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October 10, 2015
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L’omaggio di de Blasio alla cultura italiana

Maurita CardonebyMaurita Cardone
Time: 3 mins read

C’è una tradizione tutta newyorchese cui nessuno che abbia una goccia di sangue italiano vuole mancare. In occasione del mese della cultura italiana negli Stati Uniti, il sindaco di New York organizza un ricevimento per gli italiani e gli americani di origini italiane della città. E da quando il sindaco è italoamericano, la cosa si è fatta ancora più seria. Generalmente la festa viene ospitata a Gracie Mansion, la residenza del sindaco, ma quest’anno de Blasio ha voluto creare un legame più forte tra questo momento di convivialità e la cultura italiana che esso celebra. Giovedì 8 ottobre, la serata per l’Italian Heritage si è svolta nel vestibolo dell’Ala americana del Metropolitan Museum of Art che per l’occasione aveva aperto agli ospiti anche l’Ala italiana del museo. “[Quello che vediamo qui al Met] ci ricorda il grande contributo che l’Italia ha dato alla cultura di tutto il mondo” ha detto de Blasio, spiegando il perché della scelta del Met e ricordando che gli italiani hanno tanto di cui essere orgogliosi, nonostante, a sentire loro, c’è sempre qualcosa di cui lamentarsi.

Davanti alla facciata neoclassica della Branch Bank of the United States, ricostruita all’interno del museo e che originariamente si trovata a Wall Street, de Blasio ha parlato del patrimonio italiano, in un ideale incontro tra culture che nel Metropolitan Museum si incrociano nella lunga serie di sale e corridoi. Preceduto dalla moglie Chirlane McCray, che ha ricordato come, ogni volta che visita il paese torni sempre con un più grande apprezzamento per la cultura italiana, Bill de Blasio, ha esordito con un “benvenuti paesani” e ha ripreso le parole della moglie, aggiungendo che, nei frequenti viaggi in Italia, ha sempre notato una fortissima vicinanza tra gli italiani e New York: “Avete mai visto le gomme di Brooklyn?”, ha chiesto scherzando.

Il sindaco ha poi raccontato di aver sempre sentito un grande affetto da parte degli italiani e di aver incontrato leader che lo hanno ispirato: “Stanno facendo le stesse cose che noi stiamo cercando di fare qui. Stanno lottando contro le diseguaglianze e stanno cercando di creare una società inclusiva”. Tra questi leader, de Blasio ha voluto ricordare anche i tanti sindaci incontrati, tra i quali ha fatto il nome di Ignazio Marino: un riferimento che parte della stampa italiana ha voluto interpretare come esplicito gesto di supporto al sindaco di Roma che proprio giovedì si è dimesso dalla carica di primo cittadino.

Bill de Blasio è poi tornato sul tema della serata, il contributo degli italiani alla cultura newyorchese e americana: “Questa città e l’America non avrebbero potuto essere quello che sono senza gli italiani. In questo museo potete vedere il contributo di tanti italiani alla cultura mondiale, ma poi ce ne sono tanti altri che non saranno famosi come i Caravaggio e i Michelangelo, ma che questa città l’hanno costruita mattone su mattone e meritano altrettanta considerazione e noi siamo i loro nipoti e pronipoti”.

Il sindaco ha anche ricordato la recente visita di papa Francesco a New York: “La sua nazionalità sarà anche argentina, ma le sue origini sono italiane”, ha detto de Blasio nel sottolineare che il papa, in particolare con il suo messaggio sui cambiamenti climatici e la protezione dell’ambiente, lo rende particolarmente orgoglioso dell’Italia.

Il primo cittadino di New York ha poi ringraziato i suoi collaboratori e scherzato – ripetendo per la verità la stessa identica battuta usata nella stessa occasione l’anno scorso – sulle origini italiane di alcuni di loro.

Nel concludere il suo breve intervento, de Blasio ha chiesto agli ospiti di incoraggiare le nuove generazioni a studiare la lingua, rivelando che suo figlio Dante il prossimo semestre a Yale lo dedicherà allo studio dell’italiano: “[La lingua italiana] è qualcosa di prezioso che va preservato e trasmesso”.

La scelta del Met ha rappresentato un tocco di novità, pur nella declinazione classica, in una serata altrimenti molto simile, nei discorsi e nel protocollo, alle precedenti. Altra novità sono state l’esibizione della cantante Chiara Civello, che tuttavia non ha brillato in originalità con la scelta di Tu vuo’ fa’ l’americano, e una comparsata dello scrittore anti-camorra Roberto Saviano che è stato presentato al sindaco, ma, per motivi di sicurezza, si è sottratto ad una pubblica apparizione.

 

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Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro, senza che mai mi sia capitato di incappare in un contratto stabile. Nel 2011 la vita da precaria mi ha aperto una porta, quella di New York: una città che nutre senza sosta la mia curiosità. Appassionata di temi ambientali e sociali, faccio questo mestiere perché penso che il mondo sia pieno di storie che meritano di essere raccontate e di lettori che meritano buone storie. Ma non ditelo ai venditori di notizie.

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