Trump l’ha chiamata «la tempesta epica». Rick Scott, il governatore della Florida, ha chiesto ai suoi cittadini di andarsene e di non mettersi in pericolo. Perché Irma ha già travolto tutto. Dall’alto, enormi serpenti luminosi invadono le autostrade. Sono le luci delle automobili che provano a mettersi al sicuro, lasciando il nono uragano del 2017, e il più potente dopo Katrina, nel 2015, il più lontano possibile.
Il National Hurricane Center l’ha declassato a categoria quattro, ma Irma resta ancora estremamente pericoloso. E dopo aver distrutto parte dei Caraibi, si sta avvicinando alla Florida e alla Georgia, dove i numeri dell’evacuazione sono impressionanti.
Più di un milione di persone sta lasciando tutto. Non solo la propria casa.
Irma, che ha già toccato i Caraibi e adesso si dirigerà verso Cuba, le Bahamas, sarà a Miami, domenica. Per i meteorologi, sarà la città nella peggiore delle posizioni possibili.
Chi può se ne sta andando. E chi vorrebbe restare, deve allontanarsi.
Come Pietro Porcella, giornalista cagliaritano, da tempo residente negli Stati Uniti, che si è messo in macchina da più di 24 ore, per mettersi al sicuro con la moglie e i due cani. Sta cercando di raggiungere Murphy, in North Carolina, dove lo accoglierà John Sutter, ex campione di basket, che giocò nel Cagliari negli anni Settanta e che Porcella conobbe quando era radiocronista. Della famiglia Porcella, La Voce si era già occupata intervistando il figlio Francisco, campione di surf. Il 7 settembre, La Voce di New York, ha ospitato la testimonianza di Arturo Busca, che ha scelto di rimanere nella sua casa della Florida del sud con la famiglia. A ventiquattro ore dal suo racconto, quello di un altro italiano, che spiega: “Gli italiani, a Miami, stanno fuggendo tutti. Io ho seguito il consiglio di mia moglie, che ha pensato fosse meglio andare via, ma avrei voluto affrontare direttamente l’uragano”. Raggiungiamo Pietro Porcella mentre sta ancora guidando da 24 ore.

Pietro, com’è la situazione sulle strade in queste ore?
“Sono intasatissime: stiamo guidando da più di una giornata e adesso siamo all’altezza di Atlanta. Per fare questo tragitto avremmo dovuto impiegare nove ore. Le strade sono tutte piene, come la E 95, per esempio. Diversi sono partiti in aereo, già da martedì. Tanti si sono diretti verso New York, per esempio”.
Pensi che partire sia stata una scelta giusta?
“Sono previste giornate senza corrente e c’è il rischio che tante case, come la mia, che è una motor home, saltino per aria. È un vero e proprio esodo: c’è come una sorta di coprifuoco”.
Da quanto tempo vivete in Florida?
“Ci siamo trasferiti un anno e mezzo fa, quando i miei figli sono cresciuti. Io qui insegnavo italiano e insegno tuttora a scuola, ora come subteacher. Mia moglie è infermiera. Abbiamo preso la casa a Deerfield Beach, Pompano Beach, ma c’è il rischio concreto che voli via”.
Tu hai detto, però, che saresti rimasto.
“Sì ma c’è stato l’ordine di evacuazione obbligatorio e non sapevamo dove andare. Non volevamo finire in uno degli shelter insieme ad altre persone e abbiamo trovato questo vecchio amico (il giocatore di basket Sutter, ndr) che ci accoglie in North Carolina”.
Come vi siete organizzati per il viaggio?
“Abbiamo portato quattro bagagli, abbassato i sedili e ci alterniamo alla guida io e mia moglie. Abbiamo dovuto pensare anche ai due cani, che sono in macchina con noi”.

C’è sostegno tra chi sta lasciando la propria casa?
“Sì, c’è una grande solidarietà tra la gente, come se ci fosse stato un terremoto. Ovunque ci fermiamo a mettere un po’ di benzina o a prendere un caffè, troviamo altre persone con le stesse problematiche”.
Come avete passato i giorni prima dell’arrivo di Irma?
“Mercoledì ho fatto l’ultimo giorno a scuola e, con gli alunni e gli altri docenti, siamo rimasti a guardare l’evolversi di questo uragano. Avevo poi appuntamento con la Console di Miami, Gloria Marina Belelli, per presentare il film di Gianfranco Cabiddu, «La stoffa dei sogni», che ha vinto il Globo d’oro, ma tutto, da martedì, è stato cancellato”.
Perché già da martedì?
“Perché tutti sono in lotta per salvare le proprie abitazioni e perché questo è un hurricane di forza 4-5, che è la più devastante. Un uragano così non c’è mai stato nella storia della Florida”.
Come giudichi chi la scelta di chi ha deciso restare a Miami?
“Chi ha deciso di restare, credo che adesso se ne stia pentendo”.
Perché, secondo te?
“Chi intraprenderà ora il viaggio farà una corsa molto pericolosa, se dovesse mettersi per strada adesso”.
In che senso?
“Quando l’uragano ti prende, a quella forza, che è di 300/350kmh, fa volare tutto, rivolta le macchine, scoperchia le case. Chi cercherà rifugio dalla propria casa, in queste ore, rischierà veramente grosso”.
Ti era mai capitato di assistere a un fenomeno simile?
“Io avevo vissuto un altro tifone di questo tipo, nel 1981, a Okinawa, in Giappone, al campionato mondiale di windsurf. Quello, però, era di categoria tre. Questo è partito con categoria cinque e ha distrutto tutto. Ad Antigua, alle Virgin Islands e ha sfiorato, senza prenderlo, il nord della Repubblica Dominicana. E ora, che gira sul Key West della Florida, chissà quali altri danni farà”.

Alla fine, dopo tantissime ore in fila, Pietro Porcella e la moglie Kirsten arrivano felici, con i loro cagnolini, dall’amico che li accoglie.
Discussion about this post