenere vivo lo spirito di attivismo.
Il memoriale non solo vuole promuovere una maggiore consapevolezza nei lavoratori sul disastro, ma anche una conoscenza di ciò che continua a succedere nel XXI secolo: il crollo a Barletta nel 2011, l’incendio di Dhaka nel 2012 e il crollo della fabbrica a Savar nel 2013 sono solo alcuni esempi. E la scultura non è l’unico mezzo utilizzato per raggiungere questo scopo: la Coalizione si serve, infatti, di opere teatrali, una trapunta realizzata utilizzando raffigurazioni dei diversi disastri, le camicette-bandiera portate durante la manifestazione e un progetto di arte di strada in cui i nomi delle vittime vengono scritti con gessetti colorati davanti a quelle che furono le loro abitazioni a New York.

Ben oltre la commemorazione storica di una tragedia di cento anni fa, l’evento del 24 marzo è stato un momento di riflessione volto a promuovere una maggiore consalevolezza sul ruolo che questa tragedia ha giocato nella reazione sociale e politica immediatamente conseguente all’incendio, ma soprattutto ad assicurare che le vittime di queste tragedie abbiano un impatto concreto.