Dal 1870, il livello del mare si è alzato di 10 centimetri. E negli ultimi 30 anni, il numero dei disastri annuali, legato alle intemperie, è quasi triplicato, mentre le perdite economiche si sono quintuplicate. Poi Irma, Maria, José, Harvey. Uragani imponenti che, in poche ore, hanno distrutto tutto al loro passaggio. Anche la normalità delle vite delle migliaia di persone rimaste senza casa. Nel giorno dedicato a San Francesco, il 4 ottobre, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, durante lo Steakout con i giornalisti, ha scandito, più volte, i nomi di quei luoghi distrutti dall’imponenza di tempeste la cui forza non si era mai vista prima. A poche settimane dalla chiusura della 72esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, António Guterres è tornato a parlare di cambiamento climatico, una delle tematiche cruciali nell’agenda ONU. Quindici minuti di intervento. E la necessità di rispondere personalmente alle domande dei giornalisti.
Per primi, Guterres, ha citato i leader delle nazioni dei Caraibi colpiti dai recenti uragani, sottolineando che alcuni dei più importanti interventi durante i lavori dell’Assemblea Generale sono arrivati proprio da loro. Ha scelto di riferire immediatamente quanto riportato dal Primo Ministro di Antigua e Barbuda, dove l’intera popolazione è rimasta senza casa. Ha proseguito con le parole del premier di Dominica che, a Palazzo di Vetro, ha dichiarato di arrivare “dritto dalla linea del fronte della guerra al cambiamento climatico”. Poi l’annuncio: “Sabato andrò ad Antigua, Barbuda e Dominica per esaminare i danni e per valutare cosa possano fare di più le Nazioni Unite per aiutare le persone colpite”, ha spiegato Guterres. Finora, le Nazioni Unite e i suoi partner hanno fornito assistenza sanitaria alle regioni caraibiche con 18 tonnellate di cibo, acqua purificata, 2.500 tende, 2.000 zanzariere, kit per la scuola e aiuti in termini economici. “Abbiamo lanciato appelli per 113.9 milioni di dollari per coprire i bisogni umanitari per il prossimo futuro”, ha continuato Guteres.

“L’Onu continuerà ad aiutare i Paesi nei Caraibi per rafforzare la preparazione alle catastrofi, collaborando con il Carribbean Disaster Emergeny Management Agency”, ha riferito il Segretario Generale. Lavorare per aumentare il ritmo di recupero e per rafforzare la “resilienza”.
Ma di fronte alla stampa, Guterres ha rivelato l’elemento che più di ogni altro l’aveva colpito incontrando i leader caraibici il mese scorso: “Sì, loro hanno detto di aver urgentemente bisogno di supporto nell’immediato. Ma, anche sulla scia della totale devastazione, hanno esortato il mondo ad agire per il domani”. Per limitare i danni che evidentemente coinvolgerebbero tutta la comunità internazionale.
“Come ho detto all’Assemblea Generale, non dovremmo collegare ogni singolo evento legato al clima al Climate Change”, ha specificato Guterres. Eppure, come ha fatto notare il Segretario Generale, gli scienziati sono stati chiari: tali condizioni estreme sono esattamente ciò che i loro modelli di studio avevano previsto. E loro prevedono anche che questa sarà la conseguenza normale del riscaldamento globale.
“Vorrei condividere alcuni dati rilevanti su ciò a cui stiamo assistendo”, ha detto Guterres parlando della stagione di uragani scatenati sull’Atlantico negli ultimi mesi. L’uragano Irma, per esempio, è rimasto, per tre giorni consecutivi, di categoria 5. Il più lungo registrato da satellite. I suoi venti, poi, hanno raggiunto i 300km orari per 37 ore. Ma raggiunta una tale intensità nelle stesse ore. L’uragano Maria ha decimato Dominica e ha avuto seri impatti su Porto Rico. Una rarità vedere così tante tempeste, di tale forza, a inizio stagione.

“Il cambiamento climatico sta riscaldando i mari. Questo, a sua volta, significa più vapore acqueo nell’atmosfera. In questo caso, quando le tempeste arrivano portano più della pioggia”, ha spiegato il Segretario Generale “Un clima più caldo sovralimenta l’intensità degli uragani”, ha specificato Guterres. Che ha poi aggiunto: “I modelli scientifici hanno, da tempo, predetto un aumento, in numeri, degli uragani di categoria 4 e 5. Questo è esattamente ciò che sta accadendo. E accade molto più velocemente di quanto ci si aspetti”.
Per il Segretario Generale il mondo è in possesso degli strumenti, delle tecnologie e del benessere necessario per rivolgersi al problema del Climate Change “ma serve mostrare più determinazione nel muoversi verso un futuro energetico verde, pulito e sostenibile”.
Ma l’Accordo di Parigi, da solo, non basta. “La cosa più importante è fare il possibile per fermare i cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo. E questo è, ovviamente, correlato alle emissioni”, ha spiegato Guterres alla stampa. E sugli impegni degli Stati Uniti, il Segretario Generale, rispondendo a una domanda della giornalista Evelyn Leopold, sulla possibilità di un cambio di rotta dell’amministrazione Trump, che in più circostanze ha addirittura negato l’esistenza del Climate Change, ha chiarito che gli impegni statunitensi a Parigi verranno rispettati indipendentemente dalle decisioni del Governo USA. Alla domanda se ci sia stata una discussione con Trump sulla questione Guterres ha affermato: “È chiaro che c’è una diversa prospettiva su questo tema. Non ho ancora perso la mia speranza: ciò che sta accadendo renderà chi è ancora scettico sul Climate change più consapevole che questa è una minaccia importante per la comunità internazionale”.