L’Italia è sempre la “nostra” Italia: la casa, la patria, il paese che amiamo. Dove si ritorna. E così Vittorio S. Baduel, autore del libro Gli espatriati (Baldini & Castoldi), nato a Torino nel 1953, ha vissuto a Londra, Parigi e Sydney, ma oggi è tornato a casa e vive in provincia di Cuneo. L’abbiamo intervistato non soltanto per il libro appena dato alle stampe, ma per farci rivelare i segreti di una Ibiza passata e felliniana, dove un ricco assicuratore milanese, un rampollo di una famiglia di industriali svedesi e un playboy cosmopolita e squattrinato, vivono in un dorato esilio. Alla ricerca di una soluzione e di una pausa di vita, allietata da donne, alcol, cibo e altro.
Filippo, Lars e Lazlo partono per la Spagna, chi in fuga da un matrimonio terminato, chi da una famiglia troppo tradizionalista, chi da tutto, per andare alla ricerca di una soluzione, se possibile, e di una vita piacevole ricca di divertimento. In ogni caso, vivono una libertà con pochi limiti, cercando di essere fedeli a se stessi o al proprio personaggio a rischio di perdersi, ma anche con la voluttà di perdersi se questo può produrre piacere. Anche se effimero. Come è nato questo libro?
I libri sono sempre dei gran misteri. Possono dormire anni dentro di te senza che tu te ne accorga, poi basta un attimo e ciò che avevi inconsapevolmente custodito fuoriesce, le esperienze prendono forma come la fantasia, si mescolano in giochi creativi e catartici.
Barcellona, la Finca del sole, l’Andalusia e Ibiza, vengono descritte nel testo in ogni minimo particolare. Viene quindi da chiederle: che cosa c’è di autobiografico in questo libro?

Vittorio Baduel
C’è tutto e c’è nulla. Ma questa è la classica risposta quindi ne cerco un’altra. C’è la cornice, il conoscere a fondo i personaggi, i cibi, i vini, la gente e i luoghi, che possono essere descritti bene solo da una persona che in tali luoghi ha vissuto. Altrimenti si è dei falsari. Prendi in mano un libro di un falsario, e dopo cinque pagine ti accorgi che stai leggendo lana caprina. Questo non mi piace e non mi è mai piaciuto. È come prendere in giro il lettore. Quindi, per darle una risposta precisa: ogni cibo, ogni vino, ogni personaggio, è vero. Tutta la trama è falsa. Ma, devo aggiungere: è proprio il filo acrilico infilato nella pura lana vergine, ovvero la fantasia, a rendere credibile il romanzo.
Sicuro?
Il desiderio di una vita spensierata, la fuga continua dalla realtà, il preferire il divertimento alla riflessione, è indice non sempre di superficialità, ma è la constatazione che nella vita, talvolta, manca il desiderio di fare sul serio. O forse la “serietà della vita”, si guardi Gauguin, non è sufficientemente “seria” da piegare certi individui alle sue regole. Costi quel che costi.
E i personaggi?
Il rapporto con il gioco, inteso come spirito positivo, il non prendersi, nella vita, troppo sul serio, ci dice chi siamo. E magari, dice a “loro”, ai nostri eroi, chi sono o cosa potrebbero essere. Ibiza è un “fine settimana” dilatato prima dell’inevitabile lunedì. Filippo, Lars e Lazlo devono arrivare, e arriveranno all’estremo di un qualcosa che non conoscevano –perché nessuno nasce “imparato”– ma che useranno, come faro, per dirigersi. Per scegliere cosa fare “da grandi”. Se no, la vita, deciderà per loro.
I personaggi che descrive sono naturali, veri, la sua penna fotografa più che raccontare. Cosa si sente di dire ai lettori che leggeranno il suo libro e che magari aspettano un viaggio proprio come Filippo, Lars e Lazlo, per cambiare sé stessi?
Le cose vanno colte al momento giusto.
Le donne che incontrano i tre amici protagonisti hanno una caratteristica in comune, sono tutte in fuga dal mondo delle certezze e degli impegni. Che spazio trova l’ amore in un contesto variabile e incerto dove le serate sono trascorse tra alcol e droga?
L’amore trova spazio in una ricerca continua che porterà i protagonisti dentro e fuori dall’esilio. Le donne, sono sempre più feroci, più tenere, e soprattutto più rapide degli uomini. Anche a Ibiza: sono già sui blocchi di partenza, mentre l’uomo ancora bighellona, è incerto sul da farsi. E poi, parimenti, le donne, sono le prime a rendersi conto che il giro di pista è finito, e a ritirarsi, proprio quando il compagno si sta abituando e si chiede perché lei si ritira. Gli uomini sono quasi sempre presi in contropiede dalle donne. Anche a Ibiza.
Non sveliamo il finale.