Chiara Civello ritorna dove tutto è cominciato, gli Stati Uniti, per presentare anche qua il disco Canzoni, il suo omaggio alla musica italiana di ieri e di oggi, che interpreta e rivisita a modo suo in un mix di Soul, Bossanova, Jazz e Pop.
I primi ad accorgersi del suo talento, infatti, furono proprio gli americani che, concedendole a 16 anni quella borsa di studio per il Berklee College of Music di Boston, hanno segnato in maniera indelebile il suo percorso artistico. Ma a dire il vero la prima in assoluto a credere in lei è stata la nonna Bianca, quando capì che a quella bambina irrequieta di 3 anni, messa davanti al pianoforte per trovarle un passatempo come un altro, suonare veniva proprio naturale.
Da quel momento in poi, di giri per il mondo Chiara ne ha fatti tanti, riuscendo a far scoprire il suo talento e trovando una dimensione in cui potersi muovere con libertà, consapevolezza e gratitudine per tutto quello che le è successo nel suo percorso, non solo artistico. Si è fatta notare da tantissimi guru della musica a livello internazionale, che l'hanno voluta con sé in collaborazioni di vario tipo, ha trovato nel Brasile una sorta di sua seconda casa e oggi guarda con interesse ad altri orizzonti geografici per poter espandere il suo inventario musicale.
A New York Chiara è di casa, ci ha vissuto persino per un periodo della sua vita ed è per lei una tappa costante. È da qua che partirà il suo tour statunitense domenica 11 ottobre ed è qua che l'abbiamo incontrata, per farci raccontare qualcosa di più sulla sua vita.
Semplice, umile e alla mano, nonostante il sofisticato successo che nel giro di una decina d'anni l'ha investita. Così, tanto per raccontare l'ultima, alla vigilia dell'uscita statunitense dell'album Canzoni, il sindaco di New York Bill de Blasio l’ha voluta accanto a sé per cantare durante l’Italian Heritage Celebration, una serata celebrativa dedicata all’Italia e al suo patrimonio culturale, che si è svolta giovedì 8 ottobre nella cornice del Metropolitan Museum.
Chiara, tra pochi giorni inizia il tuo tour statunitense, dove presenterai il tuo ultimo lavoro, Canzoni. Come è nata l'idea di questo album?
Dopo 4 album da cantautrice ho deciso di fare un tributo all'Italia con tutta la musica che nella mia vita via via avevo assorbito, spaziando dal Jazz, al Soul, alla Bossanova: una musica non esattamente mainstream in Italia. Sentivo il bisogno di fare un tributo alla musica del mio paese che riflettesse come queste canzoni le sento io, non tanto nazional-popolare quanto magari internazional-popolare, che è un po' il mio taglio sulle cose. A quel punto c'era bisogno di un produttore artistico e la cosa importante per me era che fosse italiano e che avesse questa musica nel DNA. Ci siamo trovati con Nicola Conte, con cui avevo già lavorato nel 2007 e con il quale condividiamo lo stesso senso estetico; gli ho proposto il progetto e lui, che non si era mai cimentato sulla musica italiana, lo ha colto al volo. Ne è nato un matrimonio musicale forte e ci siamo trovati a rielaborare queste canzoni in un modo che un po' ci smuove entrambi.
Facciamo un passo indietro nella tua vita, una vita da sempre legata alla musica. È vero che è stata tua nonna a incoraggiarti a suonare il pianoforte?
Verissimo. Passavo molto tempo con mia nonna Bianca e dato che ero una bambina piuttosto irrequieta, lei, per liberarsi un po' di me, mi metteva davanti al pianoforte. Quello che aveva in casa era un pianoforte ereditato dalla madre, la mia bisnonna, che credo sarebbe voluta diventare una musicista, ma non glielo hanno mai permesso; mia nonna invece lo suonava, ma non da professionista. Ecco, io penso di aver ereditato il karma di queste donne. In maniera totalmente istintiva ho creato un rapporto con lo strumento e da sola sono riuscita a trovare la relazione tra le note, riuscivo a riprodurre le melodie che sentivo senza capire nulla di musica. Quando mia nonna se ne accorse, lo disse a mia madre e da lì è iniziato tutto. A 13 anni mi segnai alla Saint Louis di Roma dove ho trovato Cinzia Spada, che mi ha preso sotto la sua ala protettiva ed è stata lei che mi ha incoraggiato a 16 anni a fare l'audizione per il Berklee College of Music. Mi disse: “Tu adesso vai a fare l'audizione, vinci la borsa di studio e parti”.
Dopo i primi studi, c'è stata tanta gavetta e poi finalmente nel 2005 il grande debutto con Last Quarter Moon, il primo album che hai inciso con la Verve Records. Raccontaci quel momento.

Chiara Civello tra i coniugi De Blasio durante lÔÇÖItalian Heritage Celebration al Metropolitan Museum
È un momento da favola quando un produttore famoso, ti ascolta, ti apprezza e ti produce ed è quello che è successo a me qui a New York. È stato un disco per me molto importante, mi ha fatto fare un paio di giri di mondo, mi ha riportato in Italia e mi ha fatto iniziare collaborazioni che sono state fondamentali per la mia carriera. Il produttore in questione è Russ Titelman, che ha prodotto, tra gli altri, James Taylor, Rickie Lee Jones, Paul Simon, Erik Clapton. Da quel primo disco è partito un po' tutto, è stato il mio inserimento nel mondo della musica mondiale.
Hai collaborato con tantissimi artisti nel corso della tua carriera, per quanto tu sia giovanissima e siano passati poco più di 10 anni dal tuo debutto. La prima cosa che ti viene in mente pensando a…
Burt Bacharach (hanno scritto insieme Trouble, una traccia del primo album Last Quarter Moon, nda):
Genio, vita, composizione. Ogni volta che scrivo una canzone mi ricordo di lui, penso a lui e all'esperienza che abbiamo vissuto insieme. È una persona di un'eleganza e di una semplicità, allo stesso tempo, incredibili.
Rocco Papaleo (hanno scritto insieme Tre, singolo dell'abum di Chiara Civello 7752, nda):
Umorismo e profondità. È simpaticissimo e allo stesso una persona veramente creativa, autentico e vero, uno che non si abbandona alle futilità delle carriere artistiche, siano esse di attore o di cantante. È uno veramente attento alle sostanze.
Paola Turci (ha composto per lei il brano Cuore Distratto, nda):
Voce di velluto. È stata la prima occasione in cui un cantante italiano ha interpretato una mia canzone.
Mario Biondi (ha contribuito alla realizzazione dell'album Due, duettando con lui in All I Really Want, nda):
Voce accantivantissima e persona molto simpatica anche lui.
Pino Daniele (hanno duettato insieme in L'ironia di sempre, brano contenuto nell'album Ricomincio da 30, inciso dal cantautore napoletano nel 2008, nda):
Di Pino mi ricordo tantissime cose. Incontrare un cantante che ammiri e collaborarci, credo sia una delle esperienze più belle che possano succedere in un percorso artistico, ti danno un grande incoraggiamento, una grande conferma e allo stesso tempo una grande ispirazione. Quando lui mi ha chiamato per chiedermi di collaborare con lui, citandomi delle canzoni che avevo scritto io e che gli erano piaciute tanto, lì veramente mi sono sentita più forte, più incoraggiata ad andare avanti. Pino è stato uno dei pochi che ha creato un ponte musicale con la musica d'oltre Oceano, abbiamo un po' gli stessi riferimenti musicali e per questo l'ho stimato sempre e lo stimo ancora anche se lui non c'è più.
A un certo punto, poi, ti ha scoperta persino il Brasile…
Il Brasile, musicalmente parlando, è uno dei paesi più forti, là c'è un grande fermento. A ciò si aggiunge anche la ricchezza letteraria di cui gode il paese, con una poesia e una letteratura che sono meravigliose. Quando stavo lavorando al mio primo disco ho conosciuto Daniel Jobim, nipote di Tom Jobim il re della Bossanova. Io già ero pazza della musica brasiliana e quando Daniel nel 2008 mi ha invitato ad andare in Brasile, ho accettato l'invito e sono partita. Lì ho conosciuto tantissimi musicisti e artisti e la prima grande collaborazione è stata con Ana Carolina, una collaborazione che continua ancora oggi e che si è estesa anche ad altri artisti. In Canzoni ci sono duetti, oltre che con Ana, anche con Gilberto Gil e Chico Barque. Diciamo che piano piano sono riuscita ad assaporare la vera realtà musicale che c'è in Brasile.
Un commento su Sanremo, al quale tu hai partecipato nel 2012. Secondo te, oggi, è una tappa obbligata che sicuramente aiuta a “sfondare” o un qualcosa di controproducente e da evitare per chi voglia fare un certo tipo di musica?
Io non credo che nella musica ci siano errori, succede solo se tu non sei autentico nelle tue scelte. Quando ti trovi in una situazione in cui il tuo statement creativo non ti viene da dentro, ma ti viene imposto dalle leggi del mercato, allora lì possono esserci errori, ma se invece tu sei padrone di quello che fai, non ci sono errori, ci possono essere magari giri un po' più lunghi per arrivare dove vuoi arrivare. Non credo che Sanremo danneggi e non credo nemmeno che sia una tappa obbligata; è un'esperienza che, per chi conosce l'Italia, la canzone italiana e lavora in Italia, è sicuramente un evento importante a cui prendere parte. Se penso a tutto quello che di bello e importante è uscito da lì, allora veramente chapeau a Sanremo. È uno degli eventi musicali più importanti in Italia, ma non credo che sia determinante per la costruzione di una vita nella musica. Sicuramente è un qualcosa che ti arricchisce e che magari potrai raccontare ai tuoi nipoti.
Sono passati quasi 11 anni dal tuo debutto. Chi è Chiara Civello oggi?
Rispetto a 11 anni fa, sicuramente sono più libera, più padrona di quello che canto e di quello che dico, più consapevole e un essere molto più grato per tutto quello che mi è successo fino ad oggi. La gratitudine è la prima cosa che mi viene in mente. Guardando indietro, mi rendo conto di avere fatto tantissima strada, in un modo tra l'altro molto anomalo e poco prevedibile, ma che mi ha arricchito come essere umano come non mai. Quello che ho oggi in mano è una libertà e una maturità maggiori, ho un po' smaltito i timori tipici di chi è agli inizi, ma convivo con la nascita di altri nuovi piccoli timori e meno male!
Se dovessi esprimere un desiderio artistico, quale sarebbe?
Musicalmente non è una sola la cosa che vorrei fare. Mi piacerebbe poter espandere il mio inventario musicale attraverso i vari paesi del mondo perché ognuno ha rivelato una parte di me. Mi piacerebbe per esempio scoprire la Chiara in Oriente, in un paese come l'India o la Cina. Accendere delle lucine dentro di me nella scoperta dei vari paesi del mondo.
Domenica parte proprio da New York il tuo tour statunitense, che poi proseguirà a Boston, Miami e Washington. Chi è il tuo pubblico qua negli States?
Questa volta, che presento un disco italiano di canzoni italiane, credo che tra il pubblico ci saranno tanti italiani o estimatori dell'Italia e della musica italiana. Solitamente, le altre volte che mi sono esibita negli Stati Uniti, sono venuti a vedermi gli appassionati della musica Jazz e non solo, anche quelli che amano la novità dello stile musicale che mi appartiene.
Finito il tour si ricomincia da…?
Sto lavorando all'uscita dell'album Canzoni anche in Brasile, e spero di tornare presto là per promuoverlo. Sarò a Milano il 13 e il 14 novembre all’UniCredit Pavillion, dove canterò alcune delle mie canzoni più rappresentative e farò una piccola anteprima di quello che sarà il prossimo disco, accompagnata dall'Orchestra Di Brescia. Poi mi chiuderò in studio per dedicarmi interamente al nuovo disco.
CHIARA CIVELLO EAST COAST TOUR:
Domenica 11 ottobre 2015 – New York, Joe's Pub
Mercoledì 14 ottobre 2015 – Boston, Scullers Jazz Club
Domenica 18 ottobre 2015 – Miami Beach, North Beach Bandshell
Lunedì 19 ottobre 2015 – Washington DC, The Hamilton
L'album Canzoni di Chiara Civello è disponibile su Itunes e Amazon.
Buon ascolto!