Tutto quello che desidera è scrivere, tutto quello che gli serve è nella sua mente. Idee, pensieri, immaginazione che trasforma in immagini, emozioni e sensazioni attraverso i suoi testi, scritti o parlati che siano. Lui è Alessandro Fruscella, associate creative director/copywriter alla BBDO New York, nato a Lanciano, in Abruzzo, ma cresciuto a Roma. E’ un copywriter, un maestro delle parole che seducono, convincono e inducono ad agire.
Dalla provincia abruzzese, Alessandro si trasferisce nella capitale per poi essere catapultato, quasi per caso, nel più celebre skyline americano per la sua “fame” di successo. Prima di partire per l'America una zingara gli aveva detto che nella vita servono tre cose: fortuna, pazienza e coraggio. Tre parole rimaste impresse nella mente di Alessandro, nelle quali ultimamente crede molto e che l’hanno portato a conquistare un Silver Clio Award, un Leone d'Oro e uno d'Argento al Cannes Lions, International Festival of Creativity.
La sua filosofia di vita si riflette in questa frase di Leo Burnett, famoso pubblicitario degli anni ’50: "Nella vita bisogna puntare alle stelle. Non sempre si riuscirà a prenderne una, ma non si tornerà mai a terra con un pugno pieno di fango".
Nessun vincitore crede al caso. Friedrich Nietzsche
Testardo, curioso, puntiglioso e amante della scrittura, Alessandro ha sempre avuto le idee chiare, fin da piccolo. Da quando ha iniziato a tenere in mano la penna, non ha più smesso di scrivere. Legatissimo alla costa abruzzese, ma allo stesso tempo profondamente romano. Tanto che non sa dire, se gli riesce meglio l'amatriciana o la pasta agli scampi (quelli preparati con la ricetta di sua nonna). Infatti il suo secondo amore dopo la scrittura, è cucinare. Buona forchetta, adora i viaggi, lo sport, gli ideali e chi ci crede. Brillante e ricettivo a tutto quello che lo circonda, ha capito presto cosa voleva fare nella vita: il copywriter. “Volevo un lavoro che fosse stimolante, creativo e assolutamente non monotono e convenzionale. Volevo usare la mia testa, le mie idee e mettermi in gioco. Quando ho sentito parlare della professione del pubblicitario e del mestiere di copywriter (quello che tira fuori le idee per spot tv, radio, stampa, internet e poi ne segue la parte scritta, supervisionando spesso anche la produzione), ho capito che quello era ciò che volevo fare. Come diceva Confucio? Trova un lavoro che ti piace…”. Alessandro lo ha trovato, ed ha avuto la fortuna e la caparbietà di seguire il cuore.
C'è un solo tipo di successo: quello di fare della propria vita ciò che si desidera. Henry David Thoreau
Subito dopo il liceo, si è iscritto all'università e contemporaneamente a un corso in Tecnica della Comunicazione d'Impresa. A metà del secondo anno ha iniziato uno stage come copywriter in un'agenzia romana. Da quel momento il suo lavoro è diventato la sua passione. “Ho cambiato un paio di agenzie, lasciato l'università e dopo qualche anno sono stato finalmente stato assunto in D'Adda, Lorenzini, Vigorelli, BBDO. Una delle migliori agenzie pubblicitarie italiane e parte di un importante network internazionale. Sotto Gianpietro Vigorelli (allora direttore creativo esecutivo e capo dell'agenzia), sono passati tutti quelli che oggi sono direttori creativi nelle principali agenzie italiane. Vigor ha fatto scuola e sono orgoglioso di aver lavorato con lui”.
Alla DLV BBDO Alessandro è rimasto per 7 anni, lavorando a Roma e spesso a Milano, imparando tutti i segreti del mestiere. Poi arriva il momento in cui si ha bisogno di nuovi stimoli. Durante gli ultimi tre anni nell’agenzia romana ha avuto la possibilità di lavorare su brand internazionali, entrando in contatto con un direttore creativo tedesco, producendo diversi spot e campagne andate in onda in tutta Europa. L’incontro col direttore tedesco gli ha cambiato le carte in tavola e se volete, la vita.
Tutto ha inizio quando, il direttore creativo si trasferisce a New York e Alessandro va nella Grande Mela per un viaggio di piacere, festeggiare i 18 anni di suo fratello. In quella occasione, non mancherà di contattarlo. Il direttore dal canto suo, è ben felice di risentirlo tanto da chiedergli di unirsi al suo team. Alessandro accetta senza pensarci due volte. Fa le valige e parte insieme a sua moglie. Era il 2010.
Spesso le grandi imprese nascono da piccole opportunità. Demostene
Dalla capitale della dolce vita è passato al centro del mondo. Un cambiamento che ha vissuto con entusiasmo, ma anche con la determinazione di chi vuole dare il massimo per ottenere il meglio. “Amo il cambiamento, quella sensazione di paura, mista all'emozione di mettersi in gioco. Ho fatto paracadutismo sportivo per diversi anni e nei momenti di cambiamento provo una sensazione simile a quando mi lanciavo. Il momento in cui apri la porta dell'aereo, ti aggrappi alla carlinga e ti lasci andare. E mentre cadi vedi l'aereo andare via. Non si torna indietro. La cosa migliore da fare è godersi la caduta. C'è tempo per tornare con i piedi per terra”.
All'inizio era un po' timoroso di trasferirsi a New York. Non sapeva a cosa andava incontro, come si sarebbe trovato, se fosse stato all'altezza del suo nuovo lavoro, anche per via dell’inglese. Per questi motivi, decide all’inizio di fare progetti a breve termine. Poi una volta arrivato però, è andato tutto bene. Ora può finalmente pensare a lungo termine. Naturalmente col benestare di sua moglie. “Penso che per i prossimi 3-5 anni rimarrò negli Stati Uniti. Devo anche sentire mia moglie e capire insieme a lei cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare. E' importante avere qualcuno al tuo fianco che ti supporta e ti aiuta a prendere le decisioni migliori e lei è una mia grande fan”.
Trasferirsi in un altro Continente insieme alla persona che si ama aiuta a superare più facilmente le difficoltà, a condividere successi e sconfitte e sostenersi a vicenda. “In coppia è più facile. Anche se credo che vivere New York da single sia una città molto divertente. Ma vedo in giro persone tristi alla disperata ricerca dell'anima gemella. Non è facile fare amicizie nella Grande Mela. Troppo veloce, frenetica. A volte egoista. Non si vive male, se ci si adatta e si trova il proprio spazio. Anche se a volte hai solo voglia di tornare a casa, e chiudere tutto il casino, la frenesia e il rumore fuori e ritrovarti con una persona con cui puoi parlare e condividere la quotidianità”.
Volare Oltreoceano è stata la scelta giusta perché gli ha dato nuove possibilità lavorative, gli ha permesso di mettersi in gioco su terreni più ampi, clienti globali, budget più sostanziosi, modi più organici e lungimiranti di fare comunicazione. Non solo su media tradizionali ma anche su nuove piattaforme. “C'è una frase che sento spesso e cioè che ‘New York è New York…’ ma devo dire la verità che mi ricorda molto la frase ‘Roma è Roma’. Credo queste due città, seppur così diverse, hanno qualcosa in comune. Quasi un peso quando ne pronunci il nome. Mi piace pensare che la sensazione che si ha oggi, venendo a New York, sia la stessa sensazione che gli antichi avevano andando a Roma. Il centro del mondo, cuore pulsante dell'economia, crocevia di culture differenti, edifici enormi. New York è un po' la Roma dei nostri tempi. Anche se Roma resta Roma. Amo l’Italia”.
Nonostante viva nella metropoli, Alessandro rimane sempre legato alla sua terra, al mare ed ai trabocchi. Un giorno, dice, tornerà a casa sua. “Non è facile lasciare gli affetti, gli amici, Roma, l'Abruzzo. Sono contento di essere qui. E’ una sfida. Ma so che prima o poi tornerò in Italia. Certo c'è la crisi, la disoccupazione e tutto il resto, ma non si vive male. La qualità della vita è sicuramente migliore. New York è caotica, rumorosa, sporca, costosissima. Certo, si lo so, New York è New York… Mi piace, ci sto bene, ma credo non si possa vivere qui per sempre”.
Quello che gli manca di più dell’Italia, come per molti italiani all’estero, è il cibo in particolare “il guanciale buono e gli scampi sono proprio due cose difficili da trovare qui. Poi le vongole veraci, i funghi porcini freschi e i peperoni secchi. Forse si è capito che mi piace cucinare”.
Prima di tornare in Italia, però, ha altri paesi da visitare e conoscere. Gli piacerebbe volare in Florida, ma anche in California dove suo fratello sta frequentando l'università. Poi naturalmente, c'è anche l'opzione Europa. Anche Amsterdam è una città che gli piace molto, che considera civile e di gran respiro internazionale. E’ aperto anche a diverse sfide come Dubai, Cina, Nuova Zelanda. “Fortuna, Pazienza e Coraggio non mancano. Vediamo la vita cosa ha riservato per me. Sono fiducioso”.
Senza rischi non si fa nulla di grande. André Gide
La sua sfida più grande a New York? Affermarsi come creativo in una lingua diversa dalla sua, far valere le sue idee, superare le difficoltà e reinventare la sua scrittura in inglese. Poi il trasferimento, i documenti, l'avvocato e tutto l’iter burocratico. “Almeno qui sai che se segui la procedura le cose succedono, contrariamente all'Italia dove tutto sembra andare a rilento a volte”.
La lingua è stata una sfida anche se è arrivato con una buona conoscenza, grazie alle estati trascorse in Inghilterra quand’era piccolo. Poi una volta imparato, ha iniziato a usarla il più possibile. “Adoro viaggiare e guardare film in lingua originale, leggere online in inglese e tenermi in contatto con i miei amici sparsi per il mondo. Tutto si può imparare, ovviamente ci sono momenti difficili. Certi giorni proprio non ti va di parlarlo e senti che lo stai parlando male, altri ti senti quasi madrelingua perché capisci tutto e tutti ti capiscono. Riesci persino a seguire un discorso e ad ascoltare la tv, cosa che all'inizio mi era davvero impossibile”.
In questi tre anni newyorkesi oltre ad aver migliorato l’inglese, ha avuto anche nuove opportunità professionali. Ha avuto la possibilità di lavorare su progetti interessanti, grandi brand e di avere budget milionari per realizzare alcune delle sue idee. Ha conosciuto persone da tutto il mondo, allargato i suoi orizzonti e gli ha anche un po' insegnato a credere in se stesso “non è che prima non ci credessi, ma mi ha dato la conferma che con la mia testa, con le mie idee posso farcela. E' bello essere pagati per pensare. Questo era forse il mio più grande obiettivo”.
Durante gli anni passati a Roma, ha avuto diversi riconoscimenti a livello nazionale e anche qualcuno all'estero. Ori, argenti e bronzi all'Art Director Club Italiano, Un'Antenna d'Oro al RadioFestival della Sipra, un Bronzo all'Eurobest Award e i lavori pubblicati su diversi magazine e libri di settore. Grandi soddisfazioni che lo rendono orgoglioso del suo lavoro.
Vince solo chi è convinto di poterlo fare. Virgilio
Dopo tre anni, Alessandro ha trovato il suo equilibrio nella città della frenesia. Ha imparato a seguire se stesso e non correre dietro la massa. “A New York hai un po' la sensazione che se sei qui devi in qualche modo meritarlo. E tutti sgomitano e cercano di farsi posto e strada come possono. C'è molta competitività, che è una cosa molto distante da me. Sono fermamente convinto che un rapporto cooperativo, in ogni campo, porti a risultati migliori che un rapporto competitivo. Forse il fatto che qui tutti sgomitano mi ha fatto capire che bisogna invece creare il minor attrito possibile. Con la vita, il mondo, gli altri. E assecondare le cose essendo sempre se stessi. Le soluzioni, le idee quelle non mancano. Ma è più facile trovarle se non ci si affanna troppo e non ci si intestardisce”.
Seguendo il suo ritmo e le sue esigenze la giornata tipo di Alessandro inizia con la sveglia ad un orario accettabile, alimentazione sana mangiando a casa e andando in palestra. “Odio svegliarmi presto, di solito arrivo in agenzia verso le 10, la giornata lavorativa si chiude intorno alle 18, ma spesso devo rimanere fino a tardi. Anche se cerco di organizzarmi in modo da poter uscire a un'ora accettabile, New York è challenging. Molto veloce. Si lavora tanto, anche se speso gli americani si perdono in un bicchier d'acqua. A volte sono in troppi e si crea confusione. Quando posso, vado in palestra durante la pausa pranzo o dopo il lavoro, poi faccio la spesa, torno a casa e cucino. Cerco di mangiare fuori il meno possibile. New York è pericolosa, troppe tentazioni, porzioni enormi, qualità media, facile prendere chili. Mangiare fuori non è salutare, troppe schifezze”.
Infatti il primo anno ha preso circa dieci chili. Poi un giorno si è guardato allo specchio ed era ora di correre ai ripari! Ci è voluto un annetto per perderli tutti (e anche qualcosa di più). “Adoro cucinare, ho iniziato a mangiare leggero a pranzo (quando sono fuori) e a cucinarmi qualcosa di gustoso e non troppo pesante la sera. Ho diminuito la pasta e iniziato ad andare in palestra. Sembra che qui in America o diventi un ciccione o un salutista. Altra cosa importante qui è saper leggere le etichette del cibo. La tutela dei consumatori è minore rispetto all'Europa, ed è bene stare attenti”.
Nonostante il cibo tentazione di cui bisogna far attenzione, Alessandro di New York ama soprattutto il fatto che sia unica, diversa, piena di vita, energica e assolutamente informale. “Amo passeggiare per Chinatown e Little Italy, adoro Elizabeth Street a Soho, il Village e l'East River ferry, il flea market di Wiliamsburg dentro la Brooklyn Savings Bank, i saldi di Sacks sula 5th Ave, i rooftop e le feste delle case di produzione. Odio il rumore di fondo che c'è, la superficialità di certe persone, i prezzi alti, l'inquinamento e la frenesia che a volte non ti lascia un secondo libero. E odio il fatto che qui non si sente il rumore del mare”.
Tra i pro e contro di vivere a New York, di cui sono più quelli positivi, Alessandro ha realizzato molti obiettivi e ottenuto diversi successi. Non potrebbe chiedere di più. Il suo sogno? “Non smettere mai di sognare”.