“È stata una buona giornata per la democrazia, una buona giornata per l’America” ha detto il presidente Joe Biden dalla Casa Bianca commentando i risultati delle elezioni di Midterm. Una conferenza stampa per rassicurare gli americani e per avvertire i repubblicani che nella prossima legislatura, data la modesta supremazia alla Camera dei Rappresentanti dovranno includere lo zoccolo duro del partito, composto da complottisti e alleati dell’estrema destra. “La gigantesca ondata rossa non c’è stata. Capisco la frustrazione dell’elettorato. Avverto i repubblicani che non sosterrò nessuna misura che possa aggravare l’inflazione. No firmerò nessuna legge che comporti il taglio della Social Security, pensione sociale, o del Medicare, la mutua.
Con i risultati delle elezioni di Midterm ancora non del tutto definitivi, c’è una certezza: non c’è stata la ‘red wave’, la spallata rossa con cui i repubblicani si sentivano già al comando del Congresso. Per ora alla Camera i repubblicani sono in vantaggio con 203 congressmen contro i 187 dei democratici. Molta incertezza sui restanti 45 seggi. La maggioranza la si ottiene con 218 parlamentari. Incertezze anche al Senato, che come è noto è composto da 100 senatori, con al momento 49 seggi ai repubblicani e 48 ai democratici. In tre Stati, Georgia, Nevada e Arizona, resta ancora incertezza per l’esiguo numero di voti che separa i candidati.
L’indignazione delle donne per le restrizioni imposte dalla Corte Suprema sull’aborto ha bilanciato il malcontento cavalcato dai repubblicani per l’inflazione. Ma non solo. La rivincita che Donald Trump aveva meditato imponendo i suoi candidati Maga è fallita. Solo pochi di quelli da lui scelti hanno superato l’esame dell’elettorato.
E il governatore della Florida, Ron Desantis, la nemesi politica dell’ex presidente all’interno del Gop, ha ottenuto una strabiliante vittoria. Come è noto Desantis non fa mistero delle sue ambizioni presidenziali. Due scommesse perdute da Trump che sono destinate a rendere più complicati i suoi piani per ricandidarsi alla Casa Bianca anche se ha già fissato la data del 15 novembre per il “grande annuncio”. Un successo questo di DeSantis che irrita Donald Trump che ha già fatto sapere di essere pronto a spiattellare “cose non belle” sul suo rivale perché lo conosce “più di chiunque altro, forse più di sua moglie”.
“L’ex presidente aveva previsto una notte fantastica di festeggiamenti a Mar-a-Lago – afferma alla Cnn la giornalista del New York Times e scrittrice di successo Maggie Haberman – ma invece, di fronte ai risultati negativi di decine dei candidati da lui scelti Trump ha avuto uno dei suoi noti eccessi d’ira. Era “livido” e “ha urlato con tutti, ma principalmente contro sua moglie Melania per averlo convinto a sostenere il dr. Oz in Pennsylvania”.
Da aggiungere che sull’ex presidente, ora che le elezioni sono finite, aleggia lo spettro di una incriminazione dal Dipartimento della Giustizia per il tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2020. Altro sale sulle ferite dell’ex capo della Casa Bianca viene dalla conferma dell’Attorney General di New York, Letitia James, che da anni indaga sulla poco cristallina amministrazione delle società dell’ex presidente, che è stata riconfermata nella sua carica.
I repubblicani stanno cercando di capire perché i risultati elettorali siano stati al di sotto delle aspettative e le accuse sono già esplose tra i trumpiani e l’ala tradizionale del partito. “Chiaramente non sono andate per il verso che ci aspettavamo” ha detto Brendan Steinhouser, consulente repubblicano, alle telecamere di Fox News.
I repubblicani comunque dovrebbero conquistare la maggioranza alla Camera anche se con una maggioranza inferiore al previsto. Il che renderebbe molto più difficile a Kevin McCarthy, se sarà nominato speaker della Camera, poter controllare le frange più intransigenti del suo partito.
Ma questo non ferma le recriminazioni interne con gli oppositori di Trump che affermano che l’ex presidente e le sue continue infondate recriminazioni sulle elezioni “rubate” sono state un freno agli elettori moderati e agli indecisi dopo che il partito si presentata con una posizione di vantaggio martellando l’elettorato con i danni provocati dall’inflazione e sul basso indice di approvazione per il presidente Biden. “Penso che ci sia stato un sentimento crescente tra i repubblicani e gli indipendenti nei confronti di quei candidati imposti da Trump”, ha concluso Steinhauser.
In Georgia ancora una volta si consuma un clamoroso testa a testa tra il reverendo democratico Rafael Warnock e l’ex campione di football Herschel Walker: con entrambi sotto il 50% necessario per essere eletti al primo turno e con una manciata di voti a separarli quando il 96% dei voti è stato scrutinato. Poiché nessuno ha superato il tetto del 50% delle preferenze si tornerà a votare il 6 dicembre in un ballottaggio per attribuire il seggio. Gli exit poll hanno stabilito che la posizione dei repubblicani sull’aborto è stata la causa determinante per la scelta del candidato democratico.
Sempre in Georgia è stata rieletta alla Camera la repubblicana Marjorie Taylor Greene, nota per la sua adesione alle teorie complottiste dei QAnon, grande sostenitrice di Donald Trump e tra coloro che hanno contestato la vittoria di Joe Biden alle elezioni di due anni fa, nei confronti del quale ha presentato una proposta di impeachment.
In Colorado l’altra congresswoman legata ai QAnon, Lauren Boebert, è in difficoltà nella riconferma del suo seggio alla Camera. Il democratico Adam Frisch ha un vantaggio di circa 5 mila voti con il 90% delle schede conteggiate.
I dem possono festeggiare una vittoria importante in Pennsylvania, con il vice governatore dem John Fetterman che al Senato ha prevalso sul chirurgo Mehmet Oz, quel “dottor Oz” televisivo che Trump aveva imposto contro i suggerimenti del partito. Fetterman, in via di recupero dopo un ictus che lo ha colpito durante le primarie, consegna così ai democratici un risultato cruciale in uno swing state decisivo per le elezioni del 2024. Sempre in Pennsylvania il democratico Matt Cartwright manterrà il suo seggio nell’ottavo distretto congressuale battendo il repubblicano Jim Bognet dato fino alla vigilia come il vincitore della gara. Vittoria anche per la democratica Summer Lee, prima donna nera della Pennsylvania ad essere eletta al Congresso. Ha battuto il repubblicano Mike Doyle con più dell’11% dei voti.
In Oklahoma il repubblicano Markwayne Mullin sarà il primo nativo americano, da circa un secolo, a rappresentare l’Oklahoma al Senato. Prima di lui, il nativo americano Robert Owen aveva lasciato il Congresso nel 1925. Mullin, un cherokee, ha sconfitto la candidata democratica Kendra Horn per il seggio che era detenuto dal repubblicano Jim Inhofe, che si è dimesso a gennaio.
In Florida Marco Rubio è stato eletto a un terzo mandato al Senato battendo la sfidante democratica Val Demings, afroamericana ex capo della polizia di Orlando. Sempre in Florida il 25enne dem Maxwell Alejandro Frost conquista un seggio alla Camera, divenendo il primo rappresentante della Generazione Z eletto al Congresso. La sua campagna elettorale si è concentrata su temi cari ai giovani come la violenza armata, il cambiamento climatico, il diritto all’aborto e un’aumentata assistenza sanitaria. Quattro giorni prima delle elezioni di Midterm Forst ha spiegato di essere diventato un attivista politico dopo la sparatoria di massa a Newtown, nel Connecticut, nel 2012. Sono entrato in politica, ha detto, perché “non volevo essere fucilato a scuola”.
A New York rieletti il leader della maggioranza democratica al Senato, Chuck Schumer, e la leader della sinistra dem, Alexandria Ocasio-Cortez. Schumer ha sconfitto il repubblicano Joe Pinon, conduttore della televisione di destra Newmax.
In Ohio dopo un serrato testa a testa, il repubblicano JD Vance, sostenuto da Donald Trump, ha vinto il seggio del Senato contro il dem Tim Ryan.
Nello Utah il senatore repubblicano, Mike Lee, ha mantenuto il suo seggio battendo il candidato indipendente Evan McMullin.
Nello Stato di Washington la senatrice democratica Patty Murray è stata rieletta per la sesta volta, battendo la repubblicana Tiffany Smiley.
In Nord Carolina il seggio al Senato se lo è aggiudicato il repubblicano Ted Budd, che ha battuto la democratica Cheri Beasley. Budd ha ricevuto l’appoggio politico di Trump.
Alle Hawaii Il senatore democratico Brian Schatz è stato nuovamente eletto governatore battendo il repubblicano Bob McDermott.
In Vermont il democratico Peter Welch ha conquistato il seggio che era del senatore democratico Patrick Leahy. Welch ha battuto, ricevento il 68% dei voti, il repubblicano Gerald Malloy, anche lui scelto da Donald Trump. La democratica Becca Balint ha rotto un tabù e sarà la prima donna eletta al Congresso in questo Stato. Becca Balint ha battuto il repubblicano Liam Madden. Il Vermont era rimasto l’ultimo Stato a non aver eletto una donna al Congresso. Con la sua vittoria, Balint diventerà anche la prima persona Lgbtq eletta al Congresso dal Green Mountain State.
In New Hampshire la dem Maggie Hassan ha vinto il seggio al Senato battendo il repubblicano Doug Bolduc.
In Arizona, i duelli per il Senato e la poltrona da governatore sono fermi in un conteggio fino all’ultimo voto. Il senatore democratico Mark Kelly – che nel 2020 ha vinto le elezioni speciali per il seggio del defunto senatore repubblicano John McCain – sta cercando la rielezione contro il repubblicano Blake Masters. Per ora è in vantaggio. Kari Lake la candidata scelta da Trump per il posto di governatore è invece in svantaggio sulla democratica Katie Hobbs e anche se il conteggio delle schede non è ancora finito, già ha detto che le elezioni sono truccate.
In South Carolina, Tim Scott, l’unico senatore repubblicano afroamericano, ha confermato il suo seggio sconfiggendo la democratica Krystle Matthews.
In Kentucky è stato rieletto senatore per un terzo mandato il repubblicano Rand Paul, che ha battuto il democratico Charles Booker. In Indiana il senatore repubblicano Todd Young ha battuto il democratico Tom McDermott.
L’Alabama ha la sua prima donna senatore. La repubblicana Katie Britt, che ha battuto il democratico Will Boyd, pastore della chiesa battista.
In Virginia la repubblicana Jen Kiggans ha battuto la dem Elaine Luria per un seggio alla Camera. Luria fa parte della commissione d’inchiesta che indaga sull’assalto al Campidoglio.
Ed infine il Nevada considerato uno stato chiave per il controllo del Senato. Secondo le proiezioni della Cnn, è testa a testa tra la democratica Catherine Cortez Masto, impegnata a difendere il suo seggio, e il repubblicano Adam Laxalt, sostenuto da Donald Trump. Con il 94% dei voti scrutinati Laxalt ha un leggero vantaggio.
Masto, diventata nel 2016 prima latina eletta al Senato nello stato, è stata per tutta la campagna elettorale considerata una degli ‘incumbent’ più a rischio, con lo spettro di essere bocciata dallo stesso elettorato ispanico che sei anni fa fece vincere. Il timore dei dem è che l’allontanamento dell’elettorato ispanico, tradizionale base del partito, sia dovuto alle posizioni conservatrici della comunità fortemente cattolica sull’aborto e sulla mancata riforma della legge sull’immigrazione. Poi la crisi economica ha fatto il resto dove la pandemia ha danneggiato fortemente l’economia che ruota intorno al business del turismo di Las Vegas ed è stato facile per Adam Laxalt, 44enne figlio e nipote di ex senatori del Nevada, appoggiato da Donald Trump e che sostiene le accuse infondate di brogli elettorali alle elezioni del 2020, che sta cercando di fare lo sgambetto alla Masto.