”Se osservassimo un minuto di silenzio per ogni vittima, questo silenzio durerebbe per più di undici anni”. Con queste drammatiche parole, il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha aperto la cerimonia virtuale organizzata dalle Nazioni Unite per celebrare la Giornata internazionale della Memoria.
Presentato da Melissa Fleming, Sottosegretario generale dell’Onu per la comunicazione globale, Guterres non ha lasciato dubbi sul suo messaggio quando ha ricordato i tanti paesi, compreso il suo Portogallo, che hanno negato asilo a chi cercava di fuggire dalla furia nazista. Subito dopo, però, ha anche citato il ruolo di Aristides Sousa Mendes, il Console portoghese di Bordeaux che aveva sfidato gli ordini del suo governo e firmato, a giugno del 1940, oltre 30.000 visti a chi tentava di fuggire.
”Quello che vediamo oggi ci deve preoccupare e spingere all’azione”, ha detto, ”c’è una insorgenza del negazionismo sull’Olocausto, ci sono tentativi di riscrivere la storia, ci sono sforzi di assolvere e riabilitare chi ha commesso crimini contro l’umanità”.
In un clima di ignoranza tra i più giovani e di indifferenza sono aumentati durante la pandemia gli attacchi antisemiti verbali e fisici. ”L’antisemitismo, la bigotteria antislamica virulenta, la persecuzione dei Cristiani, il razzismo, l’odio contro i rifugiati stanno diventando normali in un discorso pubblico sempre più aspro, spesso amplificato dal rimbombo dell’odio online”, ha spiegato. ”Non dobbiamo esagerare gli echi degli anni ’30, – ha poi ammonito – ma non dobbiamo essere sordi nei confronti della loro risonanza oggi”.
Reagire però è possibile, lo sta facendo l’Onu con il suo sforzo di combattere ogni forma di discriminazione religiosa e di razzismo e con la sua battaglia per prevenire le guerre, sradicare la povertà e le disuguaglianze, e per creare un mondo di giustizia per tutti. Lo dovranno però fare, sempre di più, anche la società civile e i singoli individui.
Un messaggio molto simile, d’altra parte, lo ha lanciato anche il resto della lunga cerimonia, che ha visto alternarsi, dal video, molti testimoni. A raccontare le storie drammatiche delle loro famiglie, ma anche la generosità di chi li ha aiutati a sopravvivere non sono stati soltanto il volto commosso di Vered Kater, che ha dedicato poi la sua vita di infermiera ai più poveri, ma anche il figlio di Elie Wiesel, il rabbino newyorkese Arthur Schneier, molto conosciuto nel mondo dell’Onu e molto impegnato a favorire il dialogo tra i diplomatici, e perfino l’ambasciatore israeliano Gilad Erdan, la cui famiglia è stata sterminata dai nazisti.

E nel suo intenso e complesso discorso lo studioso dell’Olocausto John Roth, si è rifatto alla storia di Primo Levi e di Lorenzo Perrone, il semplice operaio che lo ha salvato portandogli del cibo perché credeva che ”tutti sono al mondo per fare del bene”.
Le parole e le musiche della cerimonia, d’altra parte, hanno rappresentato soltanto una parte dell’ambizioso programma con cui l’Onu si è mobilitata in occasione del giorno internazionale della Memoria.

Presentati con il tema comune “Memoria, Dignità e Giustizia”, gli eventi organizzati o sponsorizzati quest’anno dall’United Nations Holocaust Outreach Program per ricordare le vittime di una delle peggiori tragedie del secolo scorso e per invitare tutti a riflettere, non soltanto sul passato, ma anche sul presente, sono stati più numerosi e più ambiziosi che negli anni precedenti.
Ad aprirli, ad esempio, è stato un convegno, sempre virtuale, presentato lunedì scorso dall’organizzazione ebraica B’nai B’rith International e intitolato significativamente ”Holocaust Remembrance; Responsabilities for All Society”.
Preceduta da un concerto di musiche classiche scritte da compositori e suonate da musicisti dell’orchestra di Daniel Barenboim, la West-Eastern Divan Orchestra, la cerimonia ufficiale del Palazzo di Vetro è stata poi seguita da una tavola rotonda organizzata dall’American Jewish Committee e dedicata al tema della lotta contro il negazionismo e le distorsioni.
Il prossimo 3 febbraio, una discussione tra esperti promossa da Civil Society esaminerà un tema cruciale in questo momento, come combattere attraverso i nuovi media le distorsioni, il negazionismo, l’antisemitismo e le altre forme di odio razzista. E per concludere, nelle settimane successive, vi saranno discussioni su film e libri dedicati al ricordo delle difficoltà incontrate dai sopravvissuti nel tentativo di ricostruire la propria vita dopo un trauma impossibile da dimenticare.