Frutto dei negoziati mediati dalle Nazioni Unite, lunedì, il nuovo governo libico ha giurato fedeltà di fronte al Parlamento, segnando così un “passo storico” per il paese. Con una cerimonia a Tripoli, il presidente Fayez Serraj ha passato i suoi poteri al nuovo presidente del Consiglio presidenziale, Mohammed Al Menfi, e al nuovo primo ministro, Abdul Hamid Dbeibah.
Da quando Muammar al-Gheddafi è stato ucciso dalle forze ribelli sostenute dalla NATO, nel 2011, la Libia ha vissuto una situazione drammatica divisa tra l’amministrazione di Fayez al Serraj, esponente del Governo di Accordo Nazionale riconosciuto dall’ONU con sede a Tripoli, e l’amministrazione dal generale Khalifa Haftar, esponente dell’Esercito Nazionale Libico, che a Tobruk controllava la parte est del paese.
Il Governo di Unità Nazionale di Dbeibah ha riunificato le due parti. E compito del nuovo governo è quello di portare la tormentata Libia alle elezioni politiche del 24 dicembre 2021. Ma per Debeibeh non sarà semplice raggiungere l’obiettivo. Dovrà infatti affrontare i molteplici problemi che ancora coesistono, tra cui la presenza di soldati e miliziani stranieri nel territorio.
E infatti, mentre la Libia sembrava vedere la luce in fondo al tunnel, è arrivata la conferma della gravità delle ingerenze straniere nel paese. Mercoledì, l’ONU ha pubblicato un dettagliato rapporto di ben 548 pagine, che ha rivelato “totalmente inefficace” l’embargo sulle armi imposto dal Consiglio di Sicurezza nel 2011. Nel documento è possibile leggere in ordine cronologico tutte le violazioni commesse, compresa la data dell’avvenimento, l’attrezzatura fornita e lo Stato membro coinvolto o parzialmente responsabile. Tutte le azioni dei trasgressori sono accuratamente riportante con degli allegati.
Inoltre, le autorità nell’est della Libia continuano a esportare illegalmente petrolio greggio. Per questo gli esperti che hanno delineato il rapporto hanno raccomandato al Consiglio di Sicurezza di autorizzare gli Stati membri a ispezionare al largo delle coste tutte le navi sospette.
Altra macchia nera del paese nordafricano resta la disperazione dei civili, inclusi migranti e richiedenti asilo, che tuttora, subiscono gravi violazioni dei diritti fondamentali, o che nel tentativo di raggiungere l’Europa rimangono troppo spesso vittime di naufragi nel Mediterraneo.
Nonostante i passi incoraggianti, ancora una volta, si intravede la debole stabilità della Libia.