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Biden all’UNGA76: non più guerre infinite degli USA, è giunta l’era della diplomazia

Nel discorso all'Assemblea Generale, il Presidente degli Stati Uniti rilancia il multilateralismo e ricollega la politica estera USA ai principi dell'ONU

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 5 mins read

Basta con le guerre, gli USA saranno la potenza mondiale della diplomazia ad oltranza che sostiene investimenti per lo sviluppo sostenibile e per prevenire nuove pandemie. Si potrebbe riassumere così il discorso di Joe Biden, durato oltre mezz’ora, in cui al suo debutto da presidente all’Assemblea Generale dell’ONU, ha cercato di convincere gli altri 192 paesi membri che con lui alla Casa Bianca gli USA non useranno nel mondo i metodi di Trump e che il multilateralismo più volte attaccato dal suo predecessore proprio da quel palco – quindi la fiducia nella collaborazione tra le nazioni per risolvere le questioni mondiali – tornerà ad essere la guida della politica estera americana. Questa per Biden si basa sui principi della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, ne condivide “il Dna”.

Biden quindi ha ricordato che per la prima volta in vent’anni gli Stati Uniti non sono in guerra e che nel terminare il conflitto in Afghanistan “abbiamo chiuso col periodo delle guerre infinite, e apriamo la nuova era della inarrestabile diplomazia. Useremo il potere del nostro aiuto allo sviluppo per investire in nuovi modi aiutando i popoli del mondo”.

Certo che l’impresa del discorso di Biden si gioca sulla “credibilità”, per un presidente che arriva al Palazzo di Vetro dopo che pochi giorni fa, con l’accordo militare con l’ Australia e Regno Unito anti Cina, era riuscito a far infuriare “l’alleato” Francia e far sentire al mondo i brividi da nuova Guerra Fredda. Eppure lui ci prova col suo discorso a convincere il resto del mondo che la sua amministrazione  “la Guerra Fredda” e la nuova divisione del mondo “non la vuole”. Che lui è pronto al dialogo con chiunque, “Gli Stati Uniti sono pronti a lavorare con qualsiasi nazione che si fa avanti e cerca soluzioni pacifiche nelle sfide che condividiamo, anche se abbiamo intensi disaccordi su altre questioni”. Per Biden , “tutti soffriremmo le conseguenze dei nostri fallimenti”, e che “una verità di questo secolo è che il nostro successo è legato alla riuscita anche degli altri”. Solo con la collaborazione di tutti si potranno affrontare le gravi sfide improrogabili davanti al mondo, come la pandemia attuale e quelle future, il cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile per tutti, senza lasciare nessuno indietro.

“Quello che gli USA hanno capito è che nessun problema può essere risolto da soli, dobbiamo lavorare insieme” ha ripetuto Biden. “Invece di continuare a combattere le guerre del passato, dobbiamo fissare i nostri occhi nel collocare le nostre risorse alle sfide che tengono le chiavi del nostro futuro collettivo”. Tra le sfide che richiedono una risposta unita del mondo, Biden ha incluso “la fine della pandemia, confrontarsi con la crisi del clima, guidare i cambiamenti nelle dinamiche del potere globale, disegnare il ruolo del mondo nelle vitali questioni come il commercio, il cyber e altre emergenti tecnologie e confrontarsi con i pericoli del terrorismo di oggi”.

Nel discorso del presidente degli Stati Uniti, si da spazio al rispetto dei diritti umani. Nell’usare i termini di “dignità umana e diritti umani”, Biden ricorda come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, è lì come pilastro nelle fondamenta delle Nazioni Unite e deve essere presa sul serio e non “rivoltata nel perseguimento del potere politico”.

Quando Biden ha affrontato il problema del Covid, è sembrato anche replicare agli attacchi che il Segretario Generale Antonio Guterres aveva fatto nei confronti delle nazioni ricche che secondo lui non avevano abbastanza aiutato quelle povere con i vaccini. Biden ha detto che la morte di 4.5 milioni di persone nel mondo per il Covid-19, causa “un dolore al cuore per ognuno di loro… Dobbiamo agire adesso per fare iniezioni nelle braccia al più presto possibile e espandere l’accesso all’ossigeno, ai test, alle cure e salvare vite in tutto il mondo”. Eppure gli USA sono stati criticati per aver ad un certo punto autorizzato un terzo richiamo di vaccino quando ancora in molti paesi poveri solo una piccola percentuale è stato vaccinato. Ma Biden ha cercato di difendere gli Stati Uniti, dicendo che finora ha speso più di 15 miliardi di dollari per aiutare la risposta globale al Covid, e ha aggiunto che gli USA si sono impegnati ad acquistare 500 milioni di vaccini per donarli alla World Health Organization. Biden ha poi parlato di un nuovo meccanismo per finanziare una “Sicurezza sanitaria globale” e di istituire un Consiglio per i pericoli globali sulla salute per prevenire una nuova pandemia.

Sul clima, Biden ha dato ragione all'”allarme rosso” suonato da Guterres, e che essendo questa “una crisi senza confini”, tutt le nazioni devono portare al Climate Summit di Glasgow il prossimo novembre “le più alte possibili ambizioni”. Ha ricordato che il nuovo obiettivo degli Stati Uniti, nel seguire il mandato degli accordi di Parigi, è quello di ridurre i gas da greenhouse del 50% sotto i livelli che erano nel 2005 entro il 2030.  Poi il presidente USA ha detto che col COngresso sta mettendo a punto una serie di investimenti sulle “infrastrutture verdi e veicoli elettrici”, anche se non ha detto che il finanziamento di questo suo progetto resta traballante a Capitol Hill.

Inoltre Biden ha detto all’ONU che gli USA daranno più di 11 miliardi di dollari di aiuto annuale per assistere quei paesi poveri e più vulnerabili alle conseguenze dell’alzamento delle temperature.  Ma ancora una volta Biden non ha aggiunto ovviamente nel suo discorso,  che sarà arduo convincere un riottoso Congresso di aumentare gli aiuti all’estero per il clima che così verrebbero raddoppiati dagli aiuti annunciati in precedenza. “Dobbiamo supportare quei paesi che hanno popolazioni che saranno le più colpite e hanno meno risorse per potersi adattare” ha detto Biden. Poi riferendosi alla quota di 100 miliardi di dollari annuale di aiuti che il mondo dovrà dare ai paesi poveri, Biden ha proclamato (ma senza avere ancora i soldi a disposizione) che gli Stati Uniti “saranno il paese leader della finanza pubblica per il clima”.

Biden ha cercato di suonare la carica per la democrazia nel mondo, ricollegando il preambolo della Carta delle Nazioni Unite a quello della Costituzione USA, perché “il governo del e per il popolo è ancora la migliore strada per provvedere a tutto il popolo” e ha rigettato l’idea che le democrazie nel mondo sarebbero in ritirata.

Sul terrorismo Biden ha detto che non è più quello del 2001, dell’11 settembre, e che gli USA hanno imparato molto a come prevenire attacchi simili. Ma “continueremo a difenderci dal terrorismo e ad usare la forza, se necessario, ma come ultima risorsa, e lo dobbiamo fare con il consenso degli americani e in accordo con i nostri alleati e i partner”. Poi ha messo in guardia (Russia? Cina? ) sul terrorismo via internet,  gli Stati Uniti sono pronti a reagire contro chi non lo fermerà.

Facendo capire di rivolgersi di nuovo alla Cina, quando aveva già dichiarato che gli USA non vogliono un altra “guerra fredda”, Biden ha detto che gli Stati Uniti si opporranno ai tentativi di “paesi forti che cercano di dominare quelli più deboli”.

Biden ha accennato al conflitto israelo-palestinese, dicendo che seppur ancora lontano dalla soluzione non si deve mai perdere la speranza di andare avanti, lanciando poi un messaggio all’Iran, dicendo che gli USA impediranno a Tehran di sviluppare armi nucleari, ma sono anche pronti a tornare all’accordo nucleare se l’Iran farà lo stesso.

 

 

Continua, in aggiornamento

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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