Stefano Pietta vive e lavora in provincia di Brescia: da 34 anni, da quando è nato, è costretto su una carrozzina da una tetraparesi spastica. Uno come ce ne sono tanti. Ma, a differenza di molti altri, invece di limitarsi a “sopravvivere”, nella totale indifferenza di quelli che quando incontrano un disabile per strada voltano la testa dall’altra parte fingendo di non vederlo, lui ha deciso di vivere la sua vita al 100 per cento. Ha a un lavoro a tempo pieno, scrive su diversi blog e la sua pagina Facebook è seguita più di quelle di molti personaggi politici o attori. Ma non basta. Ha anche lanciato una radio che gestisce da solo: radio SteradioDJ che lui stesso ha definisce la “one man radio”. Trasmette ogni giorno dalle 10,30 alle 23,00 (!), in streaming. Capita di incontrarlo agli eventi musicali più diversi, sempre in prima fila a seguire ciò che accade….
Stefano, innanzi tutto, grazie di averci concesso un po’ del tuo tempo, che sappiamo essere preziosissimo. Gestire da solo una radio deve essere un impegno pesante…
“Quello di gestire la radio è sicuramente un impegno gravoso perché la gestisco praticamente da solo. Mi impegna praticamente tutto il giorno: vado in onda alle 10,30 del mattino e continuo fino alle 23,00. Tutto il giorno, tutti i giorni. Per me, la radio è stato un modo per fare nuove amicizie e per vivere a contatto con la gente, anche su Facebook e su Twitter con le pagine dedicate alla radio”.
Un impegno gravoso. Eppure questa non è la tua attività principale…
“No, è poco più di un hobby. Sono un “telelavoratore”: lavoro a distanza come impiegato informatico, regolarmente assunto. Nel corso della giornata, alterno momenti di connessione in rete con momenti in cui mando online musica e do notizie che, ovviamente, danno particolarmente spazio alla disabilità che è un po’ il tema portante di SteradioDJ. A volte, quando non sono alla consolle, mando un po’ dei pezzi registrati in precedenza. E così tutto il giorno, alternando musica, notizie e programmazione”.
Un esempio di come le nuove tecnologie (un altro esempio potrebbe essere lo sport) potrebbero accelerare l’integrazione delle persone con disabilità.
“Sì hai ragione, mi auguro che possa essere utile: che altre persone con disabilità possano, non dico prendere me come esempio perché non voglio essere un esempio per nessuno, ma essere uno spunto per capire che lo sport o molte altre cose possano essere utilizzate per far sì che persone con disabilità siano sempre più integrate. Certo c’è ancora molto da fare soprattutto dal punto di vista mentale. C’è gente che, ahimè, vede ancora nella disabilità un ostacolo, un tabù”.
Dove e come si parla di disabilità in rete?
“Secondo me il problema è proprio di “cultura educativa”. É la cultura, il modo di pensare, l’educazione della gente che vanno migliorate. In questo settore si può fare davvero tanto. Secondo me, cultura e “barriere mentali” sono i principali limiti che ostacolano tanto le persone con disabilità”.
La diffusione di strumenti smart di comunicazione è fondamentale per consentire un uso condiviso delle tecnologie da parte di persone con disabilità e di persone senza handicap. Lo smisurato mondo delle app, ad esempio, ha margini di sviluppo enormi e in larga misura inesplorati.
“La forza della radio è (anche) di essere il media che meglio si è adattato alla rivoluzione web. Anzi, se ne è servito per amplificare le proprie possibilità. Ad esempio, si possono ascoltare le mie trasmissioni o in rete collegandosi al sito web SteradioDj.it. E poi, per i dispositivi mobili, gli smartphone, è possibile scaricare dal mobile store l’app per ascoltare la mia radio. Le nostre trasmissioni possono essere ascoltate anche dalla pagina Facebook”.
Purtroppo, spesso, al di là di tante belle parole (come welfare e diritti civili), la vita di un disabile, in Italia, può essere molto difficile, come dimostrano le polemiche riguardanti le misure per le persone diversamente abili contenute nell’ultima manovra finanziaria.
“Di sicuro ci sono delle difficoltà. E ce ne sono ancora tante. Ma se, come dicevi tu, sono tante le difficoltà, forse sono ancora di più i tabù. I problemi poi sono legati anche alle infrastrutture, anche se ormai i luoghi che possono ospitare persone con disabilità sono tantissimi”.
Qualche anno, fa venne lanciata una petizione per consentire alle persone con disabilità di avere una vita relazionale completa. Pensi che si sia raggiunto qualche risultato?
“Qualche risultato è stato raggiunto. Le persone con disabilità che si relazionano con il mondo esterno sono moltissime. Io ne conosco tantissime e sono comunque sempre di più. Però, c’è ancora molto, molto da fare: sono ancora molte le persone con disabilità che vivono recluse in casa. Per contro sono tante che riescono ad uscire per svolgere nuove attività. O, a volte, anche solo per farsi “pesare” meno la propria disabilità. Sì, si è fatto qualcosa, ma c’è ancora tanto da fare. Qualche risultato è stato raggiunto ma c’è ancora molta strada da fare”.
Grazie, Stefano, per il tempo che hai trovato da dedicarci e soprattutto per l’esempio che dai ogni giorno per stimolare le persone con disabilità fisica a vivere la propria vita invece di chiudersi in se stessi e tra le mura domestiche
“Ciao a tutti e grazie a voi”.