Quando sono stato invitato a tenere uno speech su Net Zero alla COP27 in Egitto, non ho risposto subito, senza esitazioni, che sì, sarei andato. Anzi, ho avuto molti dubbi. Ero studente quando Giulio Regeni è stato rapito, torturato e ucciso. Ho vissuto questa tragedia come se fosse successo ad uno di famiglia. La maniera in cui si è svolta, la crudeltà e poi quella sensazione di ingiustizia mai raggiunta, seppure lì a portata di mano, ha scritto su questa vicenda uno di quei “mai più” con cui tappezzare le nostre città. L’Egitto è la mancanza di rispetto dei diritti umani.
Ho avuto bisogno di tempo per riflettere, per confrontarmi, per pesare i pensieri. Alla fine ho scelto di andare, perché ho pensato che sia importante raccontare la nostra visione, portare la nostra preoccupazione, la nostra critica e le nostre proposte alternative. Conta esserci, conta mettere sul tavolo le proprie istanze. Non possiamo arroccarci nelle nostre elitarie posizioni europee, dai nostri uffici riscaldati, dobbiamo sporcarci le mani e difendere l’idea di un Pianeta più equo.

Libertà è partecipazione, cantava Giorgio Gaber. Io aggiungo che conoscenza è libertà. Per questo oggi sono in Egitto, per imparare e per conoscere e anche per raccontarlo.
Sono atterrato in Egitto ieri sera con le aspettative basse ma con tanta curiosità.
Sto per partecipare ad una conferenza che mi stupirà e riuscirà a fare piccoli (va bene anche piccoli) passi decisivi, o sarà una grande opportunità non sfruttata?
Le COP sono potenzialmente occasioni serie, dal fortissimo profilo scientifico i cui stakeholder, gli stati, hanno il potere di porre dei limiti e dei vincoli molto consistenti ai loro sistemi economici e produttivi.
Nei primi giorni di conferenza si è parlato, più di quanto mi aspettassi, di Loss and Damage.
È la prima volta che il tema è stato ufficialmente messo nell’agenda di una COP, in quelle precedenti era stato un argomento abilmente evitato dai paesi più ricchi.
Per farvela veloce, con l’espressione “Loss&Damage” si intendono aiuti economici dei paesi più ricchi a quelli più poveri, per compensare i danni e le perdite subite a causa del cambiamento climatico.
For the first time since the adoption of the UN climate convention, Parties agreed to introduce #LossAndDamage funding as an agenda item at the climate conference. (1/2) #COP27 pic.twitter.com/Ct8Q6WVnd0
— COP27 (@COP27P) November 6, 2022
Attenzione: non si tratta di fondi per aiutare l’adattamento di questi paesi alla crisi, si parla di soldi per compensare le perdite. È giusto che i paesi più ricchi, in virtù del loro debito ecologico e del loro potere economico supportino economicamente i paesi più colpiti dai cambiamenti climatici. Va benissimo, ci piace.
Ma non basta. Riparare e adattarsi è fondamentale, ma è quanto mai necessario mitigare, ridurre, ottimizzare e per farlo servono scelte coraggiose, quindi stati coraggiosi.
E’ un po’ come quella cooperazione dei polli, io la chiamo così. Do i polli ai più poveri perché loro mangino, io ho la coscienza a posto ma dopo poco siamo allo stesso punto. Servono strategie non toppe.
Serve creare una società che sia in grado di creare il proprio futuro (non sbarcare il lunario del presente) appoggiandosi a un welfare che ne supporti e – perché no? – migliori l’esistenza.
Da dove si comincia? Dalla scuola. Non ho neanche mezzo dubbio. Ancora una volta. Serve coraggio.