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Boldrini all’Onu vede Guterres e poi dice: “Ius soli? Spero si faccia presto”

La presidente della Camera a New York parla anche di Asia Argento e Banca d'Italia, ma sulla nuova legge elettorale: "No comment”

Giulia PozzibyGiulia Pozzi
Boldrini all’Onu vede Guterres e poi dice: “Ius soli? Spero si faccia presto”

La Presidente della Camera Laura Boldrini con il Segretario Generale dell'ONU Antonio Guterres

Time: 4 mins read

La presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini ha incontrato questa mattina, per la prima volta al Palazzo di Vetro, il segretario generale della Nazioni Unite Antonio Guterres, sua “vecchia conoscenza” dai tempi della loro stretta collaborazione all’UNHCR, l’Alto Commissariato per i Rifugiati. Un incontro focalizzato sui temi caldi dell’attualità internazionale, tra cui certamente figura la crisi migratoria e la sua bollente “appendice” libica, della quale l’Italia si sta peraltro occupando in primissima linea negli ultimi mesi.

La Presidente, al termine della bilaterale, ha però affrontato con i giornalisti anche altri temi, di interesse più strettamente italiano. In particolare, è stato chiesto a Boldrini un commento sulle recenti polemiche legate al caso Weinstein e alla denuncia di Asia Argento, duramente attaccata da una parte dell’opinione pubblica italiana per avere deciso di parlarne con anni di “ritardo”. “Credo sia positivo che si sia alzato questo velo di vergogna, capisco sia molto difficile per una donna denunciare, specialmente quando è davanti a un uomo potente a cui tutto è concesso”, ha commentato la Presidente. “Ho ammirato molto il coraggio di queste donne che finalmente hanno deciso di fare uscire la verità”, ha proseguito. “Per quanto mi riguarda”, ha chiosato, “io sto sempre dalla parte della donne e trovo sia stata fatta un’operazione giusta, che darà la possibilità, spero, di arrivare fino in fondo”. Boldrini ha anche espresso dispiacere per la decisione della Argento di lasciare l’Italia a causa delle polemiche che l’hanno investita. “Penso sia necessario lavorare sulla solidarietà e sul mettere insieme le donne. Non è scontato nel nostro Paese”, ha osservato, “ma è un passaggio doveroso, bisogna lavorarci a tutti i livelli”.

La presidente della Camera Laura Boldrini incontra i giornalisti fuori dal Palazzo di Vetro (Foto VNY)

Quindi, argomento infuocato nel dibattito politico italiano, si è parlato di ius soli, provvedimento da più di un anno impantanato al Senato senza i numeri per poter essere approvato, ma tornato all’ordine del giorno negli ultimi mesi per il tentativo del PD di portarlo alla ribalta. E se la sottosegretaria Maria Elena Boschi, qualche giorno fa, faceva capire che proprio questa legge, in Italia, non s’ha da fare, per Boldrini, al contrario, c’è ancora speranza. Così, al di là di un’ipotizzabile amarezza per aver incontrato Guterres senza potergli portare una novità italiana che sarebbe stata fondamentale sotto il profilo dei diritti, la Presidente è apparsa fiduciosa: “Io spero di poterlo fare presto”, ha affermato. “La legge è ancora al Senato, la legislatura sta andando avanti, dunque non ho abbandonato le speranze di riuscire a chiudere questa legislatura anche con la legge sulla cittadinanza”, ha osservato Boldrini, sottolineando la sua preferenza per questa dicitura a quella più comunemente usata, ma a suo avviso troppo semplificatoria, di “ius soli”. Una definizione, quest’ultima, a suo parere impropria, perché “non è che chi nasce in Italia diventa italiano, come avviene negli Stati Uniti”. Si tratta, piuttosto, di uno ius soli “temperato”, che si rivolge a chi segue un corso di studi in Italia per almeno 5 anni, o a chi nasce sul territorio dello Stivale con genitori con permesso di soggiorno da almeno 5 anni. Una puntualizzazione apparentemente diretta alle opposizioni che, in Italia, attaccano duramente la proposta, accusandola di essere troppo permissiva e di “regalare” un diritto che, a loro avviso, dovrebbe essere conquistato. “Abbiamo il dovere dell’ottimismo”, ha concluso, “quindi dobbiamo andare avanti”.

E poi c’è la Libia, sotto i riflettori da tempo a causa del flusso migratorio che ha investito di recente il Vecchio Continente a partire dalle coste italiane, e ancor più assurta all’onore delle cronache per via dell’accordo che il governo di Roma, e in particolare il ministro dell’Interno Marco Minniti, ha stretto con l’esecutivo riconosciuto dall’Onu Fayez al-Serraj per fermare gli sbarchi. Un accordo criticato dalle organizzazioni umanitarie perché accusato di chiudere i migranti nell’inferno libico, senza lasciare loro alcuna via di scampo. “Il Segretario è molto attento a quello che sta accadendo in Libia”, ha detto Boldrini riferendosi a Guterres, che in passato ha già espresso, pur indirettamente, dei dubbi sull’operato di Roma in proposito. “Ci sono negoziati importanti che devono andare a buon fine”. E ha sottolineato come anche alle Nazioni Unite ci sia “grande preoccupazione per come vivono i migranti e i richiedenti asilo in Libia, specialmente nelle carceri dove non sono rispettati gli standard minimi di dignità”, ed esista la piena consapevolezza della necessità di “fare di più da questo punto di vista”.

Quanto al caso Visco, con il Partito Democratico che ha sfiduciato in Aula l’attuale governatore della Banca d’Italia, Boldrini ha commentato causticamente: “Penso che la Banca d’Italia debba essere tenuta fuori dalle polemiche, e questo perché è nell’interesse dello Stato farlo, quindi la linea del Presidente della Repubblica è l’unica possibile”.

Quindi, a microfoni abbassati ma con il nostro ancora attivo, abbiamo chiesto alla Presidente un commento sull’emendamento del Rosatellum che permette agli italiani non residenti di candidarsi nelle liste estere, emendamento che si sospetta essere “ad personam”, se non addirittura “ad personas”: “Io non parlo della legge elettorale perché adesso è al Senato, e non sarebbe appropriato che una presidente della Camera durante l’iter legislativo si esprima in proposito”, ci ha risposto diplomaticamente. Ma alla domanda se un suo commento possa arrivare a iter concluso, ha lasciato aperto uno spiraglio: “Magari dopo”, ha chiosato sorridendo, facendo forse intendere che anche lei, sulla questione, qualcosa avrebbe da dire.

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Giulia Pozzi

Giulia Pozzi

Classe 1989, lombarda, dopo la laurea magistrale in Filologia Moderna all'Università Cattolica di Milano si è specializzata alla Scuola di Giornalismo Lelio Basso di Roma e ha conseguito un master in Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali presso la Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI). Ha lavorato come giornalista a Roma occupandosi di politica e affari esteri. Per la Voce di New York, è stata corrispondente dalle Nazioni Unite a New York. Collabora anche con "7-Corriere della Sera", "L'Espresso", "Linkiesta.it". Considera la grande letteratura di ogni tempo il "rumore di fondo" di calviniana memoria, e la lente attraverso cui osservare la realtà.

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