Comincia oggi a Seoul un summit virtuale, organizzato dalla Corea del Sud, intitolato Partnering for Green Growth and the Global Goals (P4G). Si tratterà di due giorni di dibattito in cui interverranno leader politici e privati sul tema del “recupero inclusivo e green verso la neutralità fossile”, parte del più ampio obiettivo delle Nazioni Unite di raggiungere i suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile entro il 2030.
Il 2021 è un anno particolarmente rilevante per la diplomazia climatica, con tre grandi conferenze di cui il P4G è la seconda. La prima è stato il Summit climatico di Aprile, quando gli USA sono rientrati negli accordi di Parigi, e a Novembre si terrà il COP26 di Glasgow, che doveva essere nel 2020 ma rimandato a causa del Covid.

Il P4G sarà ancora una volta un’occasione per i diversi paesi per annunciare nuovi obiettivi ed iniziative per mantenere gli impegni presi durante gli accordi di Parigi e mantenere l’innalzamento delle temperature globali sotto 1.5° centigradi. Parteciperanno i leader di oltre 40 paesi, da Boris Johnson alla Merkel, da Macron a John Kerry. Sarà anche una chance per la Corea del Sud di ripulire la sua immagine climatica a livello internazionale: il paese ha una fiorente industria pesante ed è ancora molto legato all’energia da combustibili fossili, ed il Presidente Moon Jae-in è interessato a chiarire ai partner mondiali che la Corea non intende tirarsi indietro sulla sfida del cambiamento climatico. In apertura del summit ha annunciato il cosiddetto Korea Green New Deal, che si pone l’obiettivo di raggiungere emissioni zero entro il 2050.
Charles Michel, intervenuto a nome dell’UE durante la prima giornata, ha rimarcato l’impegno del Vecchio Continente a diventare il primo ad emissioni zero, entro il 2050, e tagliare le emissioni almeno del 55% già entro il 2030. “Il Covid ha galvanizzato la nostra intenzione di trasformare il paradigma del nostro modello di sviluppo, da un pensiero distruttivo a breve termine verso un modello sostenibile che rispetti la vita del nostro paese e dei nostri cittadini”. Un cambio di mentalità che passa per il Recovery Plan, da quali 2 triliardi di euro, di cui il 30% è destinato alla transizione ecologica ed il 20% a quella digitale.
Lo stesso Michel non ha nascosto la responsabilità dei paesi più ricchi, ricordando che il G20 rappresenta “l’85% del prodotto interno lordo globale e l’80% delle emissioni”, e che deve mantenere la promessa fatta negli accordi di Parigi di raccogliere 100 miliardi di dollari all’anno ai paesi in via di sviluppo perché l’attenzione al cambiamento climatico non rappresenti per essi un completo stop alla crescita economica.
Lo stesso ha rimarcato anche il Segretario Generale ONU Antonio Guterres, ricordando ai paesi più ricchi gli impegni presi. “Accanto al gap di emissioni, sono profondamente preoccupato per il gap finanziario e di sviluppo”, ha detto Guterres. “I finanziamenti pubblici non stanno finendo dove sono più necessari – a supporto delle comunità vulnerabili che stanno già pagando le conseguenze della distruzione climatica”.
Discussion about this post