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March 23, 2018
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ONU e UE sullo sterminio della fame: un olocausto che continuiamo ad ignorare

Nazioni Unite e Unione Europea stilano il “Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari”: 124 milioni di persone necessitano azione umanitaria

Valter VecelliobyValter Vecellio
ONU e UE sullo sterminio della fame: un olocausto che continuiamo ad ignorare
Time: 3 mins read

La “notizia”: sono almeno 124 milioni le persone in 51 Paesi che vivono una situazione di crisi alimentare tale da “aver bisogno di un’azione umanitaria urgente”.  E’ il dato che emerge dall’ultimo “Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari” curato dalla Rete di informazione sulla sicurezza alimentare, elaborato da Unione Europea e agenzie ONU. Ben 11 milioni in più, rispetto all’anno precedente.

Il rapporto definisce “insicurezza alimentare acuta” un livello di fame tanto grave da rappresentare una minaccia diretta alla vita o ai mezzi di sostentamento delle persone. Un peggioramento della situazione dovuto in larga misura allo scoppio o all’acuirsi di conflitti e instabilità in paesi come il Myanmar, la Nigeria nord-orientale, la Repubblica del Congo, il Sud Sudan e lo Yemen. Non solo: condizioni prolungate di siccità causano il susseguirsi di scarsi raccolti in paesi già colpiti da alti livelli di insicurezza alimentare e malnutrizione in Africa orientale e meridionale.

In breve, le crisi alimentari sono sempre più determinate da cause complesse e che spesso agiscono in contemporanea: conflitti, shock climatici, prezzi alti degli alimenti di base.

Una situazione che impone interventi e azioni urgenti, che “sappiano al tempo stesso salvare vite, salvare i mezzi di sostentamento e affrontare alla radice le cause delle crisi, hanno affermato i partner”.

Le situazioni di conflitto rimangono il fattore principale alla base della grave insicurezza alimentare in diciotto paesi (quindici in Africa e Medio Oriente). Sono dunque guerre e conflitti la causa principale di questa “insicurezza alimentare acuta”, che coinvolge circa 74 milioni di persone. I disastri climatici – e in particolare la siccità – provocano crisi alimentari in 23 paesi, e coinvolgono altri  39 milioni di persone.

Secondo il rapporto nel 2018 guerre e conflitti continueranno a causare crisi alimentari in paesi come Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, il Nord Est della Nigeria, la regione del Lago Chad, il Sud Sudan, Siria, Yemen, Libia, Sahel centrale (Mali e Niger).

In Yemen probabilmente la crisi alimentare più grave al mondo: si prevede un peggioramento della situazione, soprattutto a causa delle difficoltà di accesso, del collasso economico e il dilagare di malattie. Identiche previsioni per l’impatto di condizioni climatiche particolarmente drammatiche su raccolti e la produzione animale: inaspriranno l’insicurezza alimentare in vaste zone della Somalia, dell’Etiopia sud-orientale, del Kenya orientale, in Africa Occidentale e nel Sahel, inclusi Senegal, Chad, Niger, Mali, Mauritania e Burkina Faso.

“La fame e l’insicurezza alimentare”, si legge nel rapporto, “rappresentano una piaga per milioni di persone nel mondo. Di fronte a disastri causati dall’uomo e dalla natura, dovremmo dare corpo a una risposta globale più robusta e strategica alle crisi alimentari”. Crisi destinate a diventare più acute, persistenti e complesse, visti i trend attuali e le cause scatenanti; e comporteranno prevedibili effetti devastanti sulle vite di milioni di persone. “Di fronte a disastri causati dall’uomo e dalla natura, dovremmo forgiare una risposta globale più robusta e strategica alle crisi alimentari”, fa sapere Christos Stylianides, commissario europeo per gli aiuti umanitari e la gestione delle crisi. E Neven Mimica, commissario europeo per la cooperazione internazionale e lo sviluppo avverte che “le crisi alimentari sono destinate a diventare più acute, persistenti e complesse”.

Come in passato, sapere, sappiamo: si consuma tra omertà e interessi, un quotidiano gigantesco olocausto; e sappiamo cosa si dovrebbe fare, cosa si può fare. Ogni ulteriore silenzio e indifferenza sono più colpevoli di sempre.

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Valter Vecellio

Valter Vecellio

Nato a Tripoli di Libia, di cui ho vago ricordo e nessun rimpianto, da sempre ho voluto cercare storie e sono stato fortunato: da quarant'anni mi pagano per incontrare persone, ascoltarle, raccontare quello che vedo e imparo. Doppiamente fortunato: in Rai (sono vice-caporedattore Tg2) e sui giornali, ho sempre detto e scritto quello che volevo dire e scrivere. Di molte cose sono orgoglioso: l'amicizia con Leonardo Sciascia, l'esser radicale da quando avevo i calzoni corti e aver qualche merito nella conquista di molti diritti civili; di amare il cinema al punto da sorbirmi indigeribili "polpettoni"; delle mie collezioni di fumetti; di aver diretto il settimanale satirico Il Male e per questo esser finito in galera... Avrò scritto diecimila articoli, una decina di libri, un migliaio di servizi TV. Non ne rinnego nessuno e ancora non mi sono stancato. Ve l'ho detto: sono fortunato.

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