Piazza del Plebiscito non è mai stata così silenziosa, piazza del Plebiscito non è mai stata così rumorosa. Silenzi e applausi si alternano per accogliere e ringraziare quel ragazzo di Santa Chiara che cantava Napule è. Le persone corrono per scorgere anche un solo angolo o immagine di quella bara dove il corpo di Pino Daniele giace, il corpo perché l'anima è in ogni strada di Napoli e nei luoghi che lui ha amato di più, che sono stati d'ispirazione alla sua musica.
La sua strada verso casa è stata condivisa con tutti quelli che attraverso le sue canzoni si sono innamorati, sposati, che si sono realizzati nella vita e che semplicemente hanno goduto il presente e la sua musica. La vita è qui ed ora e, talvolta questo pensiero ci sfugge pensando al passato e poi al futuro, ci si dimentica che il dono più prezioso è l'attimo. Pino Daniele ha fatto di ogni suo attimo un dono, scrivendo canzoni, raccontando la sua Napoli, talvolta con sottili denunce, simpatia e ironia, ma sempre con passione.
Una musica che diventa prima riscatto personale e poi il riscatto di un'intera città, un riscatto nel mondo, già perché Pino Daniele ha portato Napoli nel mondo e il mondo a Napoli anche nel giorno del suo funerale. L'attimo immortalato, raccontato, fatto canzone può far vivere l'eternità. Pino vive con 150 mila persone nella sua amata piazza del Plebiscito. E come cantava "Io voglio il sole dentro di me", quel sole l'ha portato a Napoli, un sole di speranza, dopo la neve caduta nella città alla vigilia di Capodanno arriva un nuovo segno: una folla gremita e raccolta ha recitato durante la celebrazione religiosa guidata dal cardinale Crescenzio Sepe la preghiera del Padre Nostro, è una Napoli che ci prova, è una Napoli piena di volontà, è una Napoli che vuole con tutta se stessa cambiare direzione, è una Napoli che vuole camminare all'insegna della fede proprio come ha fatto Pino che portava il rosario sempre in tasca con sé.
La musica è un dono, la musica è presa di coscienza. “Pino – ha commentato Sepe – è stato un messaggero. Siamo qui per salutare il nostro fratello Pino e per rendere grazie a Dio della sua persona, della sua arte, della sua poesia”. Pino come artista, Pino come uomo, Pino come cristiano. Mi rendo conto tra silenzi rotti da mille applausi che finalmente Napoli è riuscita a squarciare il velo che ti separa dal vero senso della vita, cogliendo tutte le dimensioni che può avere un uomo e una città: è una sensazione amara e bella insieme, è una sensazione malinconica e positiva, è una sensazione che non si può scrivere. Nella mia vita ho scelto le parole per spiegare tutto, eppure questa volta non so se posso riuscirci, ci sono sensazioni che non trovano parole, ma che si possono comunicare, nel silenzio dell'anima, lì nella stanza che Pino ogni giorno arredava di musica, lì dove si muovono le cose, dove la speranza è luce, dove si prende coscienza di quello che si può essere, per sé, per gli altri, per il mondo intero. Lì dove capisci che la vita va consumata, va spesa, va donata come si è donato Pino a Napoli e poi, al mondo.
Piove, ma Napoli non si smuove. Napoli non lascia Pino perché ora Napoli vuole essere. Napoli è serena anche sotto la pioggia, tanto l'aria s'adda cagna'.