La tensione a Gerusalemme è alle stelle dopo la terza notte di scontri tra la polizia israeliana e i palestinesi. Sulla Spianata delle Moschee e alla Porta di Damasco la violenza prosegue dal fine settimana e stamane ancora duri scontri sono avvenuti nel quartiere di Sheikh Jarrah e Silwan a Gerusalemme Est, dove un gruppo di palestinesi manifestava contro l’espulsione di una decina di famiglie.
Lunedì sera, Hamas, l’organizzazione oltranzista palestinese che controlla Gaza, dopo un ultimatum al governo israeliano, ha lanciato quarantacinque razzi verso Israele in risposta ai precedenti scontri nei pressi della moschea di al-Aqsa che avevano ferito più di 330 palestinesi. Tel Aviv ha reagito con attacchi aerei: nove i morti di cui tre bambini. Secondo il portavoce militare, anche tre miliziani sono stati uccisi. “Hamas ha varcato una linea rossa. Israele colpirà con grande potenza… Chi ci attacca pagherà un duro prezzo” ha avvertito il premier Benjamin Netanyahu.
Intanto le persone al Muro del Pianto della Città Vecchia sono state evacuate e anche i deputati della Knesset, il Parlamento israeliano, hanno lasciato il palazzo.
Un’escalation di violenze preoccupante proprio nel Jerusalem Day, giorno in cui Israele ricorda l’occupazione di Gerusalemme Est nella guerra del 1967, poi annessa nel 1980 con un’azione non riconosciuta dalla comunità internazionale. Da allora, le tensioni in quella zona non si sono mai fermate e soprattutto sono riesplose nel 2017 quando l’allora presidente americano Donald Trump decise di riconoscere la Città Santa come capitale di Israele.
Nella Città Vecchia, la Marcia delle Bandiere, manifestazione della destra nazionalista ebraica in memoria del ’67, è stata cancellata e la magistratura israeliana ha annunciato anche il rinvio dell’udienza prevista sulla sorte delle famiglie palestinesi minacciate di espulsione.
Grande preoccupazione è stata espressa dall’Unione europea e dall’Onu. Dal Palazzo di Vetro, il Segretario Generale Antonio Guterres ha esortato Israele a “cessare le demolizioni e gli sfratti” e ha invitato le autorità israeliane a “rispettare il diritto alla libertà di riunione pacifica”. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha tenuto lunedì una riunione di emergenza e l’ambasciatore cinese Zhang Jun, che ha presieduto l’incontro in qualità di presidente del Consiglio per il mese di maggio, ha esortato i quindici membri a ribadire il fermo sostegno alla soluzione di due Stati.
Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per la politica estera, ha ricordato che “tali azioni sono illegali” e “servono solo ad alimentare le tensioni sul territorio”. Più dura la risposta del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha intenzione di “mobilitare il mondo intero” e in particolare quello islamico per fermare il terrorismo e l’occupazione israeliana; “la Turchia continuerà a sostenere la causa palestinese” ha detto. Dalla Casa Bianca, Joe Biden ha condannato il lancio dei razzi di Israele, invitando alla calma e al dialogo. Ma intanto in America, il presidente Usa ha già ricevuto critiche per l’ambigua e tardiva risposta pubblica ad una crisi che si annusava da tempo. Attivisti, analisti e molti dei colleghi democratici di Biden al Congresso – tra cui la senatrice Elizabeth Warren e la deputata Alexandria Ocasio-Cortez – affermano che l’amministrazione dovrebbe fare di più.