“La prospettiva di un conflitto nucleare, una volta impensabile, è ora tornata nel regno delle possibilità“. Parola di Antonio Guterres. Eppure, fino a poche settimane fa, altro che Terzo conflitto mondiale, al Segretario generale dell’Onu nemmeno una possibile guerra tra Russia e Ucraina gli sfiorava la mente. Ma a due settimane dall’inizio dell’invasione russa, Guterres si mostra estremamente preoccupato davanti ai giornalisti del Palazzo di Vetro: “Un’ulteriore escalation della guerra, accidentale o intenzionale, minaccia l’intera umanità”.
Per il Capo delle Nazioni Unite “questa guerra va ben oltre l’Ucraina”, perché mentre le città del Paese vengono rase al suolo, “una spada di Damocle incombe sull’economia globale”. Russia e Ucraina, infatti, rappresentano più della metà della fornitura mondiale di olio di girasole e circa il 30% del grano mondiale. “Ora il loro granaio è stato bombardato” e a soffrire saranno soprattutto i Paesi in via di sviluppo, mentre nel resto del mondo, “i prezzi di cibo, carburante e fertilizzanti sono già saliti alle stelle. Le catene di approvvigionamento vengono interrotte. E i costi e i ritardi di trasporto delle merci importate – quando disponibili – sono a livelli record… I prezzi dei cereali hanno già superato quelli dell’inizio della Primavera Araba e delle rivolte per il cibo del 2007-2008” ha spiegato Guterres.
L’Ucraina da sola fornisce più della metà di grano al Programma alimentare mondiale e l’indice globale dei prezzi alimentari della FAO è al livello più alto di sempre. Quarantacinque paesi africani e meno sviluppati importano almeno un terzo del loro grano dall’Ucraina o dalla Russia, e 18 di questi importano almeno il 50%. Tra questi ci sono Burkina Faso, Egitto, Repubblica Democratica del Congo, Libano, Libia, Somalia, Sudan e Yemen. “Dobbiamo fare tutto il possibile per scongiurare un uragano di fame e un tracollo del sistema alimentare globale” ha detto preoccupato il Segretario generale.

Guterres ha poi assicurato che le Nazioni Unite avrebbero stanziato altri 40 milioni di dollari dal suo fondo centrale di risposta alle emergenze per aumentare l’assistenza umanitaria. “Questo finanziamento aiuterà a ottenere forniture essenziali di cibo, acqua, medicinali e altri aiuti salvavita nel paese e fornire assistenza in contanti”, ha continuato.
Sulla no-fly zone “bisogna essere prudenti” ha detto Guterres rispondendo alla domanda di Margaret Besheer, giornalista di Voice of America. “È una questione che è stata analizzata da diversi paesi, che sostengono comporti il rischio di escalation che potrebbe creare un conflitto globale… ma capisco l’appello delle autorità ucraine”.
“È tempo di fermare l’orrore scatenato sul popolo ucraino e intraprendere la strada della diplomazia e della pace. Sono stato in stretto contatto con diversi paesi – tra cui Cina, Francia, Germania, India, Israele e Turchia” ha detto ai giornalisti. Guterres continua a ripetere che la sua porta resta aperta, ma non dovrebbe essere lui a bussare alla porta di Vladimir Putin? O forse il Cremlino, che lo ha accusato di subire le pressioni dell’Occidente, gliel’ha sbattuta in faccia? Rispondendo a Pamela Falk di CBS News, che gli chiedeva esplicitamente se avesse avuto un contatto diretto con Putin, il Segretario generale ha spiegato che è riuscito a parlare solo “con un certo numero di leader che sono in contatto permanente con il presidente”.