Oggi vi parlo di Simone Bertollini, avvocato di immigrazione a New York. Una storia interessante che evidenzia come l’Italia lascia scappare persone in gamba e meritevoli. Ma soprattutto come la caparbietà e la determinazione aiutano a raggiungere i propri obiettivi.
Simone, originario di Roma, dall’Italia si è trasferito in America per diventare avvocato dopo che l’Università italiana gli aveva impedito di laurearsi. Il motivo? Semplice, aveva fatto tutti gli esami troppo velocemente mentre una legge del 1938 stabilisce un tempo minimo di quattro anni per poterti laureare, ovvero la durata del corso di laurea in giurisprudenza. Allora cosa ha fatto? Ricorso al Tar. Ma ha perso. Niente laurea prima del previsto. Invece di scoraggiarsi, Simone ha fatto i bagagli ed è volato Oltreoceano. Qui ha rifrequentato l’Università e ha nuovamente finito tutti gli esami in anticipo. Questa volta, però, la pergamena gli è stata consegnata. Ora vive nel New Jersey e ha lo studio a New York.
"Il successo è figlio dell'audacia" Benjamin Disraeli
Simone è a New York da poco più di due anni. Negli Stati Uniti da quattro anni e mezzo. In questi anni è tornato in Italia solo due volte. I primi due anni ha vissuto in Kansas per frequentare la School of Law dove si è laureato in giurisprudenza. Quando, poi, è diventato avvocato si è trasferito nel New Jersey dove vive, mentre a New York lavora. Ha scelto di vivere a Weehawken, sull’Hudson River con vista Manhattan, perché è più stile italiano e meno caotica.
Per lui l’aver perso la causa al Tar più che una sconfitta è stata una vittoria. “È stata la cosa piú importante della mia vita. Perché dopo che ho perso la causa ero arrabbiato. Ma mentre gli altri facevano gli esami io ho iniziato a fare i bagagli e iscrivermi ad un'università americana”.
Simone, in America ha avuto l’opportunità che l’Italia gli aveva negato e sottolinea come “Negli Stati Uniti se vuoi fare, fai! La mentalità é che il limite è il cielo. Più in alto vuoi andare, se ce la fai, va bene. Invece in Italia, ti mettono limitazioni”. Simone crede che chiunque voglia veramente una cosa, la ottiene. Lui non pensa di essere migliore di altri. Tutti possono raggiungere i propri traguardi. É solo questione di perseveranza e tenacia.
Simone, dopo aver finito i suoi risparmi, per riuscire a continuare a studiare ha avuto l’aiuto economico del padre. Chi vuole tentare la strada americana oltre a un minimo di budget, secondo lui, deve avere una forte motivazione, quella che manca a molti italiani: “La mia teoria é che le persone in Italia sono molto agiate e non sono motivate a fare sacrifici. Rispetto agli italiani, gli americani sono più coscienti del fatto che se vuoi qualcosa te la devi guadagnare. Non ti viene dal cielo. Come mi sembra in Italia. La gente si aspetta che le cose succedano o che qualcosa gli sia dovuto. Qui non la pensano così. Tutti quanti si danno da fare. Per venire a New York è necessario trovarsi il proprio spazio e fare qualcosa di innovativo. Cose troppo generiche non funzionano. Chi viene pensando di fare la vita da illegale e fare lavori poco qualificati la vedo più come una tortura che una possibilità di carriera. Ma vedo che in Italia non c'é nemmeno quell’opportunità quindi è possibile tentare questa strada”.
Una volta arrivato a New York le difficoltà sono state diverse. Cultura, mentalità, stile di vita, lontananza e lingua differenti rendono la vita più complessa. Ma la forza di volontà e la voglia di riuscire hanno preso il sopravvento.
Le avversità possono essere delle formidabili occasioni. Thomas Mann
Ad ostacolare la permanenza di Simone negli States, come succede in molti casi, era il rinnovamento del Visto. In quel momento si è consultato con il miglior studio in America specializzato in pratiche per l'immigrazione, per avere un visto E-2 per investimento. Ma lo studio gli ha detto che non poteva rappresentarlo perché non avevo un caso. Quindi non poteva fare il visto. Allora se lo è fatto da solo. Ha presentato il suo business plan all’Immigrazione anche se non aveva i requisiti minimi di investimento iniziale. È riuscito ugualmente a farlo approvare puntando sulle possibilità di entrate che poteva ottenere avendo già diversi clienti. Dopo la questione del visto è passato da essere criminal lawyer ad avvocato dell’immigrazione
Il Visto è il primo ostacolo per chi arriva negli Stati Uniti. L’ideale sarebbe un visto di lavoro ma è difficile ottenerlo e, come spiega Simone : “Poche persone hanno i requisiti per un visto di Lavoro. Molti ottengono visto E-2 (per investimento) o B-1 per business o ricongiungimento familiare. Inoltre la legge prevede che non puoi venire da turista e cercare lavoro. Puoi venire quando hai già il lavoro. Ma trovarlo è difficile. Ogni anno il Governo rilascia 65mila Visti H-1B per le persone qualificate. Questi vanno ad esaurimento. Quest’anno li hanno assegnati in tre giorni. Quindi alla fine anche se una persona ha le qualifiche e un’offerta di lavoro non può ancora venire. La riforma dell'immigrazione, quando verrà approvata, prevede il passaggio da 65 mila a 110 mila visti. E un incremento a 180 mila in casi particolari. Il visto F1, per studenti, è il più abusato e non prevede di lavorare. Solo in condizioni limitatissime il visto F1 permette di lavorare. Se l'Immigrazione ti scopre scatta il procedimento di espulsione. Si può venire come turista per tre mesi con un'ESTA, un Visto che si ottiene semplicemente facendo una richiesta on line. Ma anche con questo non si può assolutamente lavorare”.
Molti aspirano anche ad ottenere la green card, ovvero la residenza permanente, ma, mi racconta Simone: “Ci sono diversi modi per ottenerla e sono abbastanza complessi. La lotteria la vogliono eliminare e io non la considero nemmeno tra i sistemi per ottenere la green card. Ogni anno ci sono 30milioni di domande e assegnano 50.000 green card. Non so quanto una persona possa farci affidamento. Sicuramente per le persone che non hanno i requisiti la lotteria, anche se é un miraggio, è meglio di niente.
Molti prendono la green card tramite ricongiungimento familiare. Oppure è possibile tramite il lavoro. In questo caso bisogna dimostrare, che nell’area in cui l’immigrato intende lavorare, non c'é nessun’altra persona con le stesse qualifiche che possa ricoprire la carica che va ad assumere. A New York non trovare una persona con le stesse qualifiche è molto raro. Chi é la persona non rimpiazzabile?”.
Per vivere a New York, di ostacoli ce ne sono, ma sono superabili: basta volerlo. E come dice Simone alla fine dell’intervista “fino a che c'é speranza io do sempre il massimo e poi aspetto i risultati”.
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